top of page

Francesco Crispi

Francesco Crispi (1818-1901) ha avuto un ruolo importante nelle vicende del Risorgimento e negli anni della costruzione del Regno d’Italia dopo l’unità.
Nacque in provincia di Agrigento e studiò a Palermo, dapprima in seminario e in seguito nella facoltà di Giurisprudenza. Giovanissimo, non ancora ventenne, fondò e diresse un giornale, «L’Oresteo», e sposò una popolana siciliana, Rosa D’Angelo, da cui ebbe due figli. La moglie e i figli morirono prematuramente nel 1839 e, dopo la laurea, Crispi nel 1843 si trasferì a Napoli dove iniziò a esercitare la professione di avvocato.
Si avvicinò ai patrioti che cospiravano contro il governo borbonico e nel gennaio 1848, appena scoppiò la rivoluzione indipendentista siciliana, rientrò a Palermo dove ebbeun ruolo politico e militare importante. Fu anche eletto nel Parlamento di Sicilia e fece parte del governo provvisorio. Fu un’esperienza breve, perché nel maggio del 1849 la rivoluzione siciliana fu sconfitta, ritornarono i Borboni e Francesco Crispi fu costretto all’esilio. Raggiunse Marsiglia.

Francesco_Crispi.jpg

Ritratto di Francesco Crispi ormai in età matura

Gli anni dell’esilio e la Spedizione dei Mille

Si trasferì in seguito in Piemonte, a Torino, dove i suoi rapporti con cospiratori e patrioti si intensificarono: studiò le opere di Cattaneo e si tenne in contatto epistolare con Mazzini. Partecipò infatti alla cospirazione mazziniana di Milano del 1853. Fu espulso anche dal Piemonte e trovò rifugio prima a Malta, poi a Londra e infine a Parigi.
In questi anni gli fu accanto Rosa Montmasson, una popolana nata in Savoia, di ideali patriottici, che lo aiutò materialmente, lavorando come lavandaia e stiratrice nei periodi di miseria, e anche nei contatti con gli ambienti parigini dato che lei parlava francese e Crispi no. I due si sposarono a Malta nel 1854.
Nel 1858 Crispi era a Parigi e, secondo una testimonianza molto più tarda, partecipò all’attentato di Felice Orsini contro Napoleone III. Nelle indagini successive all’attentato la partecipazione di Crispi non emerse, ma era comunque noto come cospiratore e fu espulso anche dalla Francia. Nuove peregrinazioni a Londra (con Mazzini) e a Lisbona.
Nel giugno 1859 rientrò in Italia. Aveva espresso diffidenza verso la Seconda guerra d’indipendenza, che vedeva soprattutto come un allargamento piemontese. Sentì però il fascino della personalità e dei progetti di Garibaldi. Contribuì quindi ai preparativi della Spedizione dei Mille con Bertani, Bixio e Medici, mettendo a disposizione la sua conoscenza della Sicilia e i suoi contatti con i patrioti siciliani.
Crispi partecipò anche direttamente alla spedizione, insieme alla moglie Rosa.
Dopo la caduta di Palermo, Crispi fu nominato ministro dell’Interno e delle Finanze del governo siciliano provvisorio, ma presto si dimise per i contrasti fra Garibaldi e gli emissari di Cavour sulla questione dell’immediata annessione all’Italia. In seguito fu segretario di Garibaldi, nonostante le rivalità e le divergenze con altri collaboratori del generale.
Fin dai primi anni sessanta aderì alla Massoneria del grande Oriente d’Italia e raggiunse più tardi il 33° e ultimo grado di affiliazione.

La politica nel Regno d’Italia

Nel 1861 fu eletto come esponente della sinistra alla Camera dei Deputati. Venne eletto non nel collegio elettorale di Palermo, ma in quello di Castelvetrano (Trapani), grazie all’appoggio dell’amico Vincenzo Favara, repubblicano, che raccolse fra gli elettori anche i fondi per consentire a Crispi il trasferimento a Torino.
Alla Camera Crispi divenne uno dei membri più attivi del partito repubblicano, ma dopo tre anni, nel 1864, passò nello schieramento monarchico, perché gli sembrava che questo garantisse maggiormente una prospettiva unitaria e centralista dello Stato. Nel 1867 si adoperò per bloccare l’impresa garibaldina di Mentana.

Presidente della Camera e ministro

Nel 1876 il governo passò alla sinistra e Crispi fu eletto presidente della Camera. Fu poi ministro degli Interni dal 1877 al 1878 e iniziò anche ad avere un ruolo importante nella politica internazionale compiendo missioni a Londra, Parigi e Berlino dove stabilì cordiali relazioni con Otto von Bismarck.
Le sue ambizioni politiche lo spinsero a stringere rapporti con la buona borghesia e con l’aristocrazia. Iniziò una relazione sentimentale con una giovane aristocratica leccese, Lina Barbagallo, da cui ebbe una figlia e che sposò nel 1878. Scoppiò uno scandalo perché Crispi era già sposato con Rosa Montmasson. L’attacco sui giornali fu durissimo: il giornale «Il Piccolo» pubblicò sei domande per il ministro sulla moralità e sull’uso pubblico del potere. Crispi rifiutò di rispondere rivendicando il fatto che il suo matrimonio era questione privata. Lo scandalo però non si sopì, la regina Margherita si rifiutò pubblicamente di stringergli la mano e Crispi perse il favore del sovrano. Fu costretto a dimettersi da ministro. Venne denunciato per bigamia. Nel processo riuscì a evitare la condanna affermando l’irregolarità del matrimonio contratto a Malta con Rosa Montmasson perché il frate che lo aveva celebrato era in quel momento sospeso a divinis. La carriera politica di Crispi ebbe comunque un periodo di crisi. Ritornò in carica come ministro degli Interni solo nove anni dopo, nel 1887, nel governo di Agostino Depretis.

Presidente del Consiglio

Francesco Crispi fu per tre volte presidente del Consiglio: i primi due mandati alla morte di Agostino Depretis, dal 1887 al 1891, articolati in due fasi solo per il cambio di legislatura nel marzo 1889.
Durante questo primo periodo Crispi riorganizzò la struttura del governo, fece approvare il nuovo codice penale che introduceva importanti novità (libertà di associazione e di sciopero e l’abolizione della pena di morte); adottò una politica economica protezionistica, con dazi doganali sui prodotti commerciali; diede impulso alle industrie soprattutto quelle metallurgiche e siderurgiche.
Il terzo governo Crispi si ebbe alla caduta del governo Giolitti in seguito allo scandalo della Banca romana e durò meno di due anni, dal 15 dicembre 1893 al 10 marzo 1896.
La politica del secondo mandato di governo fu diversa da quella precedente, divenne più conservatrice e autoritaria: le riforme dei codici furono completate, ma furono repressi i disordini operai e il movimento dei Fasci siciliani. Crispi giunse persino a sciogliere nel 1894 il partito socialista dei lavoratori italiani. In politica estera rafforzò i legami della Triplice Alleanza tramite i suoi rapporti con Bismarck. Sostenne la necessità di un’espansione coloniale italiana e impegnò l’esercito nella guerra d’Abissinia (1895-1896). La sconfitta di Adua (1° marzo 1896) provocò le dimissioni di Crispi, la caduta del suo governo e il suo ritiro dalla politica.

bottom of page