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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
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Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Gli stati preunitari: origine, restaurazione, moti liberali - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.6 Il Regno di Sardegna (sabaudo) - Il Regno di Sardegna: dalle origini alla Restaurazione
Il Regno di Sardegna: dalle origini alla Restaurazione
I primi documenti sulla casata dei Savoia risalgono alla fine del X secolo e collegano i Savoia alla Borgogna.
In seguito la casata ottenne la Contea di Savoia trasformata in ducato nel XV secolo. Rivendicò poi la corona di Cipro, Gerusalemme e Armenia e vide aumentare il proprio prestigio presso le altre case regnanti europee. Rendendosi conto che non c’era possibilità di espansione nel territorio francese, i Savoia spostarono i propri interessi economici e territoriali nella penisola italiana: il trasferimento della capitale da Chambéry a Torino fin dal 1563 è la testimonianza di questa scelta, anche se la cultura e la lingua della corte, della nobiltà e dell’apparato statale restarono francesi fino alla costruzione del Regno d’Italia.
I Savoia parteciparono alla guerra di successione spagnola (1701-1714) e ottennero nel 1713 la corona del Regno di Sicilia (e il possesso della relativa isola) barattata nel 1720 con quella del Regno di Sardegna.
Il regno dei Savoia, ai confini della Francia, fu invaso da Napoleone nel 1796, l’esercito austropiemontese fu sconfitto e il re Vittorio Amedeo III firmò l’armistizio di Cherasco, nel quale Nizza e la Savoia venivano cedute alla Francia. Durante l’Età napoleonica e il controllo francese sulla penisola italiana, i Savoia furono privati di tutti i possessi eccetto la Sardegna.
Il Congresso di Vienna (1815) restituì ai Savoia il regno, ampliato con l’acquisizione dei territori della Repubblica di Genova. Vittorio Emanuele I (1759-1824) adottò immediatamente una politica di Restaurazione molto dura con l’alleanza della parte più conservatrice del clero: furono aboliti i codici napoleonici e furono ripristinati i provvedimenti discriminatori nei confronti di ebrei e valdesi e, di contro, furono ripristinati i privilegi dei gesuiti soprattutto nella gestione dell’istruzione. L’aristocrazia tornò incontrastata nell’amministrazione statale emarginando gli esponenti dei ceti borghesi. Questo portò grave scontento fra gli intellettuali, i professionisti che cominciarono a organizzarsi nelle società segrete. Il re fu costretto ad abdicare dai moti rivoluzionari liberali nel 1821. Anche Carlo Felice (1756-1831), suo successore, proseguì la politica di restaurazione e repressione. Morì senza eredi e il trono passò al ramo collaterale dei Savoia di Carignano, rappresentato da Carlo Alberto (1798-1849).