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GIUSEPPE MAZZINI, UN ESULE REPUBBLICANO
Quando Giuseppe Mazzini nasce a Genova il 22 giugno 1805, la Repubblica ligure è stata annessa da pochi giorni alla Francia di Napoleone, ovvero al Primo Impero francese. Sembra un presagio: per tutta la vita, infatti, il patriota ligure si opporrà, animato da ideali repubblicani e democratici, ai sovrani assoluti di tutta Europa e in particolare a Luigi Bonaparte, poi imperatore dei francesi con il titolo di Napoleone III (1852-1870).
Giuseppe Mazzini, quel «pericoloso cospiratore» (come lo definì Metternich), ricercato dalle polizie di mezza Europa, era davvero inafferrabile. Espulso dall’Italia per le condanne emesse dai tribunali di diversi stati passò in esilio gran parte della sua esistenza: Marsiglia, Londra, la Svizzera, poi – dopo il fallimento della Repubblica Romana (1849) – nuovamente Londra e infine Lugano, ancora in Svizzera (1868-1870) furono le località che gli diedero asilo.
La lunga permanenza all’estero non ne impedì però l’azione politica e la diffusione di idee che contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano. La sua biografia ci dimostra come i principi ispiratori della Rivoluzione francese circolassero e venissero rielaborati nell’Europa del tempo. Con il programma della Giovane Italia (1831-1832) e poi della Giovane Europa (1834) Mazzini supera l’esperienza elitaria della Carboneria: la vasta e capillare rete di “giovani italiani” costituisce, soprattutto nell’Italia centrosettentrionale, la base su cui si struttureranno, nella seconda metà del XIX secolo, i partiti popolari (repubblicano e socialista) e le organizzazioni dei lavoratori.
Nel lungo esilio londinese Mazzini si distinse per le sue battaglie civili e politiche: istituì una scuola popolare frequentata dai figli dei fuoriusciti italiani e soprattutto dai bambini sottratti ai mercanti di schiavi; promosse l’organizzazione di un sindacato nazionale fra i lavoratori italiani emigrati in Inghilterra; partecipò con un’intensa attività giornalistica al dibattito politico del tempo e mise a punto una moderna concezione di democrazia, che doveva realizzarsi nelle libere nazioni europee attraverso la forma repubblicana dello Stato.
L’illustre profugo rientrò di nascosto in Italia e morì a Pisa il 10 marzo 1872. Furono negate le esequie ufficiali: Mazzini faceva paura ai governanti anche da morto.
Articolo apparso su «Le Monde Illustré» per la morte di Mazzini