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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.6 Palermo - Nievo sulla conquista di Palermo (dal Diario)

Nievo sulla conquista di Palermo (dal Diario)

Dal Diario di Ippolito Nievo la cronaca della presa di Palermo: tempi, luoghi, entità delle forze nemiche e delle perdite sono indicati con precisione, come si conviene al responsabile dei rifornimenti. 
 

 


Maggio, 20. Scesa al Pioppo un miglio innanzi, a sei miglia da Palermo. Le squadre mandate a riconoscere Monreale si sparpagliano. Questi Picciotti (ragazzi, e noi diam loro un tal nome perché tra loro si chiamano così) amano la guerra, ma senza pregiudizio della integrità personale.
 
Maggio, 21. Ricognizione sopra Monreale al mattino con poche perdite. La sera marcia di fianco verso San Giuseppe. Ma si diverge per la montagna verso Parco, villaggio a sette miglia da Palermo sulla vecchia strada di Corleone. Marcia di notte fra i burroni e il temporale con bagagli e cannoni. Neppure i più antichi compagni di Garibaldi ricordano un miracolo simile.
 
Maggio, 22. Si giunge al Parco all’alba. Usciamo subito in avamposto contro i Napoletani di Monreale. Combattimento a San Martino. Muore Rosalino Pilo.
 
Maggio, 23. Saliamo ad accamparci sul monte che domina Parco facendo le viste di fortificarvici. I Picciotti rubano la coperta al Generale mentre dorme. Garibaldi va in estasi per la loro disinvoltura.
 
Maggio, 24. Avanzata di 4000 (Napoletani e Svizzeri) del corpo di Bosco, in tre colonne alle 6 del mattino. Dopo breve resistenza fingiamo ritirarci oltre Piana de’ Greci. Ma colà la colonna si divide, e mandato Orsini coll’artiglieria verso Corleone, noi pieghiamo sopra Marineo e bivacchiamo silenziosi in un bosco.
 
Maggio, 25. Bosco, ingannato, insegue Orsini fino a Corleone, credendo inseguir Garibaldi; noi per Marineo giungiamo a Missilmeri, ancora ad otto miglia da Palermo. Gran raccolta di squadre che fanno un chiasso indiavolato.
 
Maggio, 26. Al mattino il I battaglione s’accampa verso Gibilrossa. Il Generale accoglie molti Palermitani sotto una bella ombra d’ulivi. Consiglio di guerra. Si decide di arrischiar tutto e di piombar sopra Palermo. Solennità del momento. Gioia generale. Discesa precipitosa e difficile nella pianura la notte dal 26 al 27. Gran fuochi dei contadini sui monti per dar ad intendere che non moviamo il campo.
 
Maggio, 27. Alle 3 del mattino, per porta Termini, assaltiamo Palermo. Siamo in ottocento con poche squadre e malsicure. Sorpresa completa dei Napoletani e loro fuga dalla prima barricata – i nostri si sparpagliano per la città – ve ne hanno uno o due per contrada. La mitraglia spazza continuamente Toledo e Macqueda, i due corsi che dividono in croce Palermo – il disordine è la nostra salute – ci trovano dappertutto, ci credono un esercito, si ritirano, anzi fuggono al palazzo reale ed al castello con gravi perdite. Dei nostri pochi morti, non molti feriti, fra cui Sirtori, Bixio, Tüköry, Cairoli, ecc.
 
Maggio, 28. Bombardamento ed erezione di barricate tutto il giorno. (Sul resto il «Giornale Ufficiale di Sicilia» dà notizie abbastanza veritiere e precise.) 
 

 

Da Nievo I., Diario della Spedizione dei Mille, Ugo Mursia Editore, Milano 2010.

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