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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Gli stati preunitari: origine, restaurazione, moti liberali - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.5 Il Regno delle Due Sicilie - I moti del 1820-1821 nel Regno delle Due Sicilie

I moti del 1820-1821 nel Regno delle Due Sicilie

Nel luglio 1820 scoppiarono nel Regno delle Due Sicilie dei moti liberali, che avevano come obiettivo l’elezione del Parlamento e la Costituzione (simile a quella di Cadice). L’iniziativa, il 1° luglio, fu di due ufficiali dell’esercito (Morelli e Silvati, carbonari) di stanza a Nola, vicino a Napoli. In pochi giorni gli insorti arrivarono a coinvolgere la popolazione di Avellino, Salerno e Napoli, dove furono appoggiati anche dai generali Guglielmo e Florestano Pepe e dai loro reggimenti. Il re Ferdinando I concesse la Costituzione.

A metà luglio in Sicilia, a Palermo, il moto liberale assunse anche carattere indipendentista e diede luogo a saccheggi e violenze nei confronti dei rappresentati dell’amministrazione centrale e del re. A Palermo la richiesta delle libertà costituzionali fu accompagnata dalla richiesta del ripristino di un Regno di Sicilia autonomo e fu infatti la Costituzione siciliana del 1812 a essere rimessa in vigore.

Di fronte alle violenze e alla minaccia indipendentista venne inviato in Sicilia l’esercito, al comando del generale Florestano Pepe, sostituito più tardi da Pietro Colletta. Il movimento venne stroncato tra il settembre e l’ottobre del 1820. Certo la divisione fra liberali napoletani e siciliani non giovò alla causa di quanti chiedevano la Costituzione, né dal punto di vista politico, né dal punto di vista militare, perché l’esercito costituzionale napoletano dovette lasciare oltre dodicimila uomini in Sicilia e questo si rivelò grave pochi mesi dopo.

La reazione della Santa Alleanza ai movimenti antiassolutisti infatti non si fece attendere: Ferdinando I fu convocato a Lubiana nel gennaio del 1821. Egli si impegnò con il governo rivoluzionario a difendere la Costituzione ed ebbe il permesso di recarsi al congresso, ma giunto a Lubiana sconfessò gli impegni presi alla partenza da Napoli e richiese l’intervento militare degli austriaci. L’esercito napoletano, guidato dal generale Guglielmo Pepe, fu sconfitto ad Antrodoco il 7 marzo 1821 e gli austriaci conquistarono Napoli il 23 marzo. La monarchia costituzionale era durata circa otto mesi. La Costituzione venne abrogata e ci furono trenta condanne a morte, di cui vennero eseguite solo quelle di Morelli e Silvati, mentre Pietro Colletta finì in carcere e Guglielmo Pepe riuscì a fuggire in esilio. Una tendenza antinapoletana era da lungo tempo presente nell’isola e si inasprì dopo la Restaurazione, perché il re Ferdinando I aveva soppresso il Regno di Sicilia e le sue autonomie istituendo un unico Regno delle Due Sicilie.

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