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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 3.2 SOGGETTI e PROTAGONISTI - Le biografie - Rose (Rosalia) Montmasson Crispi

Rose (Rosalia) Montmasson Crispi

Rose Montmasson fu l’unica donna a partecipare alla Spedizione dei Mille. Nata da una famiglia di umili origini nel 1823 a Saint-Jorioz, un centro della Savoia che all’epoca faceva parte del Regno di Sardegna, nel 1848 si trasferì a Torino, dove svolse il lavoro di lavandaia e stiratrice. Nella città piemontese conobbe Francesco Crispi, un giovane rivoluzionario siciliano in esilio dopo il fallimento dei moti siciliani del 1848, di cui diventò la fedele compagna. Con Crispi, Rose condivise una vita avventurosa, seguendolo in esilio prima in Piemonte, poi a Malta, quindi, dopo il matrimonio avvenuto proprio in quest’isola, a Parigi, dove vissero fino al 1858. Accusati di complicità con Felice Orsini, furono espulsi dalla Francia e costretti a rifugiarsi presso Mazzini a Londra. Rientrarono in Italia nel 1859, dove continuarono la loro vita da “rivoluzionari”, collaborando attivamente alla preparazione della Spedizione dei Mille.
Nel marzo 1860 la stessa Rose si recò con un vapore postale a Messina e a Malta per avvisare i patrioti e i rifugiati dell’imminente sbarco in Sicilia. Rientrò in tempo a Genova per unirsi ai Mille, imbarcandosi sul Piemonte vestita da uomo, secondo la leggenda.
Fu presente a tutte le battaglie della spedizione nel ruolo di infermiera, distinguendosi specialmente a Calatafimi, dove portò in salvo e curò numerosi feriti. I siciliani la ribattezzarono Rosalia, nome che conservò anche dopo la spedizione.
Raggiunta l’unità d’Italia, Crispi entrò in Parlamento come deputato prima nelle file dei repubblicani e, dal 1864, in quelle dei monarchici. La scelta politica del marito fu vissuta da Rosalia come un tradimento degli ideali per cui avevano combattuto insieme. Ad accrescere la delusione di Rosalia contribuì alcuni anni dopo la decisione presa da Crispi di ripudiarla, con il pretesto che il loro matrimonio non poteva essere valido essendo stato celebrato da un prete sospeso a divinis per la sua attività patriottica. Quando nel 1878 Crispi sposò in seconde nozze Lina Barbagallo, una nobildonna leccese da cui aveva avuto una figlia, scoppiò uno scandalo: Crispi fu accusato di bigamia e per questo finì sotto processo. Nonostante l’assoluzione in tribunale, parte dell’opinione pubblica lo condannò, e la stessa regina Margherita si rifiutò pubblicamente di stringergli la mano dopo aver preso visione dell’atto di matrimonio celebrato a Malta e pubblicato dal quotidiano «Il Piccolo».
Rosalia visse gli ultimi anni della sua vita in ristrettezze economiche disponendo solo della pensione assegnata dallo stato ai Mille. Morì a Roma nel 1904.

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