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Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 3.2. SOGGETTI e PROTAGONISTI - Le biografie - Frate Carmelo (G.C. Abba)

Frate Carmelo (G.C. Abba)

La popolazione siciliana delle campagne seguiva con interesse prudente gli scontri e le manovre delle truppe nei dintorni della capitale in attesa degli esiti finali. Alcuni si univano ai garibaldini, altri aspettavano di capire quali conseguenze una loro vittoria avrebbe avuto per le sorti dei contadini, da secoli oppressi. Interessante è l’incontro di Giuseppe Cesare Abba con un frate, riportato nel libro di memorie Da Quarto al Volturno. Noterelle d’uno dei Mille (tre edizioni: 1880 – 1882 – 1891). Il colloquio colpì profondamente Abba, se lo ricorda così dettagliatamente a distanza di venti anni.

22 maggio. Ancora a Parco.

Mi son fatto un amico. Ha ventisette anni, ne mostra quaranta: è monaco e si chiama padre Carmelo. Sedevamo a mezza costa del colle, che figura il Calvario colle tre croci, sopra questo borgo, presso il cimitero. Avevamo in faccia Monreale, sdraiata in quella sua lussuria di giardini; l’ora era mesta, e parlavamo della rivoluzione. L’anima di padre Carmelo strideva.
Vorrebbe essere uno di noi, per lanciarsi nell’avventura col suo gran cuore, ma qualcosa lo trattiene dal farlo. 
– Venite con noi, vi vorranno tutti bene. 
– Non posso. 
– Forse perché siete frate? Ce n’abbiamo già uno. Eppoi altri monaci hanno combattuto in nostra compagnia, senza paura del sangue. 
– Verrei, se sapessi che farete qualche cosa di grande davvero: ma ho parlato con molti dei vostri, e non mi hanno saputo dir altro che volete unire l’Italia. 
– Certo; per farne un grande e solo popolo.
– Un solo territorio...! In quanto al popolo, solo o diviso, se soffre, soffre; ed io non so che vogliate farlo felice. 
– Felice! Il popolo avrà libertà e scuole. 
– E nient’altro! – interruppe il frate: – perché la libertà non è pane, e la scuola nemmeno. 
Queste cose basteranno forse per voi Piemontesi: per noi qui no. 
– Dunque che ci vorrebbe per voi? 
– Una guerra non contro i Borboni, ma degli oppressi contro gli oppressori grandi e piccoli, che non sono soltanto a Corte, ma in ogni città, in ogni villa. 
– Allora anche contro di voi frati, che avete conventi e terre dovunque sono case e campagne! 
– Anche contro di noi; anzi prima che contro d’ogni altro! Ma col Vangelo in mano e colla croce. Allora verrei. Così è troppo poco. Se io fossi Garibaldi, non mi troverei a quest’ora, quasi ancora con voi soli. 
– Ma le squadre? 
– E chi vi dice che non aspettino qualche cosa di più?
Non seppi più che rispondere e mi alzai. Egli mi abbracciò, mi volle baciare, e tenendomi strette le mani, mi disse che non ridessi, che mi raccomandava a Dio, e che domani mattina dirà la messa per me. Mi sentiva una gran passione nel cuore, e avrei voluto restare ancora con lui. Ma egli si mosse, salì il colle, si volse ancora a guardarmi di lassù, poi disparve.

 

Da Abba G.C., Da Quarto al Volturno. Noterelle d’uno dei Mille, 1880, in: http://www.liberliber.it, pp. 76-77.

Guida alla Lettura

1) Giuseppe Cesare Abba invita frate Carmelo a unirsi ai garibaldini. Quali argomenti porta per convincerlo?

2) Perché frate Carmelo rifiuta di unirsi a Garibaldi e al suo esercito? Quale argomento lo fa decidere di restare?

3) Confronta la scelta di frate Carmelo con quella di fra’ Pantaleo. Tu come ti saresti comportato? Esprimi la tua scelta e giustificala. Confrontati poi con le scelte dei compagni.

4) Giuseppe Cesare Abba scrive il suo memoriale Da Quarto al Volturno. Noterelle d’uno dei Mille a distanza di venti anni dalla spedizione (la prima edizione dell’opera è del 1880). Quale messaggio voleva mandare ai lettori attraverso il racconto di questo incontro? Secondo te, frate Carmelo è esistito davvero così come viene descritto o può essere un personaggio rappresentativo, un simbolo di un modo di sentire e di pensare? Spiega il tuo punto di vista e confrontati con i compagni.

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