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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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La Seconda guerra d’indipendenza
La Seconda guerra d’indipendenza fu l’evento che permise al Regno di Sardegna di acquisire gran parte dell’Italia centrosettentrionale e passare dalla condizione di staterello regionale, alla periferia dell’Impero francese, a Stato nazionale.
Nel decennio successivo alla drammatica conclusione della Prima guerra d’indipendenza il re Vittorio Emanuele e soprattutto il primo ministro, il conte di Cavour, avevano agito su diversi piani per creare le condizioni politiche, diplomatiche e militari che garantissero una guerra vittoriosa, soprattutto l’alleanza con la Francia e una benevola neutralità da parte dell’Inghilterra.
La guerra fu relativamente breve: iniziò il 23 aprile 1859 con la consegna di un ultimatum austriaco al Regno di Sardegna e si concluse con la firma dell’armistizio di Villafranca l’11 luglio 1859. Il Regno di Sardegna acquisiva la Lombardia.
La guerra vide la contrapposizione tra gli eserciti di Vittorio Emanuele e del suo potente alleato, l’imperatore francese Napoleone III (205.000 uomini in totale) e l’esercito dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe (218.000 uomini).
A fianco degli eserciti alleati agiva anche un corpo di volontari al comando di Giuseppe Garibaldi.
Le vicende della guerra si articolarono in tre distinti scenari:
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Un primo scenario al confine tra Lombardia e Piemonte e lungo le sponde del Ticino. [cerchiato in rosso nella carta – N.d.R.]
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Un secondo scenario, attraversata la Lombardia, nei pressi del Mincio e delle fortezze del Quadrilatero, culminò nella battaglia, decisiva, di Solferino e San Martino. [cerchiato in blu nella carta – N.d.R.]
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Uno scenario a parte vide protagonisti Garibaldi e il corpo di volontari dei Cacciatori delle Alpi che si scontrarono con gli austriaci nella lunga fascia collinare tra l’alta pianura e le Prealpi, dal Piemonte al confine veneto. [linea verde tratteggiata nella carta – N.d.R.]
Negli stessi mesi della guerra erano scoppiate rivolte popolari, guidate dai liberali, nei Ducati di Parma e Modena, nel Granducato di Toscana e in Emilia Romagna. Nel marzo del 1860 i plebisciti popolari indetti a seguito delle rivolte, portarono anche quei territori all’annessione al Regno di Sardegna.