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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Un decennio di preparazione e di guerre (1850-1859) - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.3 Il Regno delle Due Sicilie - Rivolte in Sicilia nell'aprile 1860
Rivolte in Sicilia nell’aprile 1860
La Sicilia non aveva nessun amore per il re di Napoli e le sue truppe. Infatti nell’isola lo spirito autonomista era forte, specialmente nell’aristocrazia locale che voleva mantenere i suoi vecchi privilegi feudali e che era riuscita a convincere la grande massa di contadini che la colpa della loro terribile condizione di miseria non era loro e dei loro “gabellotti”, ma delle tasse imposte dal re, dai funzionari e dai soldati borbonici.
La tensione covava nelle campagne pronta a esplodere e i proprietari terrieri cominciarono a temere di non riuscire a indirizzarla e a tenerla sotto controllo. Cominciarono quindi a capire l’interesse che avevano di entrare a far parte di uno Stato con un governo forte come quello del Regno di Sardegna.
Contro l’odiato governo borbonico esisteva nell’isola una rete cospirativa clandestina, appoggiata da lontano dai moltissimi siciliani che erano dovuti andare in esilio dopo il 1848. Le tendenze politiche erano diverse: monarchici come Giuseppe La Farina, animatore della Società Nazionale e quindi seguace della politica di Cavour, che manteneva i contatti tra l’aristocrazia siciliana e il governo piemontese, repubblicani come il mazziniano Francesco Crispi, rientrato clandestinamente dall’esilio, che raccoglieva fondi e faceva propaganda specialmente tra i giovani. Ma i diversi gruppi avevano imparato a collaborare, anche per difendersi dalla polizia borbonica che spesso era riuscita a scoprire e a bloccare le loro attività cospirative.
Nella primavera del 1860, dopo il successo della Seconda guerra d’indipendenza e dei plebisciti, i patrioti siciliani avevano cominciato a premere sul governo piemontese perché intervenisse in Sicilia, ma Cavour temeva di suscitare ostilità a livello internazionale e, comunque, non aveva nessun interesse per il Sud Italia. Non così i mazziniani che sognavano un’Italia unita. Garibaldi accettò di guidare un gruppo di volontari per appoggiare un’insurrezione contro il regime borbonico, ma, sapendo che cosa era successo tre anni prima a Pisacane, mise come condizione che nell’isola l’insurrezione fosse veramente in atto.
I mazziniani Rosolino Pilo e Giovanni Corrao si diedero da fare per organizzare la rivolta e il 3 aprile alcune bande si diressero verso Palermo, ma furono rapidamente disperse.
Il giorno dopo la polizia e l’esercito, ormai messi sull’avviso, circondarono un gruppo di patrioti che nel convento della Gancia aspettava il segnale per l’insurrezione. Nello scontro cinque insorti furono uccisi, quattordici furono catturati e successivamente giustiziati, mentre nei giorni seguenti continuarono gli arresti.
La rivolta, facilmente stroncata in città, proseguì nelle campagne, ma già a metà del mese di aprile i soldati borbonici erano riusciti a domare tutti i focolai di rivolta. Crispi però non lo riferì a Garibaldi: questi, quindi, si convinse che l’isola fosse pronta ad accoglierlo con i suoi volontari. Così, all’alba del 6 maggio, i Mille partirono da Quarto e, pochi mesi dopo, il Regno delle Due Sicilie non esisteva più ed era nato il Regno d’Italia.
Nonostante il fallimento sul piano militare, la rivolta della Gancia negli anni seguenti venne celebrata, per aver accelerato il processo di unificazione nazionale, con distribuzioni di medaglie ai superstiti, inaugurazioni di monumenti e di lapidi, discorsi, cortei studenteschi in pellegrinaggio nei luoghi dell’insurrezione e della fucilazione dei rivoltosi. Divenne cioè un elemento di quella “religione civile” con cui, fatta l’unità, si cercò di fare gli italiani attraverso la creazione di eroi, miti, monumenti e tradizioni.
Rosolino Pilo
Guida alla Lettura
1) L’insurrezione siciliana dell’aprile 1860 aveva delle motivazioni molto diverse. Scrivi accanto a ciascuna di esse il gruppo politico o sociale che la sosteneva.
– unificazione in uno Stato unitario = ……………………………………………………………………………...........................
– diminuzione delle tasse e distribuzione delle terre = ……………………………………………………………………………
– mantenimento dei privilegi = ………………………………………………………..................................................................
– autonomia dell’isola = ……………………………………………………………………………................................................
– poteri forti contro il rischio di rivolte popolari = …………………………………………………………………………….........
2) L’insurrezione siciliana era fallita, ma Crispi non disse la verità a Garibaldi. Fu una sua decisione azzardata, oppure la situazione in Sicilia era veramente matura per un processo rivoluzionario? Confrontala con quella in cui intervenne Pisacane e che lo portò al fallimento.
Affittuari dei grandi proprietari che non coltivavano direttamente la terra, ma la affittavano ai contadini facendo pagare in più il costo dell’intermediazione.