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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 3.2 SOGGETTI e PROTAGONISTI - Le biografie -  Giovanni Pantaleo 

Giovanni Pantaleo

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Giovanni Pantaleo nacque a Castelvetrano nel 1832 da una famiglia di modeste condizioni che, ciò nonostante, lo fece studiare. I suoi primi maestri furono i fratelli Pappalardo, liberali che, avendo partecipato ai moti del Quarantotto, vennero poi esiliati a Favignana e a Pantelleria. A sedici anni Giovanni Pantaleo si fece frate dell'ordine dei Francescani Minori Riformati e, dopo un anno di noviziato, frequentò il convento di Salemi dove ebbe come maestro Benedetto D'Acquisto, il filosofo che diventerà arcivescovo di Monreale. A ventidue anni fu ordinato sacerdote. Conseguì poi una laurea in Filosofia e una in Teologia e fu incaricato per qualche tempo di insegnare filosofia morale. Si distinse  presto per la sua capacità oratoria: riusciva infatti molto persuasivo ed efficace nelle sue prediche ai fedeli. 

Secondo una versione più mitica che storica partecipò alla rivolta antiborbonica dell’aprile 1860: la leggenda lo riconosce infatti nel frate che suonò le campane del convento della Gancia. Dal convento, dove erano ammassate le armi e dove era nascosto un gruppo di rivoltosi, doveva partire la sollevazione popolare che fu, invece, repressa sul nascere.

Aderì alla Spedizione dei Mille poco dopo lo sbarco a Marsala: la sua figura e la sua capacità oratoria giovarono non poco alla buona riuscita dell’impresa. Ecco come lo dipinge Paolo Rumiz nel suo reportage del 2010 Camicie rosse
 

Giovanni Pantaleo, il frate cappuccino bello e forte come un re leone, che a Castelvetrano si mette al servizio di Garibaldi con tonaca e scimitarra e resterà con lui per sempre. L’uomo che diventa l’arma segreta del Generale, lo precede a cavallo e convince i parroci a rinunciare alla resistenza. Quando Alcamo aspetta con le armi in pugno un nemico che ritiene barbaro e senza Dio, Pantaleo va a parlamentare e, poiché la Sicilia val bene una messa, promette che Garibaldi bacerà il Santissimo. Garibaldi lo farà, e la folla in delirio gli aprirà la strada per Palermo. («La Repubblica», 18 agosto 2010).

È Pantaleo a rappresentare, nell'immaginario collettivo, il basso clero siciliano che si confonde con il popolo in armi e combatte con i garibaldini per cambiare le sorti dell'isola e dell'Italia.               

Da quell’incontro il frate-soldato sarà al fianco di Garibaldi in ogni impresa. Lascerà infatti la tonaca, quando i suoi tentativi di costituire una sorta di “Chiesa del Popolo”, un’associazione di uomini di chiesa di tendenza patriottica, si scontreranno con i divieti della gerarchia ecclesiastica.

Nel 1862 Giovanni darà un contributo organizzativo  alla spedizione in Aspromonte e poi raggiungerà Garibaldi nella fortezza di Varignano, assistendolo durante l'operazione per estrargli la pallottola dalla gamba, e,  quindi, lo accompagnerà a Caprera.
Ritroviamo ancora il nostro coraggioso ex frate nel Tirolo, a Bezzecca, durante la III guerra d'Indipendenza, col grado di sergente; a Mentana, nel 1867; a Digione, col grado di capitano, sempre accanto al generale, durante la guerra franco-prussiana.
Successivamente Giovanni Pantaleo si trasferì a Roma, dove visse in grandi ristrettezze, con la madre, la sorella Filippa, e la famiglia che si era creato, avendo sposato a Lione, il 22 giugno del 1872, Camilla Vahè.

Nella capitale morì  il 3 agosto 1879; non aveva ancora compiuto 47 anni.

Un “Comitato di Solidarietà”, costituitosi a favore della famiglia di Pantaleo, raccoglierà  con pubblica sottoscrizione una somma di circa 7 mila lire, mentre il Governo concederà una rivendita di Sali e Tabacchi ai tre figli Elvezia, Giorgio Imbriani e Clelia e  una ricevitoria del Lotto alla vedova.
Solo dopo la sua morte si saprà che per le sue benemerenze patriottiche il re Vittorio Emanuele II gli aveva concesso  nel 1861 la Croce di Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro.

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Fra’ Giovanni Pantaleo

Guida alla Lettura

1) Osserva i due ritratti di Fra’ Giovanni Pantaleo. Quali differenze noti?

Descrivine i diversi abbigliamenti  ed indica in quali circostanze della sua vita può averli indossati.

Fai almeno un esempio per ciascuno dei due vestiti, dopo aver consultato la biografia di questo frate-patriota.

 

2) Dopo aver letto i giudizi espressi su Giovanni Pantaleo, in epoche differenti, esprimi il tuo parere su questo personaggio e sul suo ruolo nella Chiesa del tempo e nella lotta per l’unità nazionale.

  • «Pantaleo è la personificazione del progresso italiano, morale e materiale». (Garibaldi, Lettera da Caprera, 13 ottobre 1866)

  • «I preti del Nord erano codini, quelli del Sud spesso liberali... Per i poveri, qui, la tonaca era il solo modo di studiare e uscire dalla condanna della campagna... Qui i preti hanno espresso intellettuali formidabili». (Giuseppe Camporeale citato da Paolo Rumiz in “Il frate con la scimitarra” da «La Repubblica», 18 agosto 2010)

  • «Eppure non può dirsi che questa leggendaria figura di sacerdote-soldato sia veramente emblematica di quella Chiesa siciliana che si schierò dalla parte dei Mille e della loro impresa: perché pochi, nel mondo ecclesiastico, avrebbero seguito Garibaldi sempre e comunque, anteponendo gli ideali che avevano ispirato la rivoluzione, al senso di appartenenza cattolico.» (da Sicilia 150 – Sito ufficiale della Regione)

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