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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il completamento dell’unità e la costruzione dello Stato - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.1 I problemi dell'Italia unita - Alcuni dati al momento dell'unità
Alcuni dati al momento dell’unità
Il primo censimento generale della popolazione fu realizzato il 31 dicembre 1861 e da allora è stato fatto ogni 10 anni. Questi sono alcuni dati che danno un’idea dell’Italia al momento dell’unificazione nel 1861.
La popolazione
La popolazione residente era 22.182.377 (se si fossero considerati i confini attuali, sarebbero stati poco più di 26 milioni). La vita media era di circa 27 anni, inferiore a quella dei francesi (30 anni e 11 mesi), superiore a quella degli inglesi (26 anni e 6 mesi). L’altezza media nei maschi era di 163 cm; alla visita di leva il 28% fu scartato per problemi di rachitismo e gobba.
Meno del 10% parlava l’italiano. Diciassette milioni erano analfabeti, 3.884.000 sapevano leggere e scrivere, 893.000 quelli che sapevano solo leggere. Solo l’1,6% aveva frequentato una scuola superiore a quella elementare.
Il 67% viveva in comuni di meno di 6000 abitanti e solo l’8% in città di più di 50.000 abitanti.
Le città più popolose erano Napoli (447.065), Torino (204.715), Milano (196.109), Palermo (194.463), Genova (127.986), Firenze (114.363), Bologna (109.395). Roma, che in quel momento non era parte del Regno, aveva una popolazione di circa 200.000 abitanti.
Avevano diritto di voto solo i cittadini con più di 25 anni, alfabeti, con diritti civili e politici e che pagavano imposte dirette non inferiori a 40 lire. Alle elezioni del 1861 furono 419.000 (1,89% della popolazione).
L’economia
Il 71,9% dei maschi era occupato nell’agricoltura, il 13,2% nell’industria, il 15% in altre attività. Tra le femmine il 66,5% nell’agricoltura, il 25,3% nell’industria, l’8,3% in altre attività.
La produzione agricola era dedicata in grande misura ai cereali: frumento, granoturco, riso, avena, orzo e segale. Poi uva da vino e olive e, nel Sud, arance e limoni.
Guida alla Lettura
1) Confronta i dati dell’Italia del 1861 con quelli dell’ultimo censimento, che trovi in http://dati-censimentopopolazione.istat.it e prova a fare qualche considerazione.
2) Dai dati del 1861, ti sembra che le regioni meridionali fossero più o meno sviluppate di quelle settentrionali? Oggi è ancora così? Che cosa credi che abbia provocato il cambiamento?
3) Secondo te, perché nel 1861 le donne erano occupate nel settore secondario in misura maggiore degli uomini? In quali settori artigianali e industriali tipicamente femminili pensi che fossero addette?
4) Guardando i dati relativi al suffragio, potresti dire che l’Italia del 1861 fosse una democrazia? Gli interessi di quali classi sociali pensi che saranno stati appoggiati dagli eletti in quelle elezioni?
L’Italia in quell’anno aveva importato soprattutto frumento, carbon fossile e coke, ferro e acciaio lavorati e aveva esportato vini e vermut, formaggi, agrumi, tessuti di seta e cotone, ma le importazioni avevano superato di molto le esportazioni.
La produzione artigianale era diffusa in tutta la penisola, quella industriale aveva cominciato a svilupparsi in Lombardia, Piemonte, nel Napoletano e in Sicilia ed era prevalentemente tessile, metalmeccanica, cantieristica, mineraria.
Il più grande impianto industriale di tutta la penisola era il Reale opificio meccanico e politecnico di Pietrarsa, vicino a Napoli, che durante il regno dei Borboni aveva costruito macchine utensili, caldaie, motori, rotaie, cannoni, vagoni ferroviari, materiale per navi, locomotive e macchine a vapore per impieghi vari e aveva avuto una scuola per macchinisti ferroviari e navali per riuscire a sostituire le maestranze inglesi utilizzate fino a quel momento.
La rete ferroviaria era solo di 2773 km, in gran parte nel Nord.
Il lavoro nei campi
Locomotiva Gr. 640.121 delle Ferrovie dello Stato che oggi si può vedere nel Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa