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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Un decennio di preparazione e di guerre (1850-1859) - 3 SOGGETTI E PROTAGONISTI - Clara Maffei e il suo salotto
Clara Maffei e il suo salotto
Ritratto di Clara Maffei
Clara Carrara Spinelli nasce da una nobile famiglia di Bergamo nel 1814. Nei libri di storia e di letteratura è più nota con il cognome del marito: Maffei. Clara ha solo diciotto anni quando sposa il poeta Andrea Maffei, che ha quasi il doppio dei suoi anni. Dal matrimonio nasce una bambina che muore a neppure un anno di vita, lasciando nella giovane Clara una ferita incancellabile. Proprio per distrarla dal profondo dolore, il marito intensifica gli inviti in casa Maffei, dando inizio, nel 1834 circa, al famoso salotto, che è dapprima soprattutto artistico e letterario. D’altronde, Andrea Maffei è un animatore della vita mondana e letteraria della capitale lombarda. Iniziano così a frequentare casa Maffei importanti giornalisti, scrittori, musicisti e artisti italiani dell’Ottocento: Tommaso Grossi, Massimo D’Azeglio, Giuseppe Verdi, Giuseppe Giusti, Alessandro Manzoni, il pittore Francesco Hayez, autore di un celebre ritratto della contessa, e molti altri. Non mancano gli stranieri: Franz Liszt e Honoré de Balzac durante i loro soggiorni milanesi sono suoi ospiti.
Andrea Maffei è un ospite apprezzato: autore di libretti d’opera, traduttore di Goethe, Schiller, Shakespeare e altri artisti europei, ma anche amante del gioco e delle ballerine, infedele e costantemente inseguito dai creditori. Più apprezzata e stimata del marito è Clara, elegante, minuta, colta, affabile nell’accoglienza dei suoi ospiti. A trentadue anni, nel 1846, Clara si separa dal marito, troppo frivolo e mondano per gli ideali della contessa, ormai sempre più attenta e partecipe del clima politico liberale che sta maturando: il suo salotto non è più solo un centro di elaborazione culturale, ma si discute anche di politica. Clara è coinvolta nel fervore intellettuale e patriottico che precede e accompagna le vicende delle Cinque Giornate. Molti degli ospiti abituali del salotto di casa Maffei combattono sulle barricate insieme al popolo milanese, e Clara stessa ospita in casa sua Cristina di Belgioioso, che arriva a Milano alla testa di 200 volontari napoletani.
Tra i suoi frequentatori assume un ruolo crescente Carlo Tenca, letterato, giornalista e patriota tra i più impegnati che, sebbene di umili origini, affascina Clara in una comunanza di ideali e sentimenti che li legherà per tutta la vita. Tenca diviene il compagno della contessa, che lo segue nell’esilio a Locarno dopo le Cinque Giornate di Milano. Al rientro in Italia, Clara si trasferisce da casa Maffei, in via dei Giardini, in via Bigli 21, dove ricomincia a ricevere amici, artisti e intellettuali ogni giorno dalle 15 alle 18. La casa è vicina a quella di Tenca perché, dopo la separazione dal marito, lei non vorrà più convivere con nessuno: «Io appartengo a me medesima, solo io voglio essere giudice del mio operare».
Il suo salotto mantiene un ruolo importante durante gli anni dell’unificazione, luogo di discussione su strategie politiche, ipotesi sul futuro assetto dell’Italia, ma anche centro di raccolta di fondi, rifugio e punto di riferimento di patrioti ricercati e in fuga. Clara conosce Mazzini, ma abbraccia poi le strategie politiche di Cavour. Nel 1859, durante la Seconda guerra d’indipendenza, ospiterà gli ufficiali di Vittorio Emanuele e Napoleone III, che le invierà una lettera di ringraziamento e un ritratto autografato (incorniciato sulle pareti del salotto).
Con l’unificazione dell’Italia il ruolo del salotto si riduce. Carlo Tenca, eletto deputato, vive sempre più spesso a Torino e mantiene con la compagna della sua vita una fitta corrispondenza, da cui emerge la delusione di entrambi per gli ideali che si infrangono nelle lungaggini e nei compromessi dei lavori parlamentari.
Scomparso Carlo Tenca nel 1883, Clara Maffei conduce una vita sempre più ritirata e muore pochi anni dopo, nel 1886. Al suo capezzale è corso Giuseppe Verdi.