Guida alla Lettura
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Fonti consultate
L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.6 Palermo - Enrico e Benedetto Cairoli alla madre da Palermo, 8 giugno 1860
Il 27 maggio 1860, durante la conquista di Palermo, Benedetto e il fratello Enrico vengono gravemente feriti. Dopo una decina di giorni inviano questa lettera alla madre informandola della situazione.
8 giugno 1860
Cara Mammina,
finalmente quest’oggi posso mantenere la mia promessa, cioè di scriverti spesso, qualora le comunicazioni non fossero interrotte, ciò che purtroppo avvenne. E lo sarebbero ancora, se colla nostra entrata in Palermo non fossero state riaperte. Adorata Mammina, voglio dirti la verità tutta intera: nell’entrare in Palermo io fui ferito leggermente alla testa, Benedetto alla gamba diritta, in corrispondenza alla diafisi della tibia, anzi quest’osso fu rotto in parte; molti dottori lo videro, e tutti mi assicurarono non esservi alcun pericolo. Io, non contento, volli che lo vedesse il Dott. Casaliotti, il più perito chirurgo della città; ebbene mi assicurò che in 30-40 giorni al più sarebbe guarito completamente; quel che deve consolarti si è che ambedue siamo collocati benissimo: Benedetto da un dottore che fa la parte dell’infermiere, io poi da una delle più ricche famiglie della città, e son tali le attenzioni che mi usa da superare quelle che mi potesse apprestare una parente.
Cara Mammina,
t’assicuro che questa spedizione è così poetica perché porta con sé il meraviglioso; incominciando dallo sbarco a Marsala (un quarto d‘ora dopo di ritardo o di anticipazione ci avrebbe costato a tutti quanti la vita), la rivoluzione già spenta e rianimata per la nostra venuta, la battaglia di Calatafimi (1000 contro 3600), perché le squadre siciliane non sono assuefatte al nostro genere di guerreggiare, esse son buone dietro ai ripari, ma mancano di sangue freddo per caricare alla baionetta…
27 Maggio: la nostra entrata in Palermo, vi è Garibaldi entusiasmato della compagnia di Benedetto; volle che la nostra desse principio, anzi è venuto là Cenni prima che incominciasse, a gridare «Viva i Pavesi» però è anche la Compagnia che sofferse le maggiori perdite. […]
Sta di buon animo, figurati che non è nemmeno ancora entrata l’infiammazione nella gamba di Benedetto.
Mille baci dal tuo Enrico
Carissima Mammina,
non voglio che questa lettera d’Enrico parta senza l’aggiunta di qualche mia riga, a maggiore conforto tuo. Ti assicuro che anche i medici mi promettono completa guarigione. L’Enrico invero è leggerissimamente ferito, ed è già uscito di casa. È inutile dirti che esso si è battuto sempre da eroe; a Calatafimi fu tra i primi quattro che conquistarono il cannone ai Napoletani… Vorrei continuare, ma la posizione, ed un poco il dolore, mi impediscono. Potessi avere notizie della tua salute! Abbine cura, te ne scongiuro. […]
Ti abbraccio con la massima tenerezza. Il tuo dev.mo aff.mo figlio
Benedetto
Fonte: Ghiglione Giulietti E. (a cura di), Adelaide Cairoli e i suoi figli. Lettere dal 1847 al 1871, Gastoldi editore, Pavia 1960
Guida alla Lettura
1) Qual è “l’intera verità” che Enrico confessa alla mamma?
2) Sottolinea le espressioni con cui Enrico e Benedetto Cairoli cercano di rassicurare la mamma sulle proprie condizioni.
3) Evidenzia le frasi in cui i due fratelli descrivono la spedizione. Come definiresti il loro stato d’animo?