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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 3.2. SOGGETTI e PROTAGONISTI - Le biografie - L’incontro Garibaldi-Fra’ Pantaleo (G. Bandi)

L’incontro Garibaldi-Fra’ Pantaleo (G. Bandi)

Ecco come Giuseppe Bandi ci racconta di aver conosciuto, il 13 maggio 1860 sulla salita per Salemi, Fra’ Giovanni Pantaleo e di averlo quindi introdotto al generale Garibaldi.

Rossetti_-_Il_frate_garibaldino_Pantaleo

Rossetti, Il frate garibaldino Pantaleo benedice i Mille, litografia, 1861

Ora narrerò come conobbi Fra Pantaleo, e come avvenne che il detto frate conobbe, in quel giorno, Giuseppe Garibaldi, e fu quindi con noi, mezzo soldato e mezzo cappellano. […]

Ero giunto quasi in capo a quella bestial salita, e pigliavo fiato in una breve spianata, nella quale sorgeva un convento, simile su per più, a tutti i conventi dei frati di San Francesco, che paiono rassomigliarsi, come tanti nidi di rondine. Dinanzi alla porta del convento, sorgeva su d’un gran piedistallo di pietra una croce di legno, e accanto al piedistallo era ritto un frate, giovane, vispo e con due occhi pieni di fuoco, che indicavano in lui maggior dose di pepe, che non comportasse, per regola, la fratesca proverbiale mansuetudine.
Il frate mi salutò, e io non lo salutai e tiravo oltre, come se nulla fosse. Ma il servo di San Francesco, fattosi innanzi due passi, mi disse:
– O trentaquattro, (avevo sul berretto il numero del mio reggimento, che fu il 34) non usa rispondere al saluto?
– Fratino, – risposi fermandomi – avevo il capo a tutt’altri che a te. Ma in fin dei conti, sappi che nei paesi nostri, tra soldati e frati non ci guardiamo che di traverso.
– Sta bene, – rispose il frate. – Sarà così perché nei paesi tuoi, i frati sono nemici della patria; ma qui in Sicilia, viva Dio, non siam tali.
– Me ne consolo, – soggiunsi, ripigliando la mia strada. – Ma io debbo andarmene in città e non ho tempo da discorrere, quando anche ne avessi il fiato.
Il frate mi si cucì ai fianchi e andammo insieme verso la città, che era vicina pochi passi, e nell’andare tornò a dirmi:
– Trentaquattro, sei stato burbero con me, ma ti voglio bene, e saremo grandi amici. Se non sbaglio, tu se’ toscano. Lo sento alla parlata. Fammi adesso una grazia, conducimi dal generale; l’ho veduto passare poco fa, e il mio cuore è con lui. […]

Giuseppe Bandi si fa convincere dall’ardore patriottico del frate e lo accompagna da Garibaldi.

Salimmo le scale del palazzo del marchese di Torrealta, e i servi m’indicarono l’appartamento del generale.
Appena entrato col mio compagno nell’anticamera, Gusmaroli cominciò a soffiare come un gatto, e facendomisi vicino, disse:
– Che cosa vuole cotesto frate?
– Egli è un buon frate, – risposi – che vuol parlare col generale e chiedergli il permesso di esser de’ nostri.
A queste mie parole, i quattro che erano nell’anticamera, si dettero ad alzar le pugna e a digrignare i denti e a stralunar gli occhi, non altrimenti che avessi condotto in mezzo a loro Radetzki o Meternicche.
E Montanari gridò:
– Ecco qua, sempre alle solite; in casa del generale sempre preti, sempre frati!
E tutti furono addosso al misero Pantaleo; e quale lo graffiava, quale l’afferrava pel cappuccio, quale gli squadrava in viso le corna. Finalmente, Montanari, afferratolo di peso, s’avvicinò alla finestra...
Il frate, spaventato, si dette a gridare; io volevo difenderlo, ma il gran ridere me lo impediva... Quand’ecco s’apre un uscio in fondo all’anticamera, e Garibaldi domanda:
– Che cos’è questo chiasso?
Tutti rimasero come statue; io solo soffocando le risa, risposi:
– Veda, ho condotto qui un buon frate che vuole essere de’ nostri, e costoro me lo baciano coi denti...
– Eh diavolo! – ripigliò con voce severa il generale, squadrando da capo a piedi i quattro luterani.
E poi, rivolto a me, proseguì:
– Fate entrare il vostro frate.
Entrammo insieme, e io mi feci sollecito a dire:
– Ecco, signor generale, un frate che vuol essere una seconda edizione d’Ugo Bassi.
– Ugo Bassi!... – esclamò il generale, cedendo ad una improvvisa commozione. – Ma lo sapete bene, – ripigliò a dire, dopo lunga pausa – lo sapete voi chi fosse Ugo Bassi?
Queste parole erano dirette al frate, e il frate rispose:
– Era un uomo che seppe seguirti nella battaglia e seppe morire da forte!…
– Sì, è vero, – ripigliò il generale – ma vi sentite voi il cuore di fare altrettanto se occorre?
[…]
– Giuseppe Garibaldi, non disprezzare questa mia tonacella, perché io ti dico, in verità, che sarà più salda della tua corazza; non disprezzare questa croce, perché vedrai che balenerà più terribile fra i nemici che la tua scimitarra! […]
Per buona sorte, il generale era, in quel giorno, di buonissima luna, e non solo non uscì dai gangheri e non mandò in quel paese l’enfatico parlatore, ma anzi, se ne piacque, e lasciò campo libero alla sua lingua; come quegli che col suo meraviglioso intuito aveva capito per aria quanta dose di bontà e di risolutezza si nascondesse sotto le apparenze bizzarre e la strana corteccia del lettore di filosofia dei minori osservanti di Salemi.
E per vero, il buon Pantaleo giovò mirabilmente alle cose nostre, massime nel primo periodo di quella guerra, e non ebbe l’eguale nel sollevare i popoli e nello innamorarli della crociata contro la tirannia.
[…] dico che il nostro frate, quando uscì dalle stanze di Garibaldi, mostrava tutto lieto una lettera di lui, che gli dava incarico di correre le vicine terre per levar gente in suo nome; e mi disse partendo:
– Vedrai, o trentaquattro, che in meno di due giorni io sarò qua con cinquecento uomini, pronti, coll’aiuto di Dio, a combattere e a morire per l’Italia.

 

Da Bandi G., I Mille: da Genova a Capua, in: http://www.liberliber.it, pp. 249-258.

Guida alla Lettura

1) Osserva l’immagine. Che cosa vedi? Quali personaggi puoi riconoscere? Che cosa stanno facendo?  

Ti sembra una situazione verosimile nella Sicilia del 1860? Spiega perché sì o perché no e confrontati con i compagni.  

2) La figura di Ugo Bassi viene ricordata da Abba (v. unità precedente) e qui da Bandi. Quali informazioni possiamo ricavare dalle fonti su questo personaggio? Rispondi e confrontati con un/una compagno/a. Per saperne di più, puoi consultarne la biografia.  

 

3) Perché Pantaleo viene accettato fra i combattenti dell’esercito meridionale? Quale compito gli affida Garibaldi? Riuscirà a svolgerlo? Per rispondere puoi consultare anche:      

 

4) Quali informazioni possiamo ricavare da questa testimonianza e da quella di Abba circa la partecipazione del clero alla “campagna di  Sicilia”? Ricava i dati dalle fonti e fai le tue considerazioni. Quale ruolo vi ebbe, in particolare, Fra’ Pantaleo?


5) Confronta sullo stesso tema la figura di Fra’ Carmelo descritta da Giuseppe Cesare Abba. Quali differenze noti rispetto alla scelta di Giovanni Pantaleo?

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