Guida alla Lettura
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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Il Romanticismo, un movimento di libertà e giustizia. Patrioti e intellettuali, artisti e soldati - 3 LETTERATURA E RISORGIMENTO - Milano, fucina del Romanticismo lombardo - La stagione de «Il Conciliatore» (1818-1819)
La stagione de «Il Conciliatore» (1818-1819)
In Italia il movimento romantico non causò cesure traumatiche con la tradizione precedente, piuttosto rappresentò un’occasione per la ricerca di un linguaggio “popolare”, cioè non astratto e comprensibile alla gran parte della popolazione, e per proporre una letteratura nazionale che favorisse il progresso della collettività.
Milano fu il centro in cui si elaborò il progetto del Romanticismo italiano.
Nel 1816 Giovanni Berchet pubblicò Sul “Cacciatore feroce” e sulla “Eleonora” di Goffredo Augusto Bürger. Lettera semiseria di Grisostomo al suo Figliuolo, il saggio che ancora oggi è riconosciuto come il manifesto del Romanticismo italiano. L’opera, provocata dalle discussioni che tra i letterati si erano sviluppate, in seguito all'articolo di Madame de Staël Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni, aprì la strada alla pubblicazione de «Il Conciliatore» (settembre 1818-ottobre 1819), dove gli intellettuali che animavano la vita culturale della Milano del tempo, ebbero modo di mettere a punto la loro poetica romantica e i loro ideali patriottici.
La rivista, che aveva nella sua denominazione il suo programma, respingeva la pedissequa imitazione dei classici, pur sostenendo la necessità di conoscerne testi, modelli e regole, e propugnava l’esigenza di una letteratura moderna e popolare. Una letteratura che, in linea con i precetti del romanticismo europeo, individuava l’origine della poesia nell’interiorità e nel sentimento, e al contempo, in continuità con la miglior tradizione illuminista lombarda, doveva essere rivolta a elevare spiritualmente il popolo e a svolgere una funzione civilizzatrice per l’intera comunità nazionale.
La rivista, a cui Berchet collaborò intensamente con articoli di informazione e critica letteraria sul carattere “popolare” della poesia e sulla funzione civile e pedagogica della letteratura, era finanziata dagli aristocratici liberali Luigi Porro, Lambertenghi e Federico Confalonieri, comprendeva nel comitato di redazione l’abate Lodovico di Breme, il giurista e filosofo Gian Domenico Romagnosi, Ermes Visconti, un letterato e filosofo amico di Manzoni, Giuseppe Pecchio, studioso di economia, e poteva contare fra i suoi collaboratori Silvio Pellico. Il periodico divenne però ben presto sospetto alla polizia asburgica che ne impose la chiusura. Bisognava infatti ostacolare con ogni mezzo la diffusione di idee pericolose e sovversive quali quelle che vi erano sostenute: rifondare la cultura letteraria di una nazione e farne il motore del rinnovamento civile ed economico del paese.
La prima pagina de «Il Conciliatore» del 1818
Attività
1) In quale contesto culturale nasce «Il Conciliatore»? Perché si chiama così?
2) Quale è invece il contesto politico? Per rispondere puoi consultare: