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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Un decennio di preparazione e di guerre (1850-1859) - 3 SOGGETTI E PROTAGONISTI - La contessa di Castiglione, spia e fotografa

La contessa di Castiglione, spia e fotografa

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Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, in un ritratto di Michele Gordigiani

Giudicata una delle donne più belle del suo tempo, la contessa di Castiglione è passata alla storia per alcune vicende della sua vita, non casuali, ma da lei consapevolmente volute.
Virginia Oldoini nasce a Firenze nel 1837 in una famiglia della migliore aristocrazia: la madre è la marchesa Isabella Lamporecchi, il padre il marchese Filippo Oldoini di La Spezia. Educata alla scuola delle Orsoline, dimostrò ben presto una personalità originale, caratterizzata da intelligenza e stile comunicativo brillante: cosa che faceva ancor più risaltare la sua straordinaria bellezza.
A diciassette anni sposa il conte Francesco Verasis di Castiglione Tinella, cugino di Camillo Benso di Cavour, e si trasferisce a Torino nel palazzo di famiglia del conte. Ben presto fece ingresso alla corte dei Savoia, dove ottenne un grande successo e conobbe il re Vittorio Emanuele II.
Non fu una moglie devota: ebbe numerosi amanti attratti dal suo fascino e, del resto, il narcisismo spiccato della contessa aveva bisogno di continue conferme. Ne approfittò Cavour, che ritagliò su misura per lei un’audace missione: le propose di conquistare l’imperatore dei francesi, Napoleone III, per convincerlo a sostenere la causa dell’indipendenza italiana. Pare che le si rivolgesse così: «cerca di riuscire, cara cugina, con il mezzo che più vi sembrerà adatto, ma riuscite!».
Virginia era donna colta e intraprendente, conosceva quattro lingue, ma era anche convinta sostenitrice della nuova nazione italiana. Ben consapevole del suo fascino, accettò la sfida. Nel 1855 si trasferì a Parigi dove l’attendeva Costantino Nigra, fidatissimo diplomatico di Cavour. Anche a Parigi ottenne un vero trionfo, suscitando, come è naturale, feroci gelosie.
Si appuntava nel suo diario personale frasi come queste:

ogni donna ha il dovere di essere bella, non per sé, ma per gli altri. Per sé invece, deve essere ambiziosa, astuta e agguerrita

oppure:

io sono io, e me ne vanto; non voglio niente dalle altre e per le altre. Io valgo molto più di loro. Riconosco che posso non sembrare buona, dato il mio carattere fiero, franco e libero, che mi fa essere talvolta cruda e dura. Così qualcuno mi detesta; ma ciò non mi importa non ci tengo a piacere a tutti.

Divenne amante di Napoleone III per circa un anno. Sicuramente altri motivi di carattere internazionale convinsero l’imperatore a intervenire a favore del Piemonte alla Conferenza di Parigi del 1856 dopo la guerra di Crimea, ma il contributo della contessa fu innegabile. La sua influenza sull’imperatore spinse l’imperatrice Eugenia a fare in modo di allontanarla da Parigi. Pare che la polizia avesse organizzato un finto attentato all’imperatore di cui era responsabile un italiano. Virginia abbandonò Parigi, dove rientrò solo nel 1870 dopo la caduta del Secondo Impero.
Soggiornò a Torino, dove divenne amante anche di Vittorio Emanuele. Infine, rimasta vedova, si traferì in un appartamento del centro di Parigi, dove si dedicò alla nuova arte della fotografia, con la collaborazione del fotografo Pierre-Louis Pierson. La sua creatività si espresse in opere molto originali, che testimoniano un modo innovativo di accostarsi a questa nuova espressione fotografica. Morì nel 1899 e fu sepolta nel cimitero parigino Père Lachaise.
Le fonti che possono testimoniare le vicende della sua vita sono state eliminate, al punto che molti storici negano alla contessa un ruolo significativo nelle vicende dell’indipendenza italiana. Resta il suo diario personale, che lei chiamava journal, in cui riportava riflessioni o episodi che mettono in risalto le sue doti. Solo raramente annotava fatti realmente accaduti, ma trascritti con un codice cifrato che aveva imparato a utilizzare nella corrispondenza con Cavour. Invece protocolli, documenti, corrispondenza con re, politici e banchieri con cui era entrata in contatto furono bruciati dalla polizia segreta dei Savoia, che, dopo la sua morte, perquisì il suo appartamento parigino.

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