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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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Reggio aprì la strada per Napoli (A. Mario)
Dalla testimonianza di Alberto Mario sulla Spedizione dei Mille La camicia rossa ricaviamo informazioni sui rapporti fra Garibaldi, Vittorio Emanuele e la regia non proprio occulta di Cavour. Dopo la conquista di Reggio Calabria, la sera del 22 agosto 1860, il Generale conversa con gli ufficiali del suo Stato Maggiore.
Garibaldi rifecesi brioso e ringiovanì come al padiglione della reggia di Palermo. Nella sua lunga missione di liberatore, quel giorno deve segnalarsi fra i più luminosi perché dei più decisivi.
Calatafimi preluse a Palermo: Reggio a Napoli. Aggiungi che lo sbarco a Melito gli costò più pensieri dello sbarco a Marsala. Volgendo il discorso al marchese Trecchi suo aiutante, inviato e agente di Vittorio Emanuele, dissegli con qualche mestizia, ma senza amarezza:
– Il vostro ammiraglio Persano aveva l’ordine di lasciarmi colare a picco.
Quivi Nullo mi sussurrò in linguaggio bergamasco:
– E senza la miseria d’un palischermo per salvare il marchese, amico di casa!
Udillo il generale e rise; indi ripigliò:
– Per passare lo stretto ci fu mestieri girare mezzo Mediterraneo da Messina a Caprera, a Palermo, alle acque di Malta, a Melito, e Persano con due fregate gustava da Messina la musica delle cannonate borboniche contro i nostri tapini vapori da trasporto.
– L’ammiraglio ed i suoi padroni vollero tributarvi tutto il merito dell’impresa, generale, io soggiunsi ironicamente, sbirciando il marchese il quale, uomo senza fiele, e forse impensierito del bagno in cui l’avrebbero abbandonato gl’ingrati amici, si ritirò con noi facendo eco alle celie.
Da Mario A., La camicia rossa, 3° episodio “Veni, vidi, vici”, Edizioni Antilia, Treviso 2011, pp. 75-76. Il testo è consultabile per intero qui.
Panorama di Reggio Calabria con lo Stretto e l’Etna sullo sfondo