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Fonti consultate
L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il contesto internazionale. Movimenti e istituzioni - 5 GLI ESULI, I RIFUGIATI POLITICI DEL RISORGIMENTO - Tra due insurrezioni (1820-1848) - Gli anni trenta e quaranta: Francia e colonie mediterranee
Gli anni trenta e quaranta: Francia e colonie mediterranee
Con il fallimento dei moti del 1831 e del 1833-1834, una nuova consistente ondata di patrioti lasciò il paese, rafforzando la presenza italiana in molti stati europei, in particolare in Francia, dove tra gli esuli del decennio precedente e i più recenti si contarono circa cinquemila fuoriusciti e dove era molto estesa la rete degli affiliati alla Carboneria e particolarmente attivo il proselitismo del Buonarroti e dei suoi seguaci.
Il governo francese seppe applicare nei confronti degli esuli, in modo accorto e vantaggioso, «una doppia politica: sorveglianza e aggregazione per controllarne l’azione politica, elargizione di sussidi per far fronte alle difficoltà materiali».
Parigi divenne un punto di incontro per gli esuli di vari paesi, un luogo di elaborazione e di scambio del pensiero romantico e liberale, una città in cui, soprattutto dopo l’ascesa al trono di Luigi Filippo, si poteva respirare un clima di maggior tolleranza e vivere con relativa tranquillità. Tra i rifugiati italiani vi transitarono a più riprese e per periodi diversi: Cristina Trivulzio di Belgioioso, Santorre di Santarosa e Giovanni Berchet. Giuseppe Mazzini, liberato dal carcere di Savona, preferì l’esilio, piuttosto che il confino in un piccolo paese del Piemonte e scelse Marsiglia come primo asilo.
Un’altra meta di destinazione fu il Nordafrica, dove con legge del 9 marzo 1831 Luigi Filippo, re dei francesi, istituì la Legione straniera quale strumento armato per i territori delle colonie. Nella Legione, in territorio algerino, venne creato un battaglione italiano sotto il comando di Raffaele Poerio, reduce del Trienio Liberal, così come un’altra decina di combattenti nel battaglione.
Alla Legione straniera dovettero ricorrere anche gli esuli che, con il consenso francese e aderendo a un progetto di Enrico Misley, si erano dapprima rifugiati in Algeri per costruire, in una colonia, una sorta di patria provvisoria. Il progetto non si concretizzò perché mancarono le risorse economiche ed Enrico Misley fu costretto ad abbandonare l’impresa e a difendersi dal sospetto di aver agito per interesse personale.
Successivamente un altro progetto di “colonia” per fuoriusciti fu attuato in Asia Minore da Cristina Trivulzio di Belgioioso. La nobildonna, che alla caduta della Repubblica Romana (4 luglio 1849) e dopo essere transitata per Malta, aveva tentato senza successo un analogo esperimento in Grecia, riparò infine in Turchia, dove acquistò un ampio territorio e vi organizzò una fattoria per il lavoro comunitario degli esuli, secondo il modello dei falansteri proposto dai primi socialisti, i cosiddetti utopisti.
Attività
1) Anche Carlo Pisacane si arruolò nella Legione straniera. Quando? Quale insegnamento ne ricavò? Puoi consultare la sua biografia al link:
2) Disegna sulla carta geografica i percorsi d’esilio di Cristina Trivulzio Belgioioso, indicando la data e scegliendo un’immagine per ciascuna tappa. Puoi consultare la sua biografia alla seguente unità:
e confrontarla con la Cronologia del Risorgimento.
3) La “fattoria-colonia”, costruita da Cristina Belgioioso Trivulzio in Asia Minore, somiglia a un falansterio? Spiega in che senso e in qual misura, dopo aver consultato sul web la voce “falansterio”.