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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Gli stati preunitari: origine, restaurazione, moti liberali - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.6 Il Regno di Sardegna (sabaudo) - Il Regno di Sardegna: Carlo Alberto re

Il Regno di Sardegna: Carlo Alberto re

Quando salì al trono, nel 1831, Carlo Alberto si mantenne in un primo tempo fedele alla politica conservatrice e reazionaria dei predecessori, deludendo le ultime speranze dei liberali che avevano creduto in lui nel 1821. Soprattutto in campo religioso non fece concessioni, mantenendo le discriminazioni verso ebrei e valdesi. Attuò una dura repressione delle cospirazioni dei carbonari e della Giovane Italia a Genova e in Savoia nel 1833, repressione che si concretizzò nelle condanne a morte in contumacia di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi.  
In campo economico e amministrativo invece ebbe un atteggiamento più liberale anche grazie all’influenza di Massimo D’Azeglio e attuò nel corso degli anni prudenti riforme:

  • risanò le finanze del regno;

  • abolì gli ordinamenti feudali in Sardegna e riorganizzò l’amministrazione dell’isola, che visitò più volte da sovrano dopo il primo viaggio da principe ereditario nel 1829;

  • riformò la giustizia civile e penale con l’introduzione tra il 1837 e il 1847 del nuovo Codice civile (che ricalcava quello napoleonico), del nuovo Codice penale e del Codice di procedura penale: tra i provvedimenti più importanti ci fu l’abolizione della tortura;  

  • riformò anche l’esercito introducendo la leva obbligatoria di quattordici mesi, riorganizzando le gerarchie e creando il corpo scelto dei bersaglieri;

  • promosse un’intensa attività culturale nella capitale promuovendo convegni scientifici, facendo realizzare monumenti, biblioteche, raccolte d’arte e riconoscendo, primo sovrano in Europa, una legge sul diritto d’autore;

  • valutò la possibilità di una ferrovia tra Genova e Torino (che sarà poi realizzata da Cavour);

  • riorganizzò i dazi, promulgò il nuovo Codice di commercio nel 1842 e stipulò trattati commerciali con gli altri stati italiani e le principali nazioni europee a partire dal 1843, dando così l’avvio allo smantellamento del regime protezionistico sabaudo. Carlo Alberto, però, aderì con scarso entusiasmo alla proposta di Lega doganale fra gli stati italiani fatta dal papa Pio IX nel 1847 perché questa prefigurava l’idea di un Italia federale, molto diversa dalle sue speranze di espansione del regno sabaudo.

 

Questo prudente riformismo lo indusse, in seguito ai moti scoppiati in tutta la penisola nella primavera del 1848, a concedere lo Statuto, che porta appunto il suo nome e che restò per un secolo, fino alla promulgazione della Costituzione italiana nel 1948, la Carta costituzionale del Regno di Sardegna prima e del Regno d’Italia dal 1861. Gli ultimi anni di Carlo Alberto si intrecciano con le vicende della Prima guerra d’indipendenza.

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Francesco Hayez, Ritratto di Massimo D’Azeglio, 1860, olio su tela, 118 x 92 cm, Pinacoteca di Brera, Milano.
Massimo D’Azeglio fu deputato durante il regno di Carlo Alberto, con il quale aveva stretti rapporti e in seguito, durante il regno di Vittorio Emanuele II, dal 1849 al 1852 ricevette l’incarico di primo ministro. Entrò poi in conflitto con Camillo Benso conte di Cavour, ministro del suo governo, e rimise il mandato proponendo al re il conte di Cavour stesso, come suo successore alla presidenza del Consiglio. Per tutta la vita affiancò agli incarichi pubblici l’attività di pittore e di romanziere:
Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta è il suo romanzo più famoso.

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