top of page

Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - Un decennio di preparazione e di guerre (1850 -1859) - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.5 La Seconda guerra d’indipendenza - I Cacciatori delle Alpi e Garibaldi

I Cacciatori delle Alpi e Garibaldi

Reclutamento dei Cacciatori delle Alpi

Il ruolo di Garibaldi nella Seconda guerra d’indipendenza è complesso. Garibaldi, con la sua fama e il suo prestigio, aveva contribuito a raccogliere un gran numero di volontari alla vigilia della guerra, ma i generali dell’esercito regolare non vedevano di buon occhio Garibaldi, che aveva fama di rivoluzionario, repubblicano, poco controllabile. Napoleone III poi aveva posto un esplicito divieto alla partecipazione di elementi sovversivi alla guerra.
Molti volontari erano stati inquadrati nell’esercito regolare, ma quelli troppo giovani, o troppo anziani o indisciplinati erano stati respinti. Era rischioso lasciare questi volontari liberi di circolare nelle zone delle manovre militari senza alcun controllo. Fu così possibile per Garibaldi organizzare un corpo militare di circa 3200 uomini, i Cacciatori delle Alpi, ben strutturato, anche se mal equipaggiato e male armato. Certamente le dimensioni del corpo dei volontari erano modeste, ma la fama di Garibaldi come condottiero e come trascinatore degli entusiasmi popolari impensieriva comunque gli austriaci. Un’intera divisione, al comando del generale Urban, fu quindi mandata alle falde delle Prealpi per contrastare Garibaldi e i suoi Cacciatori.

 

Gli scontri tra montagne e laghi

Nelle prime settimane, finché ci fu il timore di un attacco austriaco a Torino, anche Garibaldi e i suoi rimasero in territorio piemontese, nei pressi di Chivasso.
Il 23 maggio passarono il Ticino a Sesto Calende, sorprendendo nel sonno e catturando una piccola guarnigione austriaca. Era la stessa zona in cui Garibaldi aveva agito nel 1848-1849 e la conosceva bene. Garibaldi puntò poi su Varese e, temendo un attacco austriaco alla città, schierò le sue truppe poco fuori, a Biumo.
Il 26 maggio Urban tentò maldestramente un attacco frontale passando a portata di tiro dei reparti di Giacomo Medici e Enrico Cosenz, luogotenenti di Garibaldi, che contrattaccarono costringendolo al ritiro.
Gli austriaci si riorganizzarono poco lontano, a San Salvatore, e attaccarono di nuovo. I garibaldini furono disorientati e dovette intervenire Garibaldi in prima persona. Finì con una vittoria, importante per il morale dei garibaldini e sconcertante per gli austriaci.
Un generale tradizionale si sarebbe attestato in Varese per riorganizzare le sue truppe, ma Garibaldi spinse immediatamente i suoi all’inseguimento degli austriaci che ripiegavano verso Como.
Il generale fece filtrare i suoi uomini fra le linee nemiche, una tecnica da guerriglia che più volte Garibaldi utilizzò in battaglia. Ci furono alcune scaramucce e quando si arrivò allo scontro, a San Fermo, il 27 maggio, gli austriaci rimasero molto disorientati, perché non riuscivano a capire da dove provenisse l’attacco: i garibaldini ottennero una nuova vittoria.
La battaglia fu dura e nello scontro caddero una settantina di austriaci e 13 garibaldini, tra cui il comandante De Cristoforis. Oltre 300 i feriti, di entrambi gli schieramenti.
Nella notte Garibaldi entrò in Como accolto con entusiasmo dalla popolazione.

Dopo Varese e Como Garibaldi si diresse a Brescia. L’obiettivo era raggiungere la strada a nord e ovest del lago di Garda con le truppe regolari del generale Cialdini per impedire l’arrivo dal Trentino di rinforzi per gli austriaci impegnati più a sud, lungo il Mincio. Il 15 giugno Garibaldi e 1400 dei suoi uomini furono sorpresi a Treponti, una località tra Brescia e Lonato.

Gli austriaci erano molto più numerosi e stavano per sopraffarli: intervenne Cialdini con le truppe regolari salvando la situazione. L’intervento fu ripetutamente rinfacciato in seguito a Garibaldi da Cialdini, che lo accusava di aver causato un ritardo delle truppe regolari nel raggiungere il fronte sul Mincio.

Ris 041.JPG

Gerolamo Induno, Battaglia di San Fermo, 1860, Museo nazionale del Risorgimento italiano, Torino
Gli scontri più duri della battaglia di San Fermo si svolsero nei pressi dell’oratorio che dominava dall’alto la via d’accesso al lago di Como. Gli austriaci vestono la consueta divisa con pantaloni blu e casacca bianca. Quale divisa vestono i garibaldini? È la divisa con cui saranno poi ritratti e celebrati ai tempi della Spedizione dei Mille?

bottom of page