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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il biennio 1848-1849 - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.4 La Prima Guerra d'indipendenza - L'insofferenza di un volontario per l'esitazione di Carlo Alberto
L’insofferenza di un volontario per l’esitazione di Carlo Alberto
Emilio Dandolo in una stampa di Alessandro
Focosi
Emilio Dandolo insieme al fratello Enrico e agli amici Luciano Manara ed Emilio Morosini, dopo essere stato uno dei protagonisti delle Cinque Giornate di Milano, si unì con altri volontari lombardi all’esercito piemontese nella guerra contro gli austriaci.
Dopo l’armistizio Salasco il battaglione Manara, di cui Dandolo faceva parte, fu distaccato vicino a Vercelli e lì rimase per lunghi mesi, mentre da parte dei patrioti cresceva la pressione sul re Carlo Alberto perché riprendesse la guerra interrotta, a Venezia la Repubblica di San Marco continuava a resistere e a Roma cresceva una tensione popolare che negli ultimi mesi del 1848 avrebbe cacciato il papa e proclamato la repubblica.
In questo clima Dandolo non sopportava più di stare inoperoso, come appare in una lettera inviata alla madre e alle sorelle dell’amico Morosini il 3 novembre 1848.
A dir la verità io non capisco a che gioco giochiamo. […] Io non ne posso più. Ancora qualche giorno di questo ozio incomprensibile, e io do le mie dimissioni e corro a prendere il fucile. I soldati nostri sono sufficientemente tranquilli, ma io non ne posso più. L’idea di una rivoluzione così bella ed eroica, senza che possa metterci il naso, mi pare una viltà che non potrò più lavare. Basta, io spero che qualcosa si farà, altrimenti il mio partito è preso. Scelgo il più matto di tutti i condottieri repubblicani e vado sotto di lui; e gli mostrerò che anche un costituzionale (per forza) sa metterci la pelle come tutti. Oh bella! Mi pare che questa volta la Repubblica abbia più coraggio della Costituzione ed io che son del partito di chi va contro i Tedeschi, mi pare che farei male a fare il Costituzionale al fuoco del camino, piuttosto che il Repubblicano al fuoco del cannone. Intanto ci penserò e spero che gli avvenimenti si decideranno.
Da Monti A., Quarantotto romantico ed eroico, Sansoni, Firenze 1948, p. 149.
Guida alla Lettura
1) Cerca su Wikipedia la biografia di Emilio Dandolo e calcola quanti anni aveva nel momento in cui scrisse la lettera.
2) Dandolo scrive di essere un «Costituzionale», ma aggiunge tra parentesi «per forza». Che cosa credi che volesse dire? Tieni conto che qui «costituzionale» vuole significare «monarchico», dato che Carlo Alberto e gli altri sovrani della penisola avevano
concesso costituzioni nei primi mesi del 1848, e prova a rispondere.
3) Perché Dandolo accusa i costituzionali di stare al fuoco del camino mentre i repubblicani stanno al fuoco del cannone? Dalle cose che hai studiato su quel periodo, ti sembra che la sua accusa sia giustificata?
4) Guarda nella sua biografia che scelta fece nei mesi seguenti e prova a scrivere, come se fossi lui, una lettera alle stesse amiche (le sorelle di Emilio Morosini) in data 10 giugno 1849. Per farlo, devi leggere la storia della ripresa della guerra nel marzo 1849 e quella della Repubblica Romana.