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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 3.2 SOGGETTI e PROTAGONISTI - Le biografie - Benedetto Cairoli

Benedetto Cairoli

Il patriota

Primogenito di Carlo Cairoli, professore di chirurgia all’Università di Pavia, e della nobildonna Adelaide Bono, Benedetto nacque a Pavia il 28 gennaio 1825. Come i suoi più giovani fratelli – Ernesto, Enrico, Luigi e Giovanni – venne educato dai genitori, ferventi patrioti, agli ideali risorgimentali. Studente alla facoltà di giurisprudenza all’Università di Pavia, fu tra gli organizzatori delle manifestazioni antiaustriache che all’inizio del 1848 animarono le vie cittadine sull’esempio di quanto stava accadendo a Milano e che nei mesi successivi sfoceranno nella Prima guerra d’indipendenza. Fu a Milano durante le Cinque Giornate e partecipò con la Compagnia dei volontari pavesi alla guerra del 1848-1849. Ricercato dalla polizia austriaca per la sua attività di cospiratore, nel 1852 fu costretto a rifugiarsi prima nella villa di famiglia a Gropello, che rientrava nel territorio del Regno di Sardegna, e più tardi in Svizzera. Nel 1859, allo scoppio della Seconda guerra d’indipendenza, si arruolò nei Cacciatori delle Alpi con i fratelli Ernesto, che morirà in combattimento, ed Enrico. Con quest’ultimo nella notte fra il 5 e il 6 maggio 1860 si imbarcò a Genova, al comando della settima compagnia, tutta formata da volontari pavesi, per prendere parte alla Spedizione dei Mille. Durante i combattimenti nei pressi di Palermo, subì una grave ferita alla gamba destra, che lo rese claudicante per tutta la vita. Seguì Garibaldi anche nella campagna del Trentino nel 1866: fu l’ultima partecipazione alle spedizioni militari. Dopo quella data Benedetto Cairoli si dedicò all’attività politica.
Continuarono invece a combattere a fianco di Garibaldi i fratelli Enrico e Giovanni (Luigi era morto di tifo durante la Spedizione dei Mille): entrambi furono gravemente feriti nel 1867 a Villa Glori mentre con un gruppo di volontari tentavano di conquistare Roma; Enrico perse la vita, mentre Giovanni si spense due anni dopo per le conseguenze delle ferite.

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Benedetto Cairoli

Il politico

La carriera di parlamentare di Benedetto Cairoli iniziò nel 1861 quando venne eletto deputato al Parlamento italiano. Nell’aula di Montecitorio sedette nei banchi occupati dalla sinistra, dai quali si batté a lungo per allargare la base elettorale fino al suffragio universale maschile. Nel marzo del 1878 venne prima eletto presidente della Camera dei Deputati, poi nominato presidente del Consiglio dal re Umberto I. Nel novembre dello stesso anno sventò un attentato al re deviando il pugnale con cui l’anarchico Giovanni Passannante tentava di colpirlo: il gesto gli procurò una ferita alla gamba, ma gli valse, oltre che l’amicizia personale di Umberto I, la medaglia d’oro al valor militare. L’episodio offrì però l’occasione all’opposizione di destra di accusare il governo di eccessiva tolleranza nei confronti di organizzazioni e partiti ritenuti sovversivi: per questo, nel dicembre del 1878, Cairoli fu costretto a lasciare l’incarico di primo ministro. Tornò alla direzione del governo altre due volte, tra il 1879 e il 1881, ricoprendo contemporaneamente la carica di ministro degli Esteri. Ritenuto responsabile della grave crisi politica estera causata dall’occupazione della Tunisia da parte della Francia, nel maggio del 1881 presentò irrevocabili dimissioni e con profonda amarezza si ritirò dalla vita politica.
Morì l’8 agosto 1889 a Napoli nella reggia di Capodimonte, dove si trovava ospite del re, per l’aggravarsi dei postumi delle ferite di guerra. Venne sepolto nel sacrario della villa di Gropello insieme alla madre e ai fratelli.

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