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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il completamento dell’unità e la costruzione dello Stato - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.1 I problemi dell’Italia unita - Il Parlamento del Regno d’Italia: Destra e Sinistra
Il Parlamento del Regno d’Italia: Destra e Sinistra
Nel dibattito politico degli ultimi decenni ricorrono spesso i termini Destra e Sinistra.
Questi due termini sono nati insieme al primo parlamento italiano nel 1861.
Destra e Sinistra facevano riferimento ai banchi del parlamento in cui si sedettero alla prima seduta parlamentare i due schieramenti. Il significato che nell’Ottocento avevano i termini Destra e Sinistra era però molto diverso dal significato che gli stessi termini hanno assunto nel Novecento, quando il riferimento degli schieramenti si è identificato con partiti dalle forti strutture. Per questo nei testi di storia, quando si parla della Destra e della Sinistra nell’Ottocento, spesso si aggiunge l’aggettivo storica ai due termini.
La prime elezioni politiche dell’Italia unificata si svolsero il 27 gennaio 1861 per il primo turno e il 3 febbraio per il ballottaggio. Si svolsero in anticipo rispetto alla proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861) in modo che tale evento avvenisse con un parlamento legittimo, eletto su tutto il territorio nazionale, benché con la legge elettorale del Regno di Sardegna.
L’effettiva rappresentanza della popolazione del regno era comunque limitata dalla legge elettorale che riconosceva il diritto di voto (= suffragio) ai soli uomini di età superiore a 25 anni, capaci di leggere e scrivere e che pagassero almeno 40 lire di tasse all’anno. L’elettorato corrispondeva solo al 2% della popolazione, erano quasi 420.000 uomini di cui votò poco più della metà.
I deputati eletti erano in gran parte nobili, avvocati, professionisti, ufficiali. Si riconoscevano in idee e schieramenti politici diversi, Destra e Sinistra, anche se erano espressione dei ceti sociali più agiati e costituivano un gruppo dirigente ristretto.
La Destra storica al governo
Lo schieramento della Destra vinse le prime elezioni e assunse il governo del regno, rimanendo al potere fino al 1876. Principali esponenti della Destra erano gli eredi della visione politica moderata di Cavour: Bettino Ricasoli, Urbano Rattazzi, Marco Minghetti.
Avviarono la costruzione dell’apparato statale su base fortemente accentrata, rifiutando ogni autonomia locale e completarono l’unificazione territoriale con la conquista del Veneto (1866), del Lazio e di Roma (1870). Stroncarono con pugno di ferro e leggi eccezionali le ribellioni del Meridione note come brigantaggio. Introdussero un sistema d’istruzione elementare unificato e ampliarono la rete ferroviaria. La realizzazione di questi obiettivi fu molto costosa, anche perché sul bilancio del regno già pesavano i debiti accumulati per le prime due guerre d’indipendenza.
Il governo si era posto l’obiettivo del pareggio di bilancio. L’obiettivo era coerente con i principi di “buon governo” finanziario e fu raggiunto grazie alla politica del ministro delle finanze Quintino Sella nel 1876.
Costò però una dura pressione fiscale, soprattutto per le imposte indirette, come la tassa sul macinato, odiata dalla maggioranza della popolazione contadina e causa di disordini sociali e proteste diffuse.
Urbano Rattazzi
La Sinistra storica al governo
La Sinistra era costituita da politici di orientamento molto vario: c’erano democratici aperti alle esigenze dei ceti medi (impiegati, negozianti, giornalisti, funzionari pubblici, insegnanti…) e c’erano esponenti di idee più estreme, come mazziniani, repubblicani, patrioti che avevano combattuto tra i volontari garibaldini, Garibaldi stesso, sensibili alle esigenze delle masse popolari, i contadini e la nascente classe operaia.
Le differenze tra Destra e Sinistra non erano rigide, quasi nessun politico del tempo si richiamava a precise ideologie come avverrà nel Novecento. I politici della Destra e della Sinistra esprimevano divergenze di vedute all’interno della stessa classe dominante.
Per questo, quando un certo numero di politici dello schieramento al governo valutò socialmente inadeguata la politica della Destra, cambiò il proprio orientamento e determinò anche il cambiamento della maggioranza e il passaggio del governo allo schieramento della Sinistra.
Fu Agostino Depretis il principale autore di questa politica che mirava a ottenere in ogni caso una maggioranza raccogliendo consensi e appoggi da entrambi gli schieramenti a seconda della priorità della singola legge.
Giornalisti e politici dell’opposizione bollarono con il termine dispregiativo di trasformismo tale condotta spregiudicata.
In seguito divenne un sistema clientelare, ma la Sinistra storica riuscì a far approvare molte leggi per l’epoca significative anche grazie a questo “gioco” di compromessi con la Destra.
Gli esponenti principali della Sinistra furono Agostino Depretis, Urbano Rattazzi, Benedetto Cairoli, Francesco Crispi, Giuseppe Zanardelli, Giovanni Giolitti.
A capo del primo governo costituito interamente da esponenti della Sinistra il re chiamò Agostino Depretis nel 1876.
Gli obiettivi politici della Sinistra erano l’allargamento dell’elettorato, lo sviluppo economico del paese, alcune riforme sociali, l’abolizione della tassa sul macinato, la crescita del prestigio internazionale dell’Italia.
L’allargamento dell’elettorato avvenne grazie a una nuova legge elettorale (Zanardelli 1882), che abbassava l’età dei votanti da 25 a 21 anni, richiedeva la licenza di seconda elementare o, in mancanza di questa, un reddito di 19,80 lire, meno della metà di quello precedente (40 lire): gli elettori passarono dal 2% al 7%, cioè da mezzo milione scarso a due milioni.
Nei venti anni di permanenza al potere della Sinistra furono avviate importanti riforme: l’istruzione obbligatoria dei primi due anni di scuola elementare (legge Coppino 1882), la riforma delle amministrazioni locali con l’aumento dell’elettorato, ancora più esteso di quello previsto per le elezioni politiche (1888), il nuovo Codice penale che aboliva la pena di morte (legge Zanardelli 1889), le prime misure pensionistiche e la riduzione della giornata lavorativa (1895), la riorganizzazione del sistema sanitario a cui contribuì l’Inchiesta parlamentare Jacini, i cui risultati furono resi noti nel 1894 e misero in luce la diffusione della pellagra e della difterite, cause dell’alta mortalità infantile soprattutto nelle campagne meridionali.
Un duro scontro parlamentare si ebbe a proposito della tassa sul macinato. Depretis riuscì dapprima solo a ridurla, per la dura opposizione della Destra, e ad abolirla infine nel 1884.
La crisi internazionale e il tramonto della Sinistra
Tra gli anni 1873 e 1895 in tutta Europa si determinò una grave crisi economica innescata, in agricoltura, dalle importazioni dall’America di prodotti a prezzi molto bassi soprattutto cereali e, nell’industria, dalle profonde trasformazioni connesse alla seconda rivoluzione industriale.
La miseria crebbe tra i ceti popolari e aumentarono i licenziamenti. Gli stati fronteggiarono la crisi in primo luogo con una politica protezionista: adottarono cioè tariffe doganali sulle importazioni per tutelare la produzione nazionale.
Anche in Italia la Sinistra adottò tariffe doganali protettive per i cereali e alcuni prodotti industriali nazionali (settore tessile e siderurgico).
Diverse potenze europee (Francia, Inghilterra, Belgio e Germania) negli anni della crisi adottarono poi una politica di conquiste coloniali in Africa. Anche la Sinistra storica, soprattutto Crispi, analogamente alla politica coloniale delle altre potenze europee, avviò la conquista dell’Eritrea e della Somalia. L’impresa si rivelò dispendiosa dal punto di vista economico e disastrosa dal punto di vista militare.
L’obiettivo della riduzione della pressione fiscale, avviato con la riduzione e poi l’abolizione della tassa sul macinato, diventò via via sempre più impraticabile, anzi, la pressione fiscale aumentò e aumentarono anche i disordini e gli scioperi contro il carovita. Crispi adottò misure di repressione molto dura.
La sconfitta di Adua nel 1896 portò alle dimissioni di Crispi e nelle elezioni di quell’anno gli esponenti della Sinistra uscirono ridimensionati.
Proteste popolari e repressione proseguirono negli anni successivi fino a culminare nella grave crisi di fine secolo con il generale Bava Beccaris e l’esercito mandati nel 1898 dal capo del governo Di Rudinì a stroncare i moti popolari a Milano.
Dopo le dimissioni del governo Di Rudinì divenne importante la figura di Giovanni Giolitti, che veniva da una carriera come funzionario ministeriale e conosceva bene gli apparati dello Stato.
Giolitti fu al governo del Paese quasi ininterrottamente fino alla Prima guerra mondiale, caratterizzando l’intero periodo storico che è infatti definito “età giolittiana”.
La battaglia di Adua in un dipinto etiope
Guida alla Lettura
1) Quando si insedia il primo parlamento del Regno d’Italia? Che cosa si celebra in questa data?
2) Chi erano quei parlamentari? Quali categorie sociali rappresentavano? Chi erano i loro elettori? Appartenevano alle stesse categorie sociali?
3) “Destra” e “Sinistra” nel primo Parlamento del Regno d'Italia identificavano:
-
i parlamentari cattolici praticanti e quelli laici e non credenti
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i rappresentanti destri e mancini eletti dal 2% che ne aveva diritto
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i parlamentari che sedevano nell’aula a destra o a sinistra
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i parlamentari aristocratici e i rappresentanti della borghesia.
Scegli la definizione corretta.
4) Potresti classificare di Destra o di Sinistra i più importanti partiti italiani del Novecento? Per esempio il Partito socialista, il Partito Comunista, la Democrazia Cristiana?
Discutine con i compagni, cerca, se necessario, informazioni su Internet e prova a rispondere.
5) Agostino Depretis inaugura la politica del “trasformismo”. Ti sembra un aspetto ancora presente nella politica di oggi?
Spiega con le tue parole in che cosa consiste ed esprimi il tuo parere sulla situazione attuale.