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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il completamento dell’unità e la costruzione dello Stato - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.5 La fine del potere temporale dei papi: Italia e contesto europeo - La breccia di Porta Pia 

La breccia di Porta Pia

Le operazioni militari

 

Il governo preparò l’occupazione militare di Roma per gradi: costituì un corpo d’osservazione dell’Italia centrale mobilitando oltre 50.000 uomini al comando di ben quattro generali: Emilio Ferrero, Gustavo Mazè de la Roche, Diego Angioletti e Nino Bixio
Gli scopi ufficiali del corpo erano tre:

  • garantire le frontiere dello Stato Pontificio dalle intrusioni di bande armate,

  • mantenere l’ordine,

  • reprimere qualsiasi moto insurrezionale.

C’era stato, ai primi di settembre, uno scambio di lettere tra Vittorio Emanuele e Pio IX in cui però entrambi avevano
ribadito le proprie posizioni.

L’11 settembre Cadorna prese direttamente il comando delle operazioni militari e dall’Umbria entrò in Lazio e si portò
appena fuori dalle mura di Roma. L’esercito pontificio era costituito da 13.000 uomini. In gran parte guardie svizzere, dragoni pontifici, zuavi francesi e volontari provenienti dai paesi cattolici: Austria, Paesi Bassi, Spagna, Irlanda. Il comando e il governo italiano per alcuni giorni sperarono in una dichiarazione spontanea di resa da parte pontificia.

Nella mattinata del 20 settembre l’artiglieria italiana, vista vana l’attesa, aprì una breccia nelle mura a circa trenta metri
da Porta Pia: un battaglione di fanteria e un battaglione di bersaglieri, accompagnati da alcuni carabinieri penetrarono
nella città. Alcuni modesti scontri si esaurirono nella giornata: le truppe pontificie, infatti, avevano avuto l’ordine di
opporre solo una resistenza simbolica e la mattina del 21 settembre si arresero ricevendo l’onore delle armi.

L’onore delle armi è una cerimonia con la quale l’esercito vincitore riconosce il valore di quello sconfitto durante una sfilata o l’atto di resa: in questo caso l’onore delle armi era stato deciso più per motivi politici che militari, data la scarsa rilevanza dello scontro armato.
L’intera campagna di occupazione del Lazio era costata 49 morti e 141 feriti all’esercito italiano e 20 morti e 49 feriti
all’esercito pontificio.

La città fu governata per pochi giorni da una giunta provvisoria che indisse il plebiscito di annessione (2 ottobre).
Prevalsero con schiacciante maggioranza i voti favorevoli.

Gli stati europei presero atto della nuova situazione e alcuni diplomatici (Francia e Gran Bretagna) espressero in modo
riservato la soddisfazione dei propri governi, soprattutto per il modo in cui l’esercito italiano aveva condotto l’impresa,
con scarso spargimento di sangue.

Pio IX, come era prevedibile, condannò duramente l’atto. Ai primi di novembre scomunicò Vittorio Emanuele II e tutti coloro che avevano ordinato o diretto l’azione militare e si ritirò nel palazzo del Vaticano dichiarandosi prigioniero politico del governo italiano fino alla morte.

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Nella foto si può vedere la Porta Pia delle mura vaticane, sulla sinistra, e la breccia aperta dall’artiglieria italiana il 20 settembre 1870, più a destra

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