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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Un decennio di preparazione e di guerre (1850-1859) - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.6 I plebisciti - Nizza e Savoia si staccano per plebiscito

Nizza e Savoia si staccano per plebiscito

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L’annessione della Savoia: la firma dell’accordo tra i commissari sardi e quelli francesi

Gli accordi di Plombières tra Cavour e Napoleone III stabilivano che il Regno di Sardegna, se avesse ottenuto la Lombardia e il Veneto alla fine della guerra, avrebbe ceduto Nizza e la Savoia alla Francia. Dato che la guerra aveva portato al Piemonte solo la Lombardia, di Nizza e della Savoia non si parlò più. Ma quando Napoleone III dovette accettare l’ampliamento territoriale del Piemonte in Toscana e in Emilia in seguito ai plebisciti del marzo 1860, pretese di nuovo i due territori promessi. La cessione non era gradita a Vittorio Emanuele, dato che la Savoia era la terra di origine della sua casata nobiliare, ancor meno a Garibaldi, che era nato a Nizza, e anche molti patrioti giudicarono questa cessione un “ignobile mercato”. Ma Cavour non poteva rischiare uno scontro con l’imperatore di Francia.
Il 15 e il 22 aprile 1860 si svolsero a Nizza e in Savoia due plebisciti in cui le popolazioni interessate vennero chiamate a esprimere la loro volontà. In realtà le stesse autorità sabaude avevano invitato i sudditi a votare per l’annessione alla Francia, mentre la propaganda organizzata da Cavour cercava di far accettare lo scambio anche in Piemonte.
Come era successo nei plebisciti del mese prima in Toscana e in Emilia, anche in questo caso i risultati ci fanno dubitare che quelle popolazioni avessero potuto esprimere liberamente il loro voto: a Nizza su 29.149 iscritti votarono 24.608, dei quali 24.448 favorevoli all’annessione e 160 contrari; in Savoia su 135.449 iscritti votarono 130.839, di cui 130.583 favorevoli all'annessione e 235 contrari.
Il 29 maggio e il 10 giugno la Camera e il Senato torinesi ratificarono a grande maggioranza la cessione dei due territori. Garibaldi giurò eterna inimicizia per Cavour.

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