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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 3.2 SOGGETTI e PROTAGONISTI - Le biografie  - Jessie White Mario, combattente e scrittrice

Jessie White Mario, combattente e scrittrice

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Ritratto di Jessie White Mario

Jessie White Mario nasce in Inghilterra, a Portsmouth, nel 1832, in una famiglia ricca (il padre è un armatore) e di idee liberali. Ha così l’opportunità di frequentare le migliori scuole, di laurearsi in filosofia a Parigi e di viaggiare in tutta Europa, avvicinando le più note personalità liberali e repubblicane. Rientrata a Londra avrebbe voluto studiare medicina, ma non può frequentare l’università, perché la professione di medico non era a quel tempo consentita alle donne.
Nella capitale Jessie conosce e frequenta Mazzini, e comincia ad affermarsi come giornalista: i suoi scritti a favore dell’Italia escono sui principali giornali inglesi. Per questo la chiamano “la Giovanna d’Arco della causa italiana”.
Nel 1857 è a Genova per organizzare la spedizione di Sapri: a lei Carlo Pisacane affiderà il suo testamento spirituale. Qui sarà arrestata e imprigionata insieme ad Alberto Mario, il patriota veneto che, di lì a poco, diventerà suo marito. Scarcerati, i due tornano in Inghilterra e si sposano: condivideranno da allora una vita di amore e di passione politica.
Su incarico di Mazzini, i due coniugi vanno negli USA per un ciclo di conferenze destinato a raccogliere adesioni alla causa italiana.
Nel 1859, con la Seconda guerra d’indipendenza, rientrano in patria, ma vengono di nuovo arrestati e devono riparare in Svizzera, dove Alberto conosce Cattaneo, del quale apprezza le idee. La Spedizione dei Mille li vede in prima linea: il 20 giugno 1860 raggiungono Garibaldi a Palermo con il contingente guidato da Giacomo Medici. Ad Alberto viene affidato un ruolo fra i luogotenenti del generale, Jessie è incaricata di organizzare un corpo di ambulanze per il soccorso dei feriti.
Tra i combattenti Jessie è molto popolare, tanto da meritarsi due medaglie d’oro e il soprannome di Miss Uragano per la forza e il coraggio dimostrato. Lo sua fama presto si diffonde e i suoi articoli sulla spedizione sono ricercati e apprezzati in Italia e all’estero. Raccontare l’avventura dei Mille e l’epopea risorgimentale diventerà per lei un lavoro a tempo pieno e una missione: scriverà infatti le biografie di Garibaldi, Mazzini, Cattaneo, Bertani e, dopo la sua morte, una biografia e la raccolta postuma di scritti del marito, Alberto Mario.
Nel 1866 Jessie prende parte, come infermiera, anche alla Terza guerra d’indipendenza, che ricongiunge il Veneto all’Italia, e poi segue Garibaldi nel 1870 sul fronte franco-tedesco, per difendere la Francia repubblicana.
Dopo questa impresa, Jessie si dedicherà soltanto al giornalismo. Passa un lungo periodo a Napoli, dove realizza, sui “mali della città”, quella che è considerata la prima grande inchiesta del giornalismo italiano, sperimentando un metodo di indagine che farà scuola e che incrocia statistiche ufficiali, sopralluoghi sul campo e raccolta di testimonianze. Gli articoli scritti per il giornale «Il Pungolo», saranno poi raccolti nel volume La miseria in Napoli.
Jessie visita ogni angolo della città, descrive i quartieri più degradati, affronta l’origine della criminalità, denuncia le condizioni di povertà e abbandono, controlla il funzionamento delle istituzioni di assistenza, degli orfanotrofi, delle carceri, parla con le donne, con gli uomini e con i ragazzi.
Rimasta vedova, si trasferisce a Firenze, dove si mantiene insegnando inglese in una scuola femminile e continuando a scrivere per giornali e riviste.
Jessie muore a Firenze nel 1906, circondata dagli amici più cari, che pubblicano l’ultima sua opera, una storia dell’unificazione italiana che ha un grandissimo successo in tutta Europa.


Adattato da Centro Lumina (a cura di), Fare l’Italia, che avventura!, Biblion edizioni, Milano 2011, pp. 20-21.

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