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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 2. SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.9 Calabria e Basilicata - Sui monti della Calabria (A. Mario)

Sui monti della Calabria (A. Mario)

Alberto Mario, con altri duecento compagni, viene mandato da Garibaldi in Calabria, nella notte fra il 7 e l’8 agosto. Lo scopo è favorire lo sbarco del grosso dell’esercito garibaldino costringendo parte delle truppe borboniche a lasciare la costa per inseguirli sui monti. Il compito risulta difficile per l’asprezza del terreno, la presenza del nemico e l’ostilità di parte della popolazione. Ciò nonostante il gruppo, rinforzato da squadre di volontari locali, tiene duro. Dal racconto emergono la decisione e il coraggio dei garibaldini e le caratteristiche del loro modo di combattere.


Il quartier generale era relativamente numeroso e singolare. Il colonnello comandante, un maggiore, quattro capitani, un luogotenente, due sottotenenti. Tre mesi addietro, di cotesti nove, uno era poeta, due avvocati, uno mercadante di tele, uno fotografista, uno notaio, uno ingegnere, uno agricoltore e uno letterato; quasi tutti soldati volontari nelle guerre italiane dell’indipendenza, indi esuli, o carcerati. Il coraggio e l’intuito supplivano alla scienza militare.
[…] Il maggiore Missori propone al Consiglio dei Dodici un’irruzione in Bagnara. Plutino obbiettava vivamente che Bagnara guardavano tremila borbonici, che le truppe di Scilla ci avrebbero minacciato di fianco, che da Sant’Angelo saremmo stati circuiti e impediti nella ritirata ai Forestali […].

– Noi, signor Plutino, replicò il maggiore, non contraemmo l’abitudine di numerare il nemico; i Mille di Marsala vinsero a Calatafimi, liberarono Palermo. Qui siamo devoti a morte, ma vogliamo morire degnamente. Se rifiutate di seguirci coi vostri, andremo soli; troppo sciolti e snelli del resto per non isfuggire ai tardi movimenti di truppe regolari.

I partigiani dei propositi più arditi, costituendo i tre quarti del Consiglio, votarono per Bagnara. Plutino, vuotato il sacco delle obbiezioni, concluse volgendosi a noi: – Quando vi ascolto e vi guardo, bravi giovanotti, io vi adoro, ma siete matti. Nondimeno starò con voi sino alla fine.

Partimmo a mezzanotte, e traversato l’altipiano si cominciò la discesa per luoghi quasi impraticabili e inusitati. La luna cortesemente illuminava la via, ma su quelle ripidissime chine sgretolate si andava più spesso a ruzzoloni che sui nostri piedi. Una risata ad ogni caduta mantenne la colonna nel miglior umore, e alleviò una marcia di dieci ore consecutive.
[…] Adunate in circolo le sparute genti, il maggiore disse con tranquilla energia: – I nostri sforzi furono coronati; il nemico s’ostinò sulla nostra orma indebolendo grandemente le linee dello stretto. Noi siamo quasi circondati. Ma adesso che abbiamo le munizioni, possiamo farci valere per tre o quattro giorni ancora. Il nemico mi propose una capitolazione onorevole. Risposi che i garibaldini non capitolano. Ho interpretato il vostro pensiero?

– Sì, urlarono cinquecento bocche.

– Ma se alcuno tra voi non si sentisse la virtù pari al cimento, se ne vada sin che c’è tempo. Fra qualche ora sarà troppo tardi.

Egli tacque. E seguì un silenzio solenne. Indi riprese e dimandò: – Nessuno parte?

Ogni capo di compagnia rispose: – Nessuno. 
 


Da Mario A., La camicia rossa, Edizioni Antilia, Treviso 2011, pp. 21, 24-25. Il testo è consultabile per intero qui.    

 

 

 

 

Guida alla Lettura    

1) I garibaldini, a cominciare dagli ufficiali al comando del gruppo, sono soldati di professione? Che cosa li porta a essere così sicuri di sé?
 
2) Individua nel testo tutti gli aspetti che ti sembrano caratterizzare il modo di combattere dei garibaldini, fanne un elenco e prova a spiegare se e perché potevano portare al successo sulle truppe borboniche.
 
3) Quale ti sembra l’umore dei garibaldini in marcia? Come mai sono così, nonostante il pericolo e la difficoltà del cammino?
 
4) Perché Plutino dice che i garibaldini sono matti, ma che li adora e andrà con loro?
 
5) Il maggiore Missori risponde al nemico che i garibaldini non capitolano. Nelle memorie di altri testimoni si afferma che i garibaldini non arretrano. Non è una battuta, come puoi vedere per esempio nello scontro di Castelmorrone, nei giorni della battaglia sul Volturno.

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