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La madre veneziana: Mercantini canta i fratelli Bandiera
Il poeta Luigi Mercantini (1821-1872), autore di numerosi testi patriottici, alcuni assai celebri (La spigolatrice di Sapri, l’Inno di Garibaldi) compose La madre veneta al campo di San Martino (poesia nota anche come La madre veneziana) ispirandosi alla vicenda dei fratelli Bandiera.
La veneziana Maria affronta un lungo cammino alla ricerca dei figli Attilio ed Emilio che si erano arruolati con i piemontesi per combattere contro gli austriaci e di cui non aveva avuto più notizie dalla battaglia di San Martino, avvenuta il 24 giugno 1859. La ricerca la porta al campo di San Martino, dove incontra Emilio.
La madre veneta al campo di San Martino
la sera del 12 luglio 1859
«Or che la tenda vostra è in sul confino,
perché, o figliuoli, niun di voi mi scrive?
Palestro alla Venezia è men vicino;
pur mi fu detto – Attilio, Emilio vive.
Dio! Chi sa quante madri a San Martino
fatte avrà il piombo dei lor figli prive!
Chi sa chuna di quelle io pur non sia!..»
Così dicea la povera Maria.
Aspettò un giorno, aspettò un altro ancora,
né mai le venne lettera o imbasciata.
Alfin d’un bel mattino alla prim’ora
si mise in via la donna sconsolata,
e camminò più dì senza dimora
in forma di mendica abbandonata.
Al dodici di luglio innanzi sera
passò Maria del Mincio la riviera.
– Chi sei, povera donna, e qua che vuoi?
– Son Veneziana e cerco i figli miei.
– Che nome hanno e che schiera i figli tuoi?
– Attilio, Emilio han nome, e son nel sei.
– Mi duole, donna, ma non son con noi.
– Quanto ancor, per trovarli, andar dovrei?
– Vedi: là quell’altura è San Martino,
ei son là dietro – e le insegnò il cammino.
Tremò sentendo a nominar quel colle,
e: «Son vivi?» dimandar volea;
ma la voce di subito mancolle,
e a stento su per l’erta il piè movea.
Col gomito al fucile e il ciglio molle
la scolta a riguardarla si volgea:
la poveretta come più saliva
più si sentia tremare, e impallidiva.
E quando fu arrivata a quell’altura.
si chinò per guardar l’altro pendio,
e tutto le sembrò una sepoltura;
le sembrò udir gridare: – Madre, addio!
E vista ad una fossa una figura
le braccia aperse e disse: – Figlio mio!
Ma giunta ove suonata avea la voce
vide segnato – Attilio – ad una croce.
Si fece bianca e le si chiuser gli occhi.
ma non poté mandar grido o lamento;
Piegò davanti alla croce i ginocchi,
e così stava senza movimento:
di San Martino i flebili rintocchi
salutarono il dì ch’era ormai spento;
ella a quel suono in un gran pianto uscio,
e giù cadde chiamando: – Attilio mio.
Attilio mio, partendo mi dicesti:
«Ti porterò un bel fior di Lombardia...»
E tu, mio primo fior, tu qui cadesti,
né più verrai dov’io ti partoria.
Venezia sarà tutta in gaie vesti,
e il bruno avrà la povera Maria;
ma io porrò sul bruno il tricolore,
ci porrò il nome tuo, mio santo amore.
Il nome ch’io ti posi hai ben portato,
ch’io per la patria ti nomava Attilio:
ma, dimmi, il tuo fratel dov’è restato?
S’ei fosse morto, saria teco Emilio.
Oh! Almen dentro a Venezia entrar soldato
vedessi lui sul ponte o col navilio!
Bella Venezia come non fu mai
Sarà quel dì... ma tu non la vedrai...
– Bella né tu né io la rivedremo,
che già Venezia nostra è sentenziata:
la regina del mar ritorna al remo,
e per maggior dolor sola è lasciata.
Povera madre! In sul confine estremo
per riveder noi due sei qui volata:
morto di ferro sta qui sotto Attilio,
io di dolore morirò in esilio.
Così piangendo, della madre in seno
Emilio si gittò tutto improvviso.
Ella, in vederlo, fu per venir meno.
ma al duro annunzio colorossi in viso:
gli occhi d’ira mandarono un baleno,
e in quei del figlio li teneva fiso;
presa la destra gli gridò: – Qui giura
che terrai l’arme finché il cor ti dura.
Giurami qui del tuo fratel sull’ossa,
che te giammai non vincerà il dolore:
farà l’Italia nuovo sangue rossa,
e sarò lieta s’anche Emilio muore;
ma nel Veneto suol sia la tua fossa:
così due terre unito avrà il mio cuore.
senza figli restiam, venete madri,
ma non resti Venezia in man dei ladri.
Attività
I fratelli Bandiera vengono fucilati nel 1844, nel vallone di Rovito, vicino a Cosenza, dopo che avevano inutilmente tentato di far insorgere la Calabria contro il governo borbonico. La poesia è invece ambientata sul campo di battaglia di San Martino (12 luglio 1859). La data di composizione non è indicata; il volume in cui è contenuta è stato pubblicato nel 1865. Dalla biografia di Mercantini sappiamo che in genere il poeta componeva di getto, poco dopo il verificarsi dell’evento. È perciò molto probabile che questa poesia sia del 1859. Che cosa vuole rappresentare il poeta, secondo te? Per spiegarne il significato, puoi consultare: