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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
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Ugo Foscolo, poeta e primo esule
François-Xavier-Pascal Fabre, Ritratto di Ugo Foscolo, 1813, Biblioteca Nazionale di Firenze
Figlio di Andrea, un modesto medico veneziano, e della greca Diamantina Spathis, Niccolò Foscolo (o come è più noto Ugo Foscolo, perché lui stesso così preferì chiamarsi) lasciò Zante o Zacinto, l’isola ionia dove era nato nel 1778, una prima volta per compiere i suoi studi a Spalato e successivamente, dopo un temporaneo ritorno a Zante, per raggiungere la famiglia che, dopo la morte del padre, si era trasferita a Venezia.
Qui il suo particolare talento per la poesia e la sua passione per la letteratura vennero sostenuti e guidati da Jacopo Morelli che svolgeva la funzione di bibliotecario alla Marciana, dove pare che Foscolo trascorresse fino a dieci ore al giorno. Morelli lo aiutò a passare dalla traduzione dei classici greci e latini (Alceo, Anacreonte, Saffo, Orazio) alla lettura di autori del Settecento e lo introdusse nei salotti della nobiltà veneziana, tra cui quello della sua prima passione amorosa, la bella Isabella Teotochi Albrizzi, «dagli occhi lucenti». Qui e in altri ritrovi letterari ebbe modo di conoscere Ippolito Pindemonte e altri poeti e di respirare quel clima cosmopolita in cui si dibatteva intorno ai principi e agli eventi della Rivoluzione francese, ormai giunta alle sue fasi culminanti.
Louise Élisabeth Vigée Le Brun, Ritratto di Isabella Teotochi Albrizzi, 1792, Museo d’Arte di Toledo
In quel periodo Foscolo compose il Tieste, una tragedia di stampo alfieriano che, pare, avesse riscontrato il plauso dello stesso Alfieri e stese un ambizioso Piano di studi, dove la critica ha riconosciuto un primo abbozzo del romanzo epistolare che sarebbe diventato l’Ortis e dove il giovane poeta registrava le letture fatte: Cicerone, Montesquieu, Locke, Rousseau, Senofonte, Tucidide, gli storici romani, le Sacre Scritture, Omero, Virgilio, Dante, Tasso, Milton, Shakespeare. Fra gli autori contemporanei vi sono citati gli italiani Alfieri e Parini e gli inglesi Gray e Young, espressione di una poesia sepolcrale che influenzò sin dall’inizio Foscolo.
Insofferente verso le convenzioni e l’esteriorità dei salotti veneziani, decise di recarsi a Padova per conoscere Melchiorre Cesarotti, il traduttore dei Canti di Ossian, l’opera preromantica dello scozzese James Macpherson che tanta influenza ebbe su Foscolo, così come sulla produzione di altri scrittori di quel periodo. Si ritirò quindi sui Colli Euganei: non si sa se per sfuggire a un’epidemia di vaiolo o a una persecuzione politica.
Di lì a poco accolse con entusiasmo l’arrivo dell’esercito napoleonico vedendolo come propagatore dei principi della Rivoluzione francese, e prese parte attiva alla vita politica della municipalità di Venezia. Quando però, nell’ottobre 1797, Bonaparte firmò il trattato di Campoformio, che segnava la fine dell’indipendenza di Venezia e l’inizio del governo austriaco, si sentì tradito e si trasferì a Milano. Qui conobbe Parini e Monti e sua moglie, Teresa Pikler, un’altra contrastata passione amorosa, ed entrò a far parte del Circolo costituzionale di Milano, ritrovo di patrioti e letterati radicali quali Melchiorre Gioia e Pietro Custodi. Nell’estate 1798 si trasferì a Bologna, dove collaborò alla redazione del «Genio democratico», un foglio rivoluzionario fondato dal fratello Giovanni, poi riassorbito nel «Monitore bolognese». Nel 1799 si arruolò come volontario nell’esercito, partecipando nei mesi seguenti a diverse battaglie. Entrerà così, con il grado di capitano, nei ruoli degli ufficiali delle Repubblica italiana (1802) e del Regno d’Italia (1805).
Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, pubblicate nel 1798 e poi in versioni riviste nel 1802 e nel 1817, riflettevano le aspirazioni politiche e la sensibilità romantica di quella generazione di patrioti, e diventarono il più famoso romanzo del Risorgimento. Il personaggio femminile di Teresa gli era stato ispirato dagli infelici amori per Teresa Pikler Monti e per Isabella Roncioni, una giovane già promessa sposa conosciuta durante un soggiorno a Firenze.
Rientrato a Milano, negli anni tra il 1801 e il 1804, pur colpito dal grande dolore per la morte del fratello Giovanni, si dedicò intensamente all’attività letteraria: pubblicò l’Orazione a Bonaparte, una raccolta di liriche con i sonetti e le odi più famosi: Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, All’amica risanata e A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, rielaborò e portò a termine l’Ortis. Inoltre diede alle stampe la sua traduzione in endecasillabi sciolti della Chioma di Berenice di Catullo e la prima versione dell’inno Alle Grazie che era accompagnata da un compendio con i lineamenti della sua poetica ispirata dalle idee neoclassiche del Winckelmann.
Fra il 1804 e il 1806 fu in Francia, aggregato all’esercito napoleonico come capitano di fanteria e, in attesa di compiere la progettata e mai attuata invasione dell’Inghilterra, venne incaricato degli approvvigionamenti e distaccato a Valenciennes, dove conobbe una giovane inglese, alla quale si era rivolto per apprendere la lingua, lady Fanny Emerytt Hamilton, che gli darà una figlia. Rivedrà la figlia Mary o Floriana, come preferirà chiamarla, molto tempo dopo in Inghilterra e sarà il conforto dei suoi ultimi anni. In questo periodo cominciò la traduzione del Sentimental Journey di Thomas Sterne.
Rientrato dalla Francia, soggiornò a Venezia, dalla famiglia, a Padova e a Verona, dove mise a punto con Ippolito Pindemonte il progetto Dei Sepolcri al quale lavorerà a Brescia, mentre era ospite nel palazzo della sua amante, la contessa Marzia Martinengo. Il famoso carme venne dato alle stampe nel 1807 presso l’editore Niccolò Bettoni di Brescia.
La copertina dell’opera Dei Sepolcri
Nel 1808, sollevato dagli incarichi militari grazie all’intervento del generale Augusto Caffarelli e circondato da una crescente reputazione come letterato, Foscolo ottenne la cattedra di Eloquenza presso l’Università di Pavia. Qui pronunciò la sua celebre orazione inaugurale, Dell’origine e dell’ufficio della letteratura, ma vi tenne poche lezioni, perché l'incarico fu in breve tempo soppresso da Napoleone, divenuto sospettoso di ogni libero pensiero. Per di più, nel 1811, l’implicita condanna del regime napoleonico contenuta nella sua tragedia Aiace gli alienò i favori delle autorità, costringendolo a lasciare la Lombardia per rifugiarsi dapprima a Venezia e poi a Firenze, dove negli anni 1812-1813 poté serenamente e produttivamente concentrarsi sulla attività letteraria. Nel ritiro di Bellosguardo infatti rielaborò con una nuova stesura l’inno Alle Grazie, pubblicato come carme articolato in tre parti nel 1813, scrisse la tragedia Ricciarda, rappresentata in Firenze nello stesso anno, e completò la traduzione del Viaggio sentimentale di Sterne, dandolo alle stampe.
Nel 1814 fu tra gli ufficiali che sperarono di salvare il Regno d’Italia con l’aiuto del viceré Eugenio di Beauharnais. All’arrivo degli austriaci, e nonostante avesse ricevuto dal feldmaresciallo Bellegarde l’offerta di dirigere una rivista letteraria e ne avesse già disegnato il piano editoriale, preferì lasciare l’Italia, piuttosto che prestare giuramento al nuovo governo. Inseguito in Svizzera da un ordine di estradizione austriaco, poté proseguire per l’Inghilterra, grazie a un passaporto diplomatico, ottenuto in quanto nativo delle isole Ionie che erano in quel tempo un protettorato inglese. Si stabilì quindi in Inghilterra, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita e dove divenne un punto di riferimento obbligato per la maggior parte degli altri esuli italiani e greci, anche se litigò con quasi tutti.
All’inizio trasse vantaggio dalla grande fama che aveva ormai raggiunto come poeta e si inserì facilmente nelle più importanti cerchie aristocratiche e letterarie, in particolare nel circolo liberale che si raccoglieva intorno a Lord Holland. A Londra pubblicò numerosi scritti su riviste, trattando questioni di storia e letteratura italiana con studi critici su Dante, Petrarca, Boccaccio, e intervenne nel dibattito politico del tempo con posizioni favorevoli alle nazioni oppresse, come nel caso della cessione del villaggio di Parga all’Impero turco.
Negli anni successivi però, il suo difficile carattere, che gli alienò molte simpatie, una vita troppo dispendiosa, segnata da scelte avventate (come la costruzione di una grande villa dove vivere, che gli sarà sequestrata), ridussero il poeta sul lastrico. Nel 1824, uscito dal carcere, dopo un breve periodo di detenzione per debiti, e inseguito dai creditori fu costretto a sopravvivere, sotto falso nome, nei quartieri più poveri e malsani di Londra, dove verosimilmente contrasse la tubercolosi che lo porterà a morte precoce nel 1827, a soli 49 anni, nel sobborgo londinese di Turnham Green. Nell’ultimo periodo aveva ritrovato la figlia Floriana, di cui era stato nominato tutore intascandone l’eredità e consumandola in breve tempo. La giovane, che lo aveva assistito con devozione fino alla fine, gli sarebbe sopravvissuta per soli due anni.
Guida alla Lettura
1) Segna su una carta geografica dell’Europa il percorso compiuto da Foscolo dall’isola natale, Zante, a Londra, città in cui morì, indica la data per ciascuna tappa e scegli un’immagine che la rappresenti (per esempio un libro, un ritratto, un monumento,…).
2) Carlo Cattaneo ebbe a dire nel 1860 che Foscolo, andandosene esule fino alla morte, inaugurò per l’Italia la «nuova istituzione dell’esilio». Quale significato puoi attribuire a questa affermazione?
3) Quali aspetti della vita di Foscolo ti sembrano “romantici”? Indicali e spiega perché.