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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Gli stati preunitari: origine, restaurazione, moti liberali - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.6 Il Regno di Sardegna (sabaudo) - I moti del 1820-1821 nel Regno di Sardegna e nel Lombardo-Veneto

I moti del 1820-1821 nel Regno di Sardegna e nel Lombardo-Veneto

Carlo Alberto di Savoia, il principe ereditario del Regno di Sardegna, era stato educato dalla madre alle idee liberali e non aveva nascosto queste sue simpatie arrivando a Torino nel 1814. Fu quindi individuato dai giovani liberali e dai carbonari come un possibile interlocutore. Infatti Santorre di Santarosa, carbonaro e uno dei principali organizzatori dei moti del 1821, incontrò più volte il giovane principe nel 1820, mentre si sviluppavano le vicende nel Napoletano. Carlo Alberto e i cospiratori giunsero a una specie di accordo, anche se i cospiratori speravano, con scarso fondamento, che Carlo Alberto avrebbe dichiarato guerra all’Austria per liberare il Lombardo-Veneto.

I moti scoppiarono il 10 marzo 1821 ad Alessandria e in pochi giorni si estesero a Vercelli e a Torino. I rivoltosi chiedevano una Costituzione simile a quella spagnola del 1812 e alzavano il tricolore, e questo fa capire che agli ideali costituzionali cominciavano a mescolarsi quelli patriottici, per l’Italia e contro l’Austria.

Gli avvenimenti a quel punto divennero convulsi: il re Vittorio Emanuele I piuttosto che concedere la Costituzione abdicò a favore del fratello Carlo Felice (che era assente) lasciando la reggenza a Carlo Alberto. Questi concesse la Costituzione. Appena il re rientrò  sconfessò l’operato del principe reggente abrogando la Costituzione appena concessa. Il 22 marzo Carlo Alberto si allontanò da Torino e anche da Novara dove il re gli aveva ordinato di mettersi a disposizione dell’esercito, e abbandonò gli insorti al loro destino. Giunsero anche truppe austriache a sostegno dell’esercito regio e il moto liberale fu stroncato. Il tentativo di governo costituzionale era durato poche settimane.

A Milano un gruppo di liberali affiliati alla Carboneria aveva cominciato a preparare una sommossa dopo l’avvio del moto napoletano, fidando anche nell’appoggio che sarebbe venuto dal Piemonte. Già nell’autunno del 1820, però, la polizia austriaca, individuati i partecipanti, li arrestò. Furono successivamente processati e condannati a morte Silvio Pellico, Piero Maroncelli, il conte Federico Confalonieri e altri. Le condanne furono poi commutate nel carcere duro nella fortezza dello Spielberg, in Moravia.

Santorre_di_Santarosa_1860.jpg

Santorre di Santarosa, 1860.
Dopo il fallimento dei moti in Piemonte fuggì in esilio in Svizzera, poi in Francia e infine in Gran Bretagna. Partì infine nel 1824 per partecipare alle lotte per l’indipendenza della Grecia 
e morì nella battaglia di Sfacteria nel maggio del 1825 

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