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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il biennio 1848-1849 - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.5 I fatti di Toscana e la Repubblica Romana - La Repubblica Romana: 9 febbraio-4 luglio 1849
La Repubblica Romana: 9 febbraio-4 luglio 1849
Nel 1846 l’elezione del cardinale Mastai Ferretti al soglio pontificio aveva suscitato un grande entusiasmo a Roma e fra tutti i patrioti italiani. Pio IX, questo il nome scelto dal nuovo pontefice, aveva infatti promulgato un’amnistia per i reati politici, nominato un governo e convocato una sorta di consulta parlamentare, tanto che lo stesso Mazzini aveva guardato al papa con speranza e gli aveva indirizzato una lettera deferente ricordandogli la sua italianità.
Allo scoppio della Prima guerra d’indipendenza un contingente di volontari, al comando del generale Durando, era partito dallo Stato Pontificio per unirsi all’esercito piemontese contro gli austriaci, così come altri contingenti erano partiti dal Granducato di Toscana e dal Regno delle Due Sicilie.
Leggiamo nella ricostruzione di Giorgio Ruffolo l’evolversi degli avvenimenti che portarono alla Repubblica Romana del 1849, detta anche Seconda Repubblica Romana per distinguerla da quella meno nota e gloriosa del periodo napoleonico (1797-1799).
A Roma si forma un nuovo governo guidato da Pellegrino Rossi, che attacca in un articolo la politica piemontese e viene ucciso sullo scalone della Cancelleria. […] La città insorge, e Pio IX fugge a Gaeta, raggiunto dal re di Napoli. A Roma il consiglio dei deputati si scioglie, si forma una giunta e si indice una Costituente. Il papa annuncia: coloro che la voteranno saranno scomunicati. La votano in 250.000. Sono eletti 179 deputati: 65 emiliani e romagnoli, 50 marchigiani, 25 umbri, 32 laziali. I moderati ottengono la maggioranza. La Costituente, riunita in Campidoglio nel febbraio 1849, dichiara decaduto «di fatto e di diritto» il potere temporale del papato, e proclama la Repubblica Romana. La Repubblica Romana «avrà col resto d’Italia le relazioni che la nazionalità comune esige»: una formula non del tutto chiara. La bandiera sarà il tricolore, bianco rosso e verde. «Il pontefice avrà tutte le guarentigie [le garanzie N.d. R) necessarie per l’indipendenza nell’esercizio della sua potestà spirituale».
Giuseppe Garibaldi arruola una Legione italiana. Qualche mese dopo [esattamente il 6 marzo. N.d.R.], arriva a Roma Giuseppe Mazzini.
Giuseppe Mazzini (1805-1872)
Intanto in Italia settentrionale si chiudeva la guerra contro l’Austria: la sconfitta di Novara (23 marzo 1849) e la successiva abdicazione di Carlo Alberto a favore del figlio Vittorio Emanuele ne segnavano l’infelice conclusione. Solo Venezia resisteva, mentre a Roma la Costituente eleggeva i triumviri Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini e il nuovo governo repubblicano aboliva la censura, istituiva lo stato e il matrimonio civile.
Il papa, dal suo esilio di Gaeta, chiese aiuto ai sovrani per schiacciare la Repubblica. A Pio IX l’aiuto decisivo verrà proprio dall’ex carbonaro Luigi Napoleone, diventato imperatore dei francesi, che invierà in Italia un corpo di spedizione di 7000 uomini comandato dal generale Oudinot.
Dopo che l’Assemblea si oppose con fermezza all’ambiguo tentativo di conciliazione di Oudinot, dando mandato al triumvirato di «salvare la Repubblica e di respingere la forza con la forza», il 28 aprile cominciarono i combattimenti intorno alle mura di Roma.
I patrioti si batterono con grande coraggio. La loro determinazione risultò del tutto inaspettata per il generale francese che, secondo Garibaldi, dimostrò molto pressapochismo in campo militare e nessuna conoscenza degli avversari. Il Generale si trovava al centro dello scontro tra Porta San Pancrazio e Porta Cavalleggeri e sotto le mura vaticane. Ecco la testimonianza che ci ha lasciato di quella battaglia:
[…] Era veramente disprezzante il modo di attaccare del generale nemico. Don Chisciotte all’assalto dei mulini a vento. Egli attaccò non in altra guisa che se non vi fossero stati baluardi, o se questi fossero stati guarniti con bimbi. Veramente per sbaragliare quattro brigands d’italiens il generale Oudinot, virgulto di un maresciallo del primo impero, non aveva creduto necessario procurarsi una carta di Roma. Egli però s’accorse ben presto ch’erano uomini che difendevano la loro città contro mercenari, che avevano il solo nome di repubblicani […]
Alla sera del 30 aprile i francesi vennero messi in fuga, Garibaldi con i suoi soldati eliminò oltre duecento nemici e fece circa trecento prigionieri. Si stipulò una tregua durante la quale Mazzini cercò inutilmente un’uscita politica dal conflitto: l’Assemblea Costituente francese aveva infatti disapprovato la spedizione e inviato un suo rappresentante, Ferdinand de Lesseps futuro costruttore del canale di Suez, incaricandolo di negoziare un armistizio. Ma questa non era la volontà di Luigi Bonaparte che, mentre i triumviri erano occupati in trattative diplomatiche, prometteva e inviava rinforzi al generale Oudinot. Fra i patrioti si creò tensione fra i “militari” e i “politici”. Garibaldi e Carlo Pisacane a cui era affidato il comando dei volontari avrebbero infatti voluto sconfiggere i francesi sul campo e sul tempo, impedendo l’arrivo dei rinforzi, mentre Mazzini si preoccupava di costruire consenso e legittimità internazionale alla Repubblica.
Negli oltre due mesi d’assedio numerosi esempi di solidarietà, fra cui furono in prima linea le donne, si registrarono fra i cittadini romani, i volontari italiani e gli stranieri accorsi in difesa della Repubblica. Per esempio Cristina Trivulzio di Belgioioso organizzò con la collaborazione delle donne di Trastevere un servizio di assistenza per i feriti.
Dal 13 giugno la città venne bombardata in continuazione: molti civili furono uccisi e nelle mura si aprirono brecce sempre più ampie, finché il 21 giugno i francesi sfondarono al Gianicolo.
Il 2 luglio l’Assemblea Costituente, dopo aver approvato il testo della Costituzione, decise di cessare una difesa divenuta ormai impossibile. Nello stesso giorno Garibaldi, radunati in piazza San Pietro i soldati rimasti (circa 4000), lasciò la città con l’intenzione di raggiungere Venezia, dove ancora la Repubblica resisteva. Il 3 luglio, le truppe francesi entravano in città.
Nella difesa di Roma avevano perso la vita tra gli altri: i milanesi Emilio Morosini, Enrico Dandolo e Luciano Manara, l’amico uruguaiano di Garibaldi Andrea Aguyar, Goffredo Mameli, l’autore del Canto degli italiani, oggi nostro inno nazionale.
Guida alla Lettura
Consulta al sito http://legislature.camera.it/_dati/costituente/documenti/ministerocostituente/p2_Vol1_2.pdf il testo della Costituzione della Repubblica Romana e scaricalo. Con i compagni confrontalo con la Costituzione della Repubblica italiana in vigore dal 1° gennaio 1948. Quali analogie e differenze riscontrate rispetto ai Principi fondamentali e ai Diritti e doveri dei cittadini? E rispetto all’ordinamento politico e alle cariche istituzionali? Ovvero al Titolo II (Dell’ordinamento politico) e III (Dell’Assemblea) e al Titolo IV (Del Consolato e del Ministero)? Per registrarle utilizzate questa tabella.
Costituzione della Repubblica Romana (1849) e
Costituzione della Repubblica italiana (1948)
Somiglianze
Differenze
Principi fondamentali
Diritti e doveri dei cittadini
Ordinamento politico
Cariche istituzionali
Quindi prendete in esame un aspetto, per esempio il diritto di cittadinanza o il diritto di voto o la modalità di elezione delle cariche istituzionali, e, dopo aver analizzato le analogie e le differenze dei due differenti testi e averne discusso fra voi le ragioni, esprimete la vostra valutazione sull’esercizio di quel diritto o di quella carica nei due diversi contesti storici.