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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il completamento dell’unità e la costruzione dello Stato - 3 SOGGETTI E PROTAGONISTI - Otto von Bismarck, il cancelliere di ferro

Otto von Bismarck, il cancelliere di ferro

Otto von Bismarck fu un personaggio chiave della seconda metà dell’Ottocento non solo per la Germania, che contribuì a unificare nel 1871, ma per l’intera Europa.
Nato a Schönhausen, nell’antica marca di Brandeburgo, oggi Sassonia, da una famiglia di Junker, i proprietari terrieri tedeschi, nel 1815 (due mesi prima che Napoleone fosse sconfitto a Waterloo), fu mandato dalla rigida madre a studiare nel severissimo istituto Plamann, dove il piccolo avrebbe avuto occasione di conoscere ed esercitare la disciplina militare prussiana.
Fu da allora che cominciò a mostrare la sua simpatia per il principio d’autorità, che caratterizzò la sua posizione politica, conservatrice e reazionaria.
Divenuto deputato al Parlamento prussiano, manifestò subito avversione per i liberali che si battevano per introdurre la Costituzione in Prussia e in altri stati tedeschi. Il culmine della sua opposizione avvenne in occasione dei moti del 1848 a Berlino, quando si schierò pubblicamente contro il re di Prussia, Federico Guglielmo, che aveva onorato le vittime dei moti e aveva promesso di concedere la Costituzione.
Grazie alla sua posizione politica nettamente conservatrice, il re lo nominò rappresentante della Prussia alla Dieta federale di Francoforte, una specie di congresso degli stati appartenenti alla Confederazione germanica. In quella circostanza si convinse che la Confederazione era una cosa morta, che soltanto la Prussia poteva unificare la Germania, ma al prezzo dell’espulsione dell’Austria. Questo fu l’inizio di una brillante carriera politica: dopo Francoforte, divenne ambasciatore per la Prussia prima a Pietroburgo nell’Impero russo poi a Parigi, e infine cancelliere (primo ministro) della Prussia con il re Guglielmo I.
Il re, di rigidi principi autoritari, scelse come cancelliere Bismarck nel 1862, in occasione di uno scontro con i deputati liberali che intendevano bloccargli un programma di forti spese militari. E Bismarck, convinto che l’avvenire del suo paese si dovesse costruire «con il ferro e con il sangue» invece che con i discorsi, contribuì a far sciogliere le Camere, a sospendere la Costituzione e a far approvare le spese militari. L’opposizione si scatenò attraverso la stampa e così Bismarck introdusse limitazioni alla libertà di stampa. In seguito perseguì con convinzione una politica di incremento della forza militare prussiana, riorganizzandola e modernizzandola.
In politica estera continuò nel suo intento di indebolire l’Austria, di isolare la Francia di Napoleone III, che non nascondeva mire espansionistiche verso i territori tedeschi del Reno, e cercare l’appoggio della Russia.
In occasione di un’insurrezione polacca nel 1863, aiutò la Russia a reprimerla e quindi ottenne il suo appoggio diplomatico, in contrasto con l’Austria, nella conquista del ducato danese di Schleswig-Holstein. Maturò inevitabilmente la guerra contro l’Austria nel 1866, che si concluse con la vittoria prussiana di Sadowa. (Ricordiamo che in questa guerra la Prussia si assicurò l’alleanza dell’Italia, che, nonostante due sconfitte in battaglia, ottenne il Veneto.)

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Due fotografie di Bismarck: la prima del 1862, la seconda del 1871

In seguito a questa guerra, scomparve definitivamente la Confederazione germanica, fu isolato l’Impero austriaco e la Prussia nel 1867 divenne guida di una Confederazione della Germania del Nord, con Bismarck cancelliere federale.
L’esito della guerra trasformò in ammirazione l’ostilità dei deputati liberali e, ottenuto il loro appoggio, Bismarck ebbe buon gioco a dichiarare guerra alla Francia, che fu sconfitta a Sedan nel 1870 con la cattura di Napoleone III. In una fastosa cerimonia nella galleria degli specchi di Versailles, la lussuosa reggia dei re di Francia, nel gennaio 1871 fu proclamato il Secondo impero germanico.
Bismarck continuò a essere il cancelliere del novello impero. In politica estera stipulò nel 1881 un trattato di alleanza fra Germania, Austria e Russia. Poi l’accordo della Triplice Alleanza nel 1882, fra Germania, Italia e Austria-Ungheria, completava questo sistema, che isolava la Francia in Europa. Bismarck, al contrario di altre potenze europee, non impegnò la Prussia in conquiste coloniali.
In politica interna ostacolò con forza i socialisti, ma fece interessanti concessioni, come il suffragio universale. In realtà questa scelta non era ispirata da un sentimento politico liberale. Egli confidava nello spirito unitario del popolo tedesco, che lo avrebbe sostenuto con un consenso plebiscitario, nella sua politica di costruzione della nazione tedesca. Diffidava invece dei particolarismi degli aristocratici, feudatari ormai superati dai tempi legati com’erano al piccolo territorio regionale.
Nel 1888, alla morte del suo protettore l’imperatore Guglielmo I, Bismarck non ottenne né la simpatia né l’appoggio del suo successore. Si ritirò quindi a vita privata nel 1890, morendo nel 1898 in una sua proprietà a Friedrichsruh.

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