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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
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Nino Bixio
Nino Bixio
La vita di Gerolamo Bixio, detto Nino, fu estremamente avventurosa.
Nato a Genova il 2 ottobre 1821, ultimo di otto figli di una famiglia di origini borghesi, rimase orfano di madre quando aveva pochi mesi; il padre si risposò, ma il rapporto tra Nino e la matrigna fu sempre conflittuale e determinò la sua vita successiva. Dimostrò presto un carattere particolarmente ribelle, tanto che fu più volte espulso da scuola, per cui a 13 anni fu imbarcato come mozzo su un brigantino in partenza per l’America e rimase via da Genova per tre anni. Al ritorno, visse per qualche tempo nei vicoli della città perché la matrigna non lo voleva in casa, ma poi, nonostante la sua opposizione, fu costretto dalla famiglia a sostituire nel servizio militare uno dei fratelli (questa sostituzione, chiamata surrogazione, permetteva di far svolgere da un altro l’impegno preso da una persona, in questo caso il servizio militare).
Arruolato nella Marina del Regno di Sardegna, ebbe la possibilità di accumulare molte esperienze di navigazione. Così, nel 1844, quando poté lasciare la Marina grazie all’aiuto del fratello Alessandro, che in Francia era diventato un importante funzionario di banca e che gli aveva trovato un “surrogato” che si arruolò al suo posto, trovò lavoro sulle navi che portavano mercanzie dall’America e dall’Asia. Questi viaggi aumentarono le sue competenze nautiche, ma gli fecero anche vivere drammatiche avventure.
Rientrò malato alla fine del 1846, e si recò ospite dal fratello a Parigi. Lì conobbe Giuseppe Mazzini che fu determinante per la sua formazione politica e per le sue scelte successive. Infatti, rientrato in patria, prese parte al lavoro di sensibilizzazione e propaganda che precedette i movimenti insurrezionali del 1848, poi partecipò alla Prima guerra d’indipendenza e l’anno successivo alla difesa della Repubblica Romana, dove combatté con molto valore, anche se spesso al limite della temerarietà, e dove rimase seriamente ferito.
Nel decennio seguente continuò gli studi nautici e prese la patente di capitano mercantile.
Nel frattempo si era innamorato della nipote Adelaide Parodi, figlia della sorella Marina, e, nonostante l’opposizione della famiglia, riuscì a sposarla, anche se solo nel 1855 per la necessità di una dispensa da parte della Chiesa. Da lei ebbe quattro figli.
Nel 1859 combatté nella Seconda guerra d’indipendenza di nuovo a fianco di Garibaldi nei Cacciatori delle Alpi. L’anno dopo fu uno dei protagonisti dell’impresa dei Mille: fu lui a organizzare la cattura dei due piroscafi che portarono i garibaldini in Sicilia. Nel viaggio fino a Marsala, mentre Garibaldi era al comando del Piemonte, Bixio guidava il Lombardo. Al comando della 1ª Compagnia dei garibaldini, fu uno degli ufficiali più fidati e più decisi durante tutta la spedizione.
Nel 1861 fu eletto deputato nel neonato Parlamento italiano, dove cercò di mediare tra le posizioni di Cavour e di Garibaldi in relazione al completamento dell’unità. Partecipò alla Terza guerra d’indipendenza e nel 1870 alla presa di Roma.
Riprese infine i suoi traffici commerciali specie verso l’oceano Pacifico. Durante uno di questi viaggi, morì di colera il 16 dicembre 1873 nell’isola di Sumatra e lì fu sepolto. Solo nel 1877 la sua salma fu trasportata a Genova.