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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il completamento dell’unità e la costruzione dello Stato - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.4 La Terza guerra d'indipendenza - I volontari e la battaglia di Bezzecca 

I volontari e la battaglia di Bezzecca

Garibaldi e il Corpo volontari italiani durante la Terza guerra d’indipendenza combatterono nelle vallate meridionali delle Alpi, tra il lago di Idro e il lago di Garda, con l’obiettivo, concordato con lo Stato Maggiore di Vittorio Emanuele II, di controllare le vie di penetrazione degli austriaci da nord, dal passo dello Stelvio e dal Brennero.

La battaglia principale fu quella di Bezzecca, combattuta il 21 luglio, che era stata preceduta da una serie di scontri minori tra la val di Caffaro e la val di Ledro: la battaglia di Ponte Caffaro (25 giugno), la battaglia di Monte Suello (3 luglio) e quella di Pieve di Ledro (18 luglio).

In tutti gli scontri i garibaldini erano usciti vittoriosi, ma si era trattato di combattimenti aspri e difficili, per la morfologia del terreno che favoriva manovre rapide, attacchi, ripiegamenti e contrattacchi sia dei volontari sia delle truppe austriache, costituite soprattutto da tirolesi, che ben conoscevano il territorio ed erano guidati da abili comandanti. Le perdite dei volontari infatti erano state elevate, oltre 100 caduti (tra cui alcuni ufficiali), circa 500 feriti o dispersi e oltre 1000 prigionieri; Garibaldi stesso rimase ferito a Monte Suello e dovette spostarsi con una carrozza che lo rendeva però facilmente individuabile dal nemico ed esposto ad attacchi mirati. Nei diversi scontri si avvalse della lealtà e del coraggio dei suoi più fidati ufficiali, Enrico Cairoli, il figlio Menotti Garibaldi e il colonnello Chiassi (che cadrà a Bezzecca). Non erano però al suo fianco gli ufficiali più esperti: Bixio, Sirtori, Cosenz e Medici, infatti, dopo la Spedizione dei Mille erano passati nell’esercito regolare.

Anche la battaglia di Bezzecca si articolò in combattimenti nel paese, nelle vallette e sulle alture circostanti, tra attacchi e contrattacchi. Nel momento più critico fu risolta con un efficace cannoneggiamento dall’alto di un’altura seguito immediatamente da attacchi alla baionetta.

La battaglia ebbe l’effetto di bloccare le comunicazioni tra l’Austria e il Veneto, ma fu inutile a risollevare le sorti italiane, dato che la guerra, dopo la vittoria prussiana di Sadowa, era sostanzialmente finita. Garibaldi avrebbe probabilmente ripreso il suo obiettivo iniziale che era quello di spingersi fino a liberare Trento, ma fu fermato dagli ordini di Vittorio Emanuele cui rispose con il celebre telegramma: «Obbedisco».

Telegramma_garibaldi_Obbedisco.jpg

Copia del telegramma di risposta di Garibaldi al dispaccio (n.1073) del Comando supremo
con la famosa espressione «Obbedisco»

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