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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Gli stati preunitari: origine, restaurazione, moti liberali - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.1 Il Lombardo-Veneto - Il Lombardo-Veneto: ideali patriottici e repressione (1820-1848)

Il Lombardo-Veneto: ideali patriottici e repressione (1820-1848)

La censura e la repressione crebbero dopo i primi anni e la pubblicazione de «Il Conciliatore», rivista di ispirazione romantica e patriottica, su cui scrivevano intellettuali come Giovanni Berchet e Silvio Pellico, fu costretta alla chiusura dopo solo due anni (1818-1819).

La spinta verso l’autonomia e l’indipendenza era diffusa tra i giovani, soprattutto gli intellettuali, i possidenti e persino i nobili milanesi e lombardi. Nell’autunno 1820, mentre alcuni affiliati alla setta segreta dei Federati preparavano una sommossa, la polizia arrestò i cospiratori che furono in parte condannati a morte, condanna commutata nel carcere duro nella fortezza dello Spielberg. Fra questi il conte Federico Confalonieri, il musicista Piero Maroncelli e Silvio Pellico.

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Arresto di Silvio Pellico e Piero Maroncelli il 13 ottobre del 1820 dipinto da Carlo Felice Biscarra, nel 1822, Saluzzo-Cuneo, Museo Civico Casa Cavassa

Questa dura repressione ruppe per sempre l’illusione di una possibile conciliazione tra l’Impero austriaco e i sudditi lombardi. Gli ideali indipendentisti cominciarono a serpeggiare clandestinamente, ma in modo permanente soprattutto fra i giovani. Simbolo e centro di divulgazione degli ideali indipendentisti fu proprio il Teatro alla Scala, dove venivano rappresentati i melodrammi di Giuseppe Verdi. Le arie, le romanze e i cori delle sue opere, pur con un’ambientazione storica lontana, davano espressione al sentimento di dolore per la patria oppressa: il popolo le cantava per le strade e i muri della città si coprivano di scritte «Viva Verdi» (che era in realtà l’acronimo di «Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia»), mentre la censura e la repressione della polizia e la pressione fiscale crescente aumentavano la percezione del governo austriaco come straniero e oppressore. I milanesi cercavano ogni pretesto per manifestare la propria ostilità allo straniero. Famoso fu lo sciopero del fumo: il rifiuto di fumare sigari che dilagò nel 1847 tra gli uomini milanesi per danneggiare l’Austria, che dalla tassa sul tabacco ricavava significative entrate. Si giunse anche a provocazioni da parte della polizia e a tafferugli e pestaggi.

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