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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il completamento dell’unità e la costruzione dello Stato - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.5 La fine del potere temporale dei papi: Italia e contesto europeo - Mentana: dubbi e difficoltà nel preparare la liberazione di Roma (G. Adamoli)

Mentana: dubbi e difficoltà nel preparare la liberazione di Roma (G. Adamoli)

Il garibaldino Giulio Adamoli così ricorda i giorni che precedettero il nuovo tentativo di Garibaldi di abbattere lo Stato
della Chiesa
e unire Roma al Regno d’Italia: una preparazione difficile, mentre appariva sempre più chiaro che i francesi
sarebbero intervenuti e il popolo romano non sarebbe insorto.

Il testo è tratto dal libro di memorie che Adamoli scrisse per raccontare la sua esperienza tra i volontari garibaldini in
tutte le campagne di Garibaldi dalla Seconda guerra d’indipendenza a Mentana.

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Gerolamo Induno, Il garibaldino, 1871, olio su tela, 65x52 cm, Gallerie di Piazza Scala, Milano.
In questo quadro il pittore rappresenta un volontario che parla con una ragazza vestita secondo la moda delle contadine laziali

Ripartivo per Firenze a fine di sollecitar nuovamente la spedizione delle armi, impetrar quattrini, e tornarmene subito a
Roma. Quanto alle armi, il comitato stava provvedendo con la massima alacrità. Ma quanto a quattrini, poiché
mancavano affatto, mi si disse chiaro, che se ne volevo, dovevo cercarmeli; e però mi si mandava in Lombardia a batter cassa.
[...]
Andai di mala voglia, e non raccolsi quasi nulla. I sottocomitati, organizzati da un pezzo in Lombardia, facevano magri
affari, né io, certo, avrei saputo galvanizzarli. I democratici avevan già offerto il loro obolo; i moderati non ne volevan
sapere, finché non fosse noto che il ministero approvava le collette. Un giorno, al caffè Pini, sotto i portici di Varese, mi
affannai a persuadere alcuni villeggianti che il governo, sebbene non potesse palesemente appoggiarci, non aspettava
altro che l’annuncio della insurrezione per intervenire e occupar Roma militarmente, sotto il pretesto di ristabilir l’ordine;
che quindi bisognava far presto, non perdere un minuto, prevenendo lo sbarco dei francesi, chè solo dinanzi al fatto
compiuto Napoleone III ci avrebbe pensato due volte prima di muoversi; e che infine, per provocare cotesta
insurrezione, desiderata dal governo e da tutti i partiti, occorressero denari, denari, e sempre denari. Ma la calda
perorazione non commosse nessuno.
[...]
Trovai, arrivando il 15 ottobre a Firenze, la situazione delle cose decisamente assai migliorata. Il ministero, in que’
giorni, inclinava di bel nuovo agli ardimenti, e apriva i cordoni della borsa.
[...]
Tutto il giorno seguente l’orizzonte si mantenne roseo. [...] Ma l’indomani il vento cambiò, volgendo alla burrasca. La
notizia, pur troppo preveduta dai più cauti, e divulgatasi in un baleno, ossia che l’intervento francese era stato deciso,
mutò di nuovo, e questa volta per sempre, le intenzioni del gabinetto a nostro riguardo.
[...]
Giunto a Firenze viaggiando insieme con Carbonelli, vi udii le grandi novità, dell’arrivo di Garibaldi, e della dimissione
del ministero Rattazzi. Intorno al generale si era creata subito una ressa indescrivibile: gli uni volevano spingerlo
innanzi, gli altri rattenerlo. Egli, impaziente, intendeva partire per l’Agro romano la stessa sera del 20 ottobre; si lasciò
indurre, non so come, a rimanere in città sino all’indomani.
Il dopopranzo andai con Missori in casa Lemmi, ove Crispi ci lesse un telegramma di Cucchi, che annunciava di aver
sospeso ogni moto nell’interno di Roma, e di aver ricevute notizie poco confortanti su lo stato delle bande, sparse per
l’Agro romano. Mentre anche peggiori erano le voci, talune esagerate. [...] Passai quelle ore a Firenze, in mezzo alle
ansie, alle agitazioni più vive e passionate.

Infine, il 22 a sera, essendo quello il giorno dello scalo a Livorno del postale francese, partivo per imbarcarmi e ritornare
a Roma, onde dare al Cucchi e alla giunta insurrezionale un minuto rapporto della situazione.
Il piroscafo, sul quale salii, subito arrivato a Livorno, portava una brigatella di belgi, d’irlandesi, di francesi, che
accorrevano a Roma, chiamati dalla urgenza del pericolo ad arruolarsi od a riprendere servizio sotto la bandiera del
papa: questi ultimi, con le antiche loro uniformi; degli altri, parecchi eleganti e per bene, molti, come sempre accade,
straccioni; fra essi però, notai facilmente che non regnava punto quell’entusiasmo espansivo da noi ben conosciuto. Pur
non aprendo bocca, anch’io passai per un difensore dell’altare e delle sacre chiavi: non ci fu modo di evitare l’equivoco.

Appena scesi a terra il mattino di buon’ora a Civitavecchia, corremmo tutti alla stazione ferroviaria, ove ci si annunciò,
che a causa delle turbolenze scoppiate in Roma la sera antecedente, i treni ordinari erano sospesi; ma si formerebbe un
treno speciale per i volontari stranieri allora sbarcati. Infatti, prima di staccare il biglietto, si esaminano passaporti, e ci
s’interroga, se viaggiamo per servizio del papa; io non rispondo e passo.

“Dunque la rivoluzione è incominciata, dunque in Roma si battono; arriverò in tempo anch’io, se questo maledetto
convoglio vorrà camminare”: ripetevo fra me e me nel treno, con emozione sempre più viva. Non conoscendo la strada,
che percorrevo la prima volta, tendeva di continuo l’orecchio, per udire il rimbombo del cannone e il rintocco delle
campane; ad ogni curva della linea aguzzavo lo sguardo, per iscorgere un sintomo della battaglia: ma invano.

Finalmente, sboccando sul Tevere, mi apparve Roma, ma tranquilla, silenziosa, ravvolta nella sua impassibilità solenne:
alla stazione, l’omnibus dell’Albergo di Roma mi trasportò, come in qualunque altro giorno dell’anno, traverso le vie e le
piazze spopolate; il signor Valenti, direttore dell’albergo, che io mi arrischiai interrogare con circospezione, mi rispose
evasivamente, stringendosi nelle spalle.

Da Adamoli G., Da San Martino a Mentana: ricordi di un volontario garibaldino, in http://www.adamoli.org.

 

 

 

 

Guida alla Lettura


1) Perché Adamoli fa così fatica a trovare finanziamenti per la nuova impresa di Garibaldi?


2) Qual è in un primo momento la posizione del governo italiano e che cosa alla fine gli fa cambiare idea?


3) Gli uomini intorno a Garibaldi sono concordi nella decisione di invadere il Lazio? E Garibaldi che cosa vuole fare?

 

4) Perché Adamoli viene mandato a Roma?


5) In che modo riesce a entrare in città?


6) A Roma trova la situazione che sperava che ci fosse per poter proseguire con qualche speranza di successo il piano di Garibaldi?


7) Osserva i colori dell’abito della ragazza nel quadro di Induno. Qual è il messaggio che puoi leggere in questa scelta del pittore?

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