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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Un decennio di preparazione e di guerre (1850-1859) - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.4 Il contesto internazionale - La Svizzera rifugio di patrioti

La Svizzera, rifugio di patrioti

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La Svizzera: terra d’esilio per i patrioti italiani

Molti patrioti italiani durante le vicende risorgimentali, quando si trovavano esposti al pericolo di arresto da parte della polizia, trovarono rifugio in Svizzera: Mazzini, Garibaldi, Cattaneo, Clara Maffei, Carlo Tenca, Sara Nathan Levi, Cristina Belgioioso e molti altri. Alcuni si fermarono pochi mesi per passare poi nel Regno Unito o in Francia. Altri si fermarono in Svizzera a lungo o vi rimasero per il resto della loro vita, come Cattaneo.
Che cosa rendeva la Svizzera una meta o una tappa così frequente? Certamente la vicinanza geografica: il confine svizzero, in particolare quello con il Canton Ticino, era facilmente raggiungibile sia lungo le vie del Piemonte nordorientale, sia quelle dell’Alta Lombardia, dalle montagne a nord di Varese e di Como, sia navigando lungo i laghi di Como, di Lugano e Maggiore.
C’erano però anche motivi economici e politici che attiravano gli esuli italiani in Svizzera.

Gli interessi svizzeri nella penisola

Da molti decenni gli svizzeri avevano interessi economici nella penisola italiana: molte famiglie benestanti avevano investito cospicui capitali in Piemonte, in Lombardia e nel Meridione, nell’industria tessile, soprattutto nei cotonifici e anche in altri settori, come banche e società finanziarie. Anche molti popolani e artigiani ticinesi erano emigrati in Lombardia e lavoravano nelle manifatture e nei laboratori del Lombardo-Veneto.
Nelle Cinque Giornate di Milano molti ticinesi si trovarono a combattere fianco a fianco con i milanesi e, insieme a questi, al ritorno degli austriaci, presero la via dell’esilio ritornando, nel loro caso, alla loro terra d’origine lasciata anni o decenni prima.

 

Le istituzioni liberali e confederali della Svizzera

La Svizzera attirava i patrioti anche perché le sue istituzioni garantivano la libertà di pensiero: certo i cospiratori venivano sorvegliati, ma si potevano pubblicare opuscoli e riviste.
Gli ordinamenti liberali della Svizzera però avevano un’origine relativamente recente.
Anche la Svizzera, come gran parte dell’Europa era stata occupata da Napoleone ed era stata in seguito “restaurata” dal Congresso di Vienna (1815), pur con l’imposizione della neutralità, per sottrarla all’influenza francese e trasformarla in uno “stato cuscinetto”.
L’intenso sviluppo economico dei primi decenni dell’Ottocento aveva prodotto cambiamenti importanti, in particolare l’aumento del centralismo. L’idea dei cantoni più forti, quelli protestanti, liberali e radicali, era di costituire una Confederazione con un potere centrale forte, laico e capace di garantire lo sviluppo economico superando gli eccessivi particolarismi esistenti: barriere doganali, unità di misura diverse, servizi postali ed eserciti cantonali (oltre alle differenze di lingue e confessioni religiose).
Nel 1845 i cantoni conservatori cattolici (Lucerna, Uri, Svitto, Nidvaldo, Obvaldo, Zugo, a cui si aggiunsero Friburgo, Vallese), scontenti per il centralismo crescente, costituirono una lega separatista il Sonderbund («Lega separata», in tedesco) e presero contatti con l’Austria. Proprio il timore del governo centrale delle ingerenze austriache portò la guerra del Sonderbund alla fase decisiva dal 3 al 29 novembre 1847: con due battaglie e meno di un centinaio di caduti, prevalsero i cantoni protestanti liberali con cui si era schierato anche il Canton Ticino, cattolico ma liberale.
La guerra aveva apparentemente opposto cattolici e protestanti, ma le sue motivazioni erano state soprattutto politiche ed economiche.
La vittoria dei liberali e la nuova costituzione del 1848 trasformarono la Svizzera da una Confederazione di cantoni in uno Stato federale moderno e liberale, punto di riferimento dei liberali di tutta Europa.

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