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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il completamento dell’unità e la costruzione dello Stato - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.4 La Terza guerra d'indipendenza - Custoza nella riscrittura letteraria di Bianciardi

Custoza nella riscrittura letteraria di Bianciardi

Luciano Bianciardi nel romanzo storico La battaglia soda, pubblicato nel 1964, assume i panni di Giuseppe Bandi, il volontario che nell’opera I Mille. Da Genova a Capua ha lasciato una testimonianza diretta della spedizione. Con gli occhi dell’ex garibaldino, poi entrato come ufficiale nell’esercito italiano, lo scrittore ci racconta, in questa pagina, quali scelte strategiche preludano alla disfatta di Custoza.

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A sinistra, il generale Alfonso La Marmora; a destra, il generale Enrico Cialdini

«Sì, eccellenza» risposi, e me ne restavo lì senza saper che altro dire, quando ci colpì le orecchie un fragoroso strombettio e dallo stesso sentiero comparve una masnada di pezzi grossi, tutti bardati e carichi di medaglie peggio che le mule del papa. Non potei godermi in pace quel bellissimo spettacolo, perché una voce gridò: «Ecco che arriva Sua Maestà» e difatti l'omaccione che cavalcava al centro del gruppo, acceso in volto sotto i grandi baffi era, né più né meno, il re galantuomo, spiccicato come lo avevo sinora visto qualche volta sulle monete da cinque lire. Il generale Lamarmora gli diede l'evviva e mosse a incontrarlo, il pelottone presentò le armi, Bertini ed io, impalati sull'attenti, accennammo a voler snudare la sciabola, ma il re con un sol gesto fece intendere che certe cose vanno serbate per le feste dei tempi di pace, smontò  da cavallo, e preso sottobraccio il Lamarmora, s'accostò a un dei torracchioni, donde meglio si scorgeva il campo della prossima battaglia. Tutti gli altri, e anch'io, ma non il Bertini che dovette suo malgrado restarsene vicino al pelottone, gli furono intorno, e in questo modo io ebbi la fortuna di starmene a sentire con le mie buone orecchie quel che lì si disse.               

Un ufficiale del seguito avea cavato da una borsa una grande carta topografica, che fu stesa sull'erba, e con quella i due grand'uomini, chini, andavano paragonando il terreno che di lassù si riconosce.                             

«Vostra Maestà può benissimo vedere» esordì il Lamarmora «come si sviluppi la nostra marcia incontro al nemico. Verso Monzambano rimase la seconda divisione del Pianell a guardia di Peschiera, caso mai ne tentassero di sortire gli austriaci. La prima divisione del generai Cerale sta avanzando sulla strada di Castelnuovo, e dovrà attestarsi a cavallo dello stradone di Verona...»                        

«E cos'è mai quel polverio ch'io vedo?» l'interruppe il re accennando da quella parte.  

«Pattuglie di cavalleria nemica in perlustrazione, immagino» rispose il Lamarmora e continuò: «Cerale dovrà mozzare le comunicazioni con Peschiera. Ecco là davanti gli uomini di Sirtori, cioè la quinta, e i granatieri di Brignone sui poggi attorno a Custoza, a proteggere la marcia, giù verso Villafranca, dei generali Govone, Bixio e De Sonnaz. Sua Altezza Reale ha già raggiunto la posizione che gli assegnai, nel borgo di San Giovanni, là oltre Villafranca. Vostra Maestà ha sotto l'occhio il primo e il terzo corpo d'armata. Il secondo da qui non lo si vede, e sta operando nel terreno del Serraglio, per poi investire Mantova...»                    

«E Cialdini?» l'interruppe ancora il re. Lamarmora si schiarì la voce, poi levò di tasca un dispaccio. «Raccomandai caldamente al Cialdini di fare presto il passaggio, gittando i suoi ponti sopra il fiume, ed ebbi assicurazione che ciò avverrà domani o dopo, essendosi da noi fatta quella forte dimostrazione sul Mincio che il Cialdini mi chiese. Avremo così lo Scudier fortemente impegnato, quando si verrà a battaglia.»

«E quando ritiene ella che ciò debba accadere?» chiese il sovrano. «Dove pensa che stiano ad aspettarci gli austriaci?»

«Non ruppero i ponti, e questo è il segno che ci vogliono impegnare ben più innanzi, diciamo pure sotto le mura di Verona, che è la loro più forte base di operazioni.»

Il re pareva pensoso, si tormentò i baffi, volse lo sguardo alla sua sinistra, poi ripeté: «Quel polverio non mi piace affatto.»

«Vostra Maestà non deve darsene pensiero. Il grosso delle forze nemiche non ha ancora passato l'Adige. Quella gran polvere è sollevata apposta dalla cavalleria austriaca per farci credere d'aver là più uomini che non vi siano. Ma si ritireranno senza attaccar battaglia.»

Proprio in quell'istante tuonò il cannone. Erano passate le sei da un quarto d'ora. Dopo la prima botta ci fu silenzio, e tutti ci guardavamo in faccia l'un con l'altro, quasi interrogandoci, dubbiosi d'aver sentito giusto, ma ecco subito altri tonfi staccati, e poi addoppiati e rinterzati, finché presto fu uno stamburio continuo e fragoroso. A fatica sentii la voce del sovrano che, rivolto al Lamarmora, chiedeva «Che cannone è questo?»

Ma fu una domanda retorica, perché anche una recluta avrebbe capito che questa non era la nostra artiglieria, bensì le bocche da otto libbre, quelle austriache, che tiravano a shrapnel. Lamarmora, per tutta risposta, si mise sull'attenti, portò la mano alla visiera e rivolto al re disse: «Sire, ho l'onore di porgerle idealmente il primo fuoco».

Vittorio Emanuele non rispose, gli diede un'occhiataccia, fece cenno alla sua famiglia militare che era tempo di muoversi, montò a cavallo e se ne andarono tutti giù per l'erto e ciottoloso sentiero, lasciando il generalissimo solo col suo ufficialetto e i due cavalleggeri.

 

Da Bianciardi L., La battaglia soda, Tascabili Bompiani, Milano, 2003, pp. 162-164.

                              

Guida alla Lettura


1) Come viene presentato in questo passo il Generale Lamarmora? Descrivilo utilizzando tre aggettivi adatti a coglierne le caratteristiche, secondo la rappresentazione che ne dà Bianciardi.


2) Come viene presentato il re, Vittorio Emanuele II? Descrivilo utilizzando tre aggettivi adatti a coglierne le caratteristiche, secondo la rappresentazione che ne dà Bianciardi.


3) Dal racconto di Luciano Bianciardi quale idea ti sei fatto dell’organizzazione del comando nell’esercito italiano impegnato nei preparativi della battaglia?


4) L’interpretazione letteraria di Bianciardi corrisponde a quanto effettivamente accadde, secondo fonti storiografiche, nella battaglia di Custoza (giugno 1866)? Confronta l'unità La battaglia di Custoza e rispondi, indicando corrispondenze e/o differenze.

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