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La vita di Donizetti

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Gaetano Donizetti nacque a Bergamo il 29 novembre 1797. Seguì a Bergamo le lezioni di musica del compositore Johann Simon Mayr e proseguì gli studi al liceo musicale di Bologna. Qui strinse amicizia con il musicista e patriota Piero Maroncelli. Esordì a Venezia nel 1818 con Enrico di Borgogna; il suo primo grande successo internazionale fu Anna Bolena (1830); l’ultima opera, composta nel 1844 prima che prendesse il sopravvento la malattia che lo portò prematuramente alla morte (Bergamo, 8 aprile 1848), fu Caterina Cornaro
La sua produzione, vastissima, comprende più di settanta opere liriche e numerose composizioni di vario genere (cantate, pezzi sinfonici, musica religiosa, musica da camera). 
Tra i melodrammi, oltre a quelli segnalati in questa unità, ricordiamo L’elisir d’amoreLucia di LammermoorAnna BolenaLucrezia BorgiaMaria StuardaDon PasqualeLa FavoritaRoberto Devereux.

Gaetano Donizetti in una incisione di Marie-Alexandre Alophe

Donizetti e il Risorgimento

Durante i moti del 1831 che si erano estesi allo Stato Pontificio, Donizetti da Roma così scrive al padre per tranquillizzarlo, il 15 febbraio 1831: «Vi scrivo acciocché non crediate che fra le fucilate io sia morto. Io sono un uomo che di poche cose s’inquieta, anzi di una sola, cioè se l’opera mia va male. Del resto non mi curo». Sembrerebbe una dichiarazione di disimpegno politico, tuttavia è noto che Donizetti aveva contatti con gli ambienti liberali e fu amico di patrioti come Piero Maroncelli e i fratelli Ruffini, affiliati alla Giovane ItaliaGiovanni Ruffini, in esilio a Parigi, scrisse per il musicista nel 1843 il libretto di Don Pasquale e la traduzione italiana del libretto per il Dom Sébastien. Agostino Ruffini, fratello di Giovanni, anch’egli esule a Parigi, rivide e in parte modificò il libretto del melodramma Marin Faliero scritto da Giovanni Emanuele Bidera. 
Inoltre Donizetti, che si era trasferito a Parigi nel 1838, almeno fino al 1844 mise a disposizione il suo recapito postale di Parigi per farvi pervenire, aggirando la censura, i messaggi segreti dei cospiratori mazziniani. 
Per quanto riguarda i testi dei melodrammi, vi troviamo i temi patriottici propri del clima culturale del Risorgimento: l’anelito alla libertà, la lotta contro l’oppressore, la condanna della tirannide, il sacro amor di patria e l’esaltazione del sacrificio di chi muore per la patria, la triste condizione dell’esule. Significativo, a questo riguardo, è il melodramma Marin Faliero, in cui il doge veneziano Faliero, personaggio storico, è raffigurato come un paladino della libertà di Venezia contro gli oppressori e per questo da loro condannato a morte. I patrioti trovavano nelle opere di Donizetti di che infiammare i propri sentimenti libertari. 
Il 27 novembre del 1847 a Palermo, durante la rappresentazione di Gemma di Vergy, la romanza di Tamas (atto I, scena II) con le parole «Mi togliesti e core e mente,/ Patria, Numi e libertà» scatenò l’entusiasmo del pubblico, con grida patriottiche e applausi fragorosi che cessarono solo quando la cantante che impersonava Gemma entrò in scena avvolta nel tricolore.

Giudizio di Mazzini su Donizetti

Mazzini vedeva in Donizetti un possibile innovatore, in senso patriottico, del melodramma. Gli attribuiva un «ingegno altamente progressivo» e riteneva che, avendo Rossini raggiunto ormai il culmine dell’espressione artistica, spettasse allora a Donizetti esaltare, attraverso le sue opere, il patriottismo e sostenere la lotta per l’unità nazionale. Il suo giudizio, dunque, non era di natura estetica, ma riguardava i contenuti. Così afferma nel saggio Filosofia della musica (1836):

Forse v’è più che presentimento e speranza lontana, forse – se a ricostituire la musica non si richiedesse che genio, e non costanza sovrumana ed energia per combattere disperatamente contro i pregiudizi, e la tirannide de’ direttori venali, e la turba de’maestri, e il gelo de’ tempi – anche tra’ viventi avremmo chi potrebbe, volendo, levarsi all’officio di fondatore della scuola musicale Italoeuropea, e porsi a rigeneratore, dov’oggi non è che primo tra quanti militano sotto le bandiere della scuola Rossiniana Italiana. Parlo di Donizetti, l’unico il cui ingegno altamente progressivo riveli tendenze rigeneratrici, l’unico ch’io mi sappia, sul quale possa in oggi riposare con un po’ di fiducia l’animo stanco e nauseato del volgo d’imitatori servili che brulicano in questa nostra Italia.

Mazzini ammirava l’Anna Bolena (1830) in cui il personaggio di Enrico VIII rappresentava, a suo parere, l’emblema del tiranno e proponeva come esempio di melodramma patriottico Marin Faliero (1835), alla cui rappresentazione aveva assistito a Parigi.

Attività

1) Rispondi alle seguenti domande:

  1. Perché le opere di Donizetti esaltavano i sentimenti patriottici degli italiani?

  2. A quali idee facevano riferimento?

 

2) La casa di Donizetti a Parigi tra gli anni trenta e quaranta del XIX secolo divenne un punto di riferimento per esuli e patrioti italiani. Spiega perché. In proposito puoi consultare la seguente unità:

 

3) Rispondi alle seguenti domande facendo una ricerca nel testo Fare l’Italia, fare gli italiani:

  1. Quali esuli italiani soggiornarono a Parigi in quel periodo?

  2. E precedentemente?

  3. Chi erano?

  4. Da dove venivano?

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