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La vita di Bellini

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Giuseppe Tivoli, Ritratto di Vincenzo Bellini

Vincenzo Bellini nacque a Catania il 3 novembre 1801. Manifestò un ingegno molto precoce, dedicandosi fin da bambino alla composizione. Fu avviato agli studi musicali dal padre, organista e compositore, e dal nonno, Vincenzo Tobia Bellini, all’epoca noto autore di musiche sacre. 
Nel 1819 ottenne una borsa di studio per completare la sua formazione presso il celebre Collegio di Musica di San Sebastiano a Napoli. Qui seguì le lezioni di Nicola Antonio Zingarelli (1752-1837) e ebbe come compagni Piero Maroncelli e Saverio Mercadante.
Presentò il suo primo melodrammaAdelson e Salvini, al teatro del Conservatorio di Napoli nel 1825. Sempre a Napoli, nel 1826 rappresentò, con grande successo, Bianca e Fernando. Per inciso: il titolo fu cambiato in Bianca e Gernando allo scopo di evitare riferimenti al sovrano Ferdinando di Borbone.
Dal 1827 al 1833 visse a Milano, componendo per il Teatro alla Scala. Nel 1833, su invito di Rossini, si trasferì a Parigi dove frequentò il celebre salotto di Cristina Belgioioso. Morì nel 1835 a soli 34 anni. La morte prematura e, così si tramanda, avvenuta in circostanze poco chiare, suscitò il sospetto, mai del tutto sopito, che Bellini fosse stato avvelenato.
La sua produzione comprende dieci opere liriche e numerose composizioni di musica sacra, sinfonica e cameristica. Tra i melodrammi, oltre a quelli segnalati in questa unità, ricordiamo I Capuleti e i Montecchi (1830), La sonnambula (1831), Beatrice di Tenda (1833).

Bellini e il Risorgimento

Nel 1820 Bellini aderì alla Carboneria, sull’onda dell’entusiasmo suscitato dai moti del 1820, che costrinsero il re Ferdinando a concedere la Costituzione. Ma la repressione dei moti non si fece attendere e il re riprese il trono nel 1821, stroncando ogni fervore patriottico. Così racconta Francesco Florimo, compagno di studi di Bellini al Conservatorio di Napoli e suo biografo:

Dopo questa adesione alla Carboneria, maturata nel clima insurrezionale del 1820, Bellini non si impegnò personalmente in questioni politiche, tuttavia alcune sue opere furono interpretate in senso patriottico.

Nel 1835, a Parigi, il duetto finale del secondo atto dei Puritani («Suoni la tromba e intrepido / Io pugnerò da forte / Bello è affrontar la morte / Gridando libertà!») scatenò l’entusiasmo dei patrioti italiani in esilio a Parigi. Del resto il libretto era opera di Carlo Pepoli, letterato e patriota, mazziniano, anch’egli esule a Parigi, che Bellini aveva conosciuto in casa di Cristina Belgioioso.
Nel 1848 in Sicilia la Norma fu scelta come simbolo della libertà e dell’autonomia in occasione dell’apertura del Parlamento siciliano.
Nel 1859 al teatro alla Scala scoppiarono tafferugli fra i soldati austriaci e gli spettatori italiani, allorché questi accolsero con applausi scroscianti il coro Guerra guerra della Norma, che non poté più essere cantato nelle recite successive.

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Monumento a Bellini in piazza Stesicoro a Catania

Attività

1) Secondo la testimonianza di Francesco Florimo, compagno di studi di Bellini al Conservatorio di Napoli e suo biografo, il compositore aveva condiviso l’entusiasmo popolare per la concessione della Costituzione da parte di re Ferdinando. Successivamente, grande era stata la sua delusione per la sua abrogazione e per il ritorno alla situazione precedente
Insieme ai compagni, immagina e scrivi il dialogo fra Vincenzo Bellini e Francesco Florimo, subito dopo la concessione della Costituzione da parte di re Ferdinando e/o il dialogo fra gli stessi personaggi dopo l’abrogazione della Costituzione. Puoi consultare:

 

2) Siamo a Parigi nel 1833, Bellini e Cristina di Belgioioso si incontrano. Immagina di:

  1. essere Bellini e di scrivere una lettera a Cristina per ringraziarla di una serata passata nel suo salotto con altri artisti e esuli italiani.

  2. essere Cristina di Belgioioso e di scrivere a Bellini per invitarlo nel tuo salotto.

 

Puoi consultare:

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