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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L’impresa dei Mille - 3.2 SOGGETTI e PROTAGONISTI - Le biografie - Il misterioso naufragio di Ippolito Nievo (P. Rumiz)

Il misterioso naufragio di Ippolito Nievo (P. Rumiz)

Dal reportage di Paolo Rumiz sui luoghi e i protagonisti dell’impresa dei Mille abbiamo ricavato questa intervista allo storico Roberto Martucci che dice la sua su Garibaldi, sulle infiltrazioni mafiose e le ruberie della spedizione, sul pignolissimo Nievo e persino su Cavour.

Lo storico Nino Buttitta a Palermo ci aveva parlato del naufragio e della morte di Ippolito Nievo, e ci aveva detto che quello era stato «il primo delitto di Stato italiano, un caso Mattei dell’Ottocento». È per capirne qualcosa di più che stasera ci fermiamo a Salerno, davanti ai faraglioni di Amalfi. Lì dove la nave di lui stranamente affondò in una notte di bonaccia. Palme sul lungomare, sole albicocca dietro Capri. Al caffè, lo storico Roberto Martucci, autore de L’invenzione dell’Italia unita, racconta. C’erano ladri intorno a Garibaldi, una miriade. Lui faceva la guerra, probabilmente non se ne accorgeva o non aveva tempo di occuparsene. Pur di vincere in fretta, lasciò unirsi a lui strani personaggi dalle facce patibolari e sottovalutò le conseguenze di quelle cattive compagnie. Nievo invece vide, capì, scrisse i suoi rapporti. Ed è possibile che la sua nave, che conteneva quei suoi documenti, sia stata fatta saltare in aria da quei ladri infiltrati. È un fatto: la sconfitta delle Due Sicilie fu segnata da una malversazione planetaria. Pensate, il Regno conteneva, da solo, due terzi dell’intero circolante italiano e Cavour contava su quel denaro per pagare i debiti enormi della guerra di Crimea e della Seconda guerra d’indipendenza. Invece quei soldi sparirono. Racconta Martucci: «Sparì l’equivalente dell’intera riserva aurea della Banca d’Italia, e il Piemonte rimase all’asciutto. Al punto che per onorare quei debiti ci vollero 55 anni, fino alla vigilia della Grande guerra». Quanto di più potremmo capire del Risorgimento se rinunciassimo alla retorica. Le camicie rosse ebbero 24 mila effettivi, ma per loro vennero ordinati ben 60 mila cappotti, e di questi oltre metà non arrivò a destinazione o finì al mercato nero. Ma queste ruberie furono nulla di fronte al Grande Ammanco, l’azzeramento del Banco di Napoli. Chi rubò quel denaro? La mafia e la camorra? Oppure le industrie del Nord per finanziarsi il boom che seguì la conquista del Mezzogiorno? Oppure i ministri di re Franceschiello comprati da Cavour? Forse solo il pignolissimo Nievo – onesto piantagrane che rese la vita impossibile ai suoi vertici – riuscì a fiutare una pista, e forse per questo morì. Non se ne parla, si dice, per carità di patria. Ma che senso ha? Non parlarne significa solo regalare argomenti ai detrattori della nazione. E poi tutte le grandi nazioni hanno alle loro spalle storie indicibili. Le hanno, eppure non fanno a pezzi il loro mito fondativo. […] Garibaldi uccise, dicono leghisti e neoborbonici. Ma Giulio Cesare cos’era? Uno che distribuiva caramelle? No, il mito della camicia rossa tiene, forse è l’ultima cosa che ci resta per mantenere unito il Paese. E regge anche la leggenda di Cavour. Martucci giura: «Non abbiamo avuto mai più un premier simile. Fu l’unico a ragionare in grande. Per fare l’Italia il piccolo Piemonte mandò in Crimea 15 mila uomini, più di tutti i soldati italiani di oggi in missione all’estero. Non le pare che basti?».

 

Da Rumiz P., Il trombettiere di Custer, in «La Repubblica», 26 agosto 2010.

Guida alla Lettura

1) Nella sua conversazione con il giornalista Paolo Rumiz, quale ipotesi avanza lo storico Martucci circa la misteriosa morte di Nievo? Quali dati porta a sostegno di tale ipotesi? Chi e perché avrebbe voluto eliminarlo?

2) Quali informazioni puoi ricavare da una lettera a Bice e dal diario di Nievo circa le divise dei garibaldini? E riguardo al ruolo dello stesso Nievo nella spedizione, ai suoi compiti quale addetto ai rifornimenti e come intendente di prima classe?

3) Ti sembra che le informazioni ricavate dalla lettera e dal diario di Nievo confermino l’ipotesi dello storico Martucci? Spiega perché sì o perché no.

4) Ti interessa conoscere meglio Ippolito Nievo? Puoi vedere un breve estratto di Le Confessioni di due italiani, uno spettacolo realizzato per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, dalla compagnia Anna Bolens e dall’Archivio di Stato di Torino, utilizzando documenti dei due garibaldini Romeo Bozzetti e Ippolito Nievo.
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