Guida alla Lettura
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Fonti consultate
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Fonti consultate
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Referenze delle immagini utilizzate nel modulo
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Referenze delle immagini utilizzate nel modulo
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 4 INTERPRETAZIONI E PISTE DI LAVORO - 4.3 Le fonti - Referenze delle immagini utilizzate nel modulo
Fonti consultate
L’impianto manualistico serve poco
L’impianto manualistico serve poco
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - La guerra nell’Ottocento: le battaglie e i modi di combattere nel Risorgimento - 3. Le forze armate - Bersaglieri e corazzieri
Referenze delle immagini utilizzate nel modulo
Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il contesto, gli attori, il perché del Risorgimento italiano - 3.1 SOGGETTI E PROTAGONISTI - I padri della Patria - VITTORIO EMANUELE II, RE D’ITALIA
VITTORIO EMANUELE II, RE D’ITALIA
Dal piccolo Piemonte al Regno d’Italia
Vittorio Emanuele II. Ritratto attribuito a Giovanni Bernardino Pollinari, 1868, Palazzo della Provincia, Piacenza
Vittorio Emanuele II è annoverato fra i padri della Patria, uno dei fautori del Risorgimento insieme a Garibaldi, Cavour, Mazzini.
In realtà intorno alla sua figura si alternano luci e ombre sia nella sua vita pubblica che in quella privata.
È stato considerato un simbolo dell’Italia che si stava formando e la sua immagine è stata costruita sapientemente dalle persone che lo circondavano, in particolare alcuni ministri dello stato piemontese, come Massimo D’Azeglio.
Nell’immaginario collettivo era il Re galantuomo, che aveva combattuto con coraggio nella Prima guerra d’indipendenza e, una volta divenuto re, aveva mantenuto lo Statuto, unico esempio in tutta la penisola nel 1849.
Anche Giuseppe Verdi lo aveva assunto a simbolo dell’unità nazionale: i patrioti lombardi e veneti durante le rappresentazioni dei suoi melodrammi lanciavano volantini che facevano infuriare le guardie austriache, perché avevano per slogan: «VIVA V.E.R.D.I.» ossia Viva Vittorio Emanuele, Re d’Italia.
I sostenitori moderati dell’unità italiana, timorosi delle idee repubblicane e rivoluzionarie di Mazzini, vedevano in lui il giusto leader per la nuova nazione. Lo stesso Garibaldi, che si era iscritto in gioventù alla Giovane Italia di Mazzini, aveva poi condotto la Spedizione dei Mille in nome di Vittorio Emanuele, quindi per costruire un futuro Regno d’Italia non più una repubblica.
Grande emozione popolare suscitò poi la celebre frase, che il 10 gennaio 1859, Vittorio Emanuele II pronunciò al Parlamento sardo:
Il nostro paese, piccolo per territorio, acquistò credito nei Consigli d’Europa perché grande per le idee che rappresenta, per le simpatie che esso ispira. Questa condizione non è scevra di pericoli, giacché, nel mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi!
Alla costruzione di questa immagine di patriota appassionato contribuiva il suo temperamento irruente, poco incline agli studi ed entusiasta per la caccia, oltre che la sua figura robusta e diritta, con una folta capigliatura e dei bei baffoni neri, opportunamente tinti!
Non tutto però corrispondeva nella realtà.