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Giuseppe Zanardelli, un politico democratico

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Giuseppe Zanardelli

Giuseppe Zanardelli (Brescia 1826 – Toscolano Maderno 1903) è stato un uomo politico della Sinistra storica, attivo soprattutto negli ultimi due decenni dell’Ottocento nel Regno d’Italia, anni in cui si costruiva lo Stato liberale.

Fu un uomo di principi liberali e democratici, maturati fin dalla giovinezza.

Zanardelli giovane patriota

 

La famiglia d’origine, anche se non ricca, riuscì a garantire a Giuseppe gli studi universitari. Iscritto alla facoltà di Giurisprudenza all’Università di Pavia, interruppe però gli studi allo scoppio dei moti rivoluzionari del 1848.

Si arruolò come soldato semplice nei Corpi Volontari Lombardi durante la Prima guerra d'indipendenza e prese parte alla campagna del Trentino. Dopo la sconfitta dell’esercito sabaudo a Novara nel 1849 tornò nella sua città natale, Brescia, e prese parte con valore e audacia alle Dieci Giornate in cui la popolazione della città cercò di resistere al rientro degli austriaci. Questo impegno lo costrinse a un primo esilio in Toscana, dove riuscì a concludere gli studi universitari e a laurearsi all’Università di Pisa.

Rientrò in Lombardia nel 1851, in seguito all’amnistia austriaca, ma solo due anni dopo molte responsabilità ricaddero sulle sue spalle: il padre morì e Giuseppe dovette farsi carico del mantenimento della famiglia, lavorando come giornalista, segretario di un teatro e insegnante privato di diritto.

Nonostante le responsabilità familiari non rinunciò ai suoi ideali patriottici e alle riunioni segrete. Dovette quindi ancora espatriare in Svizzera. Rientrò nel 1859 durante la Seconda guerra d’indipendenza.

Durante questi anni d’impegno patriottico strinse una forte amicizia personale con Benedetto Cairoli, destinata a durare trent’anni e si avviò una collaborazione politica altrettanto duratura.

 

Zanardelli, un politico di idee moderne e democratiche

 

Con l’unità d’Italia ebbe inizio la sua carriera politica. In un primo tempo con incarichi di amministratore locale a Nave (BS) e Venezia. Fu eletto costantemente nella Camera dei deputati del Regno d’Italia dal 1861 fino al 1903.  

Il suo impegno iniziò nelle file della Sinistra storica e, dopo che questo schieramento politico assunse il potere nel 1876, ricoprì incarichi ministeriali nei diversi governi presieduti da Agostino Depretis (1876-1878, 1878-1879, 1881-1887), da Benedetto Cairoli (1878, 1879-1881), da Francesco Crispi (1897-1891, 1893-1896) e da Francesco Di Rudinì (1897- 1898).

Come ministro della Giustizia, durante gli anni Ottanta del XIX secolo, Zanardelli fu l’autore di importanti cambiamenti: il nuovo codice di commercio, una nuova normativa sul lavoro femminile e minorile e soprattutto il nuovo codice penale, molto innovativo per l'epoca, in quanto aboliva la pena di morte ed eliminava la condanna penale per gli omosessuali. Codice importante, promulgato nel 1889 e rimasto in vigore fino al 1930.

I suoi rapporti con i vari presidenti del Consiglio con cui collaborò in veste di ministro non furono facili perché Zanardelli non rinunciava ai solidi principi morali e politici di libertà e democrazia maturati nella sua giovinezza: ruppe con Depretis per la politica trasformista di quest’ultimo. Con Crispi il disaccordo maturò sulla politica coloniale in Africa e con Di Rudinì la rottura e le dimissioni di Zanardelli avvennero dopo la dura repressione dei moti popolari del 1898.

Negli ultimi anni della sua vita fu chiamato alla presidenza del Consiglio, dal 1901 al 1903. Il suo schieramento politico non aveva la maggioranza in parlamento, ma il re Vittorio Emanuele III, affidò l’incarico a Zanardelli per la sua assoluta fedeltà allo Statuto Albertino e le sue doti di equilibrio tra lo schieramento moderato e le aperture democratiche. In parlamento ottenne il consenso dei socialisti e l’appoggio di Giovanni Giolitti, politico allora in ascesa, che divenne uno dei ministri del suo governo.

Zanardelli era comunque un uomo anziano e per le precarie condizioni di salute non riuscì a portare a termine le grandi opere che progettava. Durante il suo governo tuttavia avvenne la militarizzazione dei ferrovieri in modo che il governo assunse gran parte del costo delle ferrovie. Si dedicò in particolare al Mezzogiorno: istituì l'acquedotto pugliese, risanò il bilancio della città di Napoli e avviò un programma locale di industrializzazione. Nel settembre 1902, compì un viaggio nell'Italia meridionale, attraverso la Basilicata. Tenne un discorso a Potenza, che fece scalpore perché Zanardelli era il primo capo del governo dell'Italia unita a recarsi nel Meridione. Il 15 settembre soggiornò a Sorrento e il sindaco della cittadina, che era anche proprietario dell'albergo presso cui Zanardelli era ospite, richiese a due musicisti locali di comporre una canzone per celebrare l'illustre ospite: gli fu così dedicata la famosa canzone napoletana Torna a Surriento.

L’anno successivo, sentendo aggravarsi la malattia, Zanardelli diede le dimissioni da capo del governo il 3 novembre. Morì poco più di un mese dopo il 26 dicembre 1903. È sepolto nel cimitero di Brescia.

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