top of page

Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il biennio 1848-1849 - 3 SOGGETTI E PROTAGONISTI - Carlo Cattaneo

Carlo Cattaneo

Giovinezza e formazione

Carlo_Cattaneo2.jpg

Carlo Cattaneo

Carlo Cattaneo nasce a Milano nel 1801, in una famiglia della piccola borghesia: il padre infatti è orefice.

Gli studi avvengono a Milano presso il liceo di Porta Nuova, ma la sua formazione si nutre anche di letture appassionate dei classici nelle biblioteche di zii e cugini, esponenti della borghesia intellettuale lombarda. Le biblioteche milanesi, quella di Brera e l’Ambrosiana, sono gli ambienti in cui, oltre alla lettura, inizia la sua frequentazione di molti intellettuali attraverso i quali entra in contatto con le idee dell’Illuminismo e matura interessi per la storia e le scienze che saranno caratteristici del suo impegno civile.
Nel 1820 viene assunto come insegnante di grammatica latina e poi di scienze umane nel ginnasio comunale di Santa Marta dove resterà per quindici anni, anche se le proibitive condizioni dell’ambiente, privo di riscaldamento, gli causeranno gravi problemi di salute. Comincia a pubblicare su diverse riviste, tra cui l’«Antologia», recensioni, articoli, opere divulgative e traduzioni dal tedesco su argomenti storici e scientifici.
Diventa amico anche di Vincenzo Monti e di sua figlia Costanza e più tardi di Gian Domenico Romagnosi, che tiene lezioni di diritto in una sua scuola privata. Anche Cattaneo segue le lezioni del Romagnosi, di cui diventa amico, e testimonia in suo favore quando, nel 1821, Romagnosi viene arrestato e processato per sospetta adesione alla Carboneria. Continua a studiare diritto con Romagnosi quando questi riapre la scuola nel 1824 e proprio in giurisprudenza si laurea, sempre nel 1824, presso l’Università di Pavia con il massimo dei voti.

Tra i suoi amici troviamo in questo periodo anche patrioti italiani e svizzeri come Stefano Franscini, uno dei principali esponenti del partito liberale radicale ticinese.
Nel 1835 sposa Anna Woodcock, una nobildonna inglese che frequenta da diversi anni e, grazie alla dote della moglie che gli consente una certa autonomia, lascia l’insegnamento per dedicarsi interamente all’attività di scrittore e giornalista. I suoi interessi si estendono dal diritto, alla statistica e alla finanza.

Il progetto del «Politecnico»

Nel 1838 inizia a lavorare al progetto del «Politecnico»: una rivista che diffonda i principali contributi degli studi scientifici, economici e giuridici tra la borghesia e i ceti intellettuali del Lombardo-Veneto e, più in generale, dell’alta Italia. La rivista uscirà dal 1839 al 1844 con buone tirature pubblicando articoli di vario genere: critica letteraria e artistica, studi di medicina, storia, diritto, agraria, storia naturale, studi sui sistemi di istruzione e sulle istituzioni di vari paesi, contributi all’approfondimento di temi economici e tecnici, basati per la prima volta su dati statistici, un tipo di analisi allora agli inizi in cui Cattaneo credeva molto. Gli autori sono italiani e stranieri.
Nel 1844 l’editore sospende le pubblicazioni per altri impegni, ma Cattaneo le riprende in proprio il 1º novembre 1859, dopo l’annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, e continua fino al 1869, l’anno in cui muore.
Possiamo considerare «Il Politecnico» come lo strumento che avvia in Italia la transizione tra l’Illuminismo e il Positivismo che si va affermando nell’Europa occidentale proprio verso la metà dell’Ottocento.

L’impegno nelle Cinque Giornate di Milano

Nel 1848 a Milano, all’inizio dell’insurrezione, Cattaneo ottiene alcune concessioni dal rappresentante del governatore austriaco, ma queste vengono subito annullate dal generale Radetzky. Iniziano le Cinque Giornate di Milano, Cattaneo riceve in casa sua Luciano Manara, Giulio ed Enrico Dandolo, Emilio Morosini che lo sollecitano a partecipare all’insurrezione e in effetti Cattaneo assume il comando delle operazioni militari in collaborazione con il governo di Gabrio Casati.
I rapporti con gli esponenti del governo provvisorio però non sono semplici, perché Gabrio Casati e Cesare Correnti sono favorevoli all’intervento di Carlo Alberto e all’unificazione con il Piemonte, mentre Cattaneo è democratico, ostile all’unificazione in quanto ritiene il Piemonte meno evoluto, dal punto di vista economico e politico, della Lombardia. Cattaneo diventa amico di Luciano Manara e, pur non condividendo le idee mazziniane, è più vicino ai repubblicani.
Il suo pensiero politico si basa sugli studi politici e sociali: soprattutto per l’Italia Cattaneo ritiene fondamentale la costruzione di uno stato repubblicano, ma nella forma federalista, più adatta a salvaguardare lo sviluppo autonomo delle diverse provincie e città e a favorire la partecipazione consapevole dei cittadini.

L’esilio e la morte in Svizzera

Il fallimento delle Cinque Giornate e della Prima guerra d’indipendenza segna la fine dell’impegno politico attivo di Cattaneo che si trasferisce in Svizzera, a Castagnola, presso Lugano.
Qui ha modo di stringere maggiormente i rapporti con il suo vecchio amico Stefano Franscini. Insieme all’amico è uno dei fondatori e il primo rettore del liceo di Lugano, in cui si impegna per dar vita a un’istruzione laica libera dall’influenza della Chiesa, al fine di formare una classe borghese liberale e democratica.
Cattaneo viene più volte eletto come deputato del Parlamento del Regno d’Italia, ma rifiuta sempre di recarsi all’assemblea legislativa perché, da repubblicano convinto, non accetta di giurare fedeltà al re. Muore a Lugano nel 1869.

bottom of page