Guida alla Lettura
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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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Sciopero e repressione a Pietrarsa
Il Real opificio borbonico di Pietrarsa vicino a Napoli nel 1860 era il più grande polo siderurgico della penisola italiana:
più di mille operai producevano tra l’altro locomotive, vagoni, rotaie, motori industriali e gru. Ma dopo l'unità d'Italia (17 marzo 1861) il governo dei "piemontesi" scelse di non investire più in questo opificio, preferendo sostenere l’Ansaldo di Genova. Non fu un fatto positivo per questa grande fabbrica.
Il declino fu inevitabile tra la rabbia degli operai, come appare in questo articolo del 7 agosto 1863 su «Il Popolo d’Italia», giornale fondato a Napoli da Mazzini nell’ottobre del 1860.
Il fatto dolorosissimo avvenuto nell’officina di Pietrarsa, nelle vicinanze di Portici, ha prodotto su tutti indistintamente la
più funesta e penosa impressione. Col’animo affranto e commossi profondamente ne diamo qui appresso i particolari,
che possiamo ritenere esatti. Un tal Jacopo Bozza, uomo di dubbia fama, ex impiegato del Borbone, già proprietario e
direttore del giornale “La Patria”, vendutosi anima e corpo all’attuale governo, aveva avuto in compenso da questo
governo moralizzatore la concessione di Pietrarsa. Costui, divenuto direttore di questo ricco opificio, che è il più bello e il più grande d’Italia, avea per lurido spirito d’avarizia accresciuto agli operai un’ora di lavoro al giorno, cioè undici ore da
dieci che erano prima; ad altri licenziamento, comunque nel contratto d’appalto c’era l’obbligo di conservare tutti [...].
Gli operai così detta battimazza, che avevan prima 32 grana di paga al giorno eran stati ridotti a 30 grana; e questi, dopo aver invano reclamato su tale torto, ieri annunziarono al Bozza ch’essi erano decisi piuttosto ad andar via anziché
tollerare la ingiustizia, però domandarongli il certificato di ben servito. Pare che il Bozza non solo abbia negato il
certificato, ma abbia risposto con un certo Ordine del giorno ingiurioso a’ poveri operai. Allora ci fu che uno di questi
suonò una campana dell’opificio, verso le 3 p. m., ed a tale segnale tutti gli operai, in numero di seicento e più,
lasciarono di lavorare ammutinandosi, e raccoltisi insieme gridarono abbasso Bozza ed altre simili parole di sdegno.
Il Bozza, impaurito a tale scoppio si diede alla fuga; fuggendo precipitosamente, cadde tre volte di seguito per terra; indi si recò personalmente, o mandò un suo fido, com’altri dice, a chiamare i bersaglieri che erano di guarnigione in Portici,
perché accorressero a ristabilire l’ordine in Pietrarsa, non sappiamo in che modo narrando l’avvenimento al comandante. E così accorse un maggiore con una compagnia di bersaglieri. Nel frattempo un capitano piemontese,
addetto a dirigere i lavori dell’opificio, uomo onesto e amato dagli operai, mantenne questi in quiete, aspettando che
arrivasse qualche autorità di Pubblica Sicurezza o la Guardia Nazionale per esporre le loro ragioni. Ma ecco che invece
giunsero i bersaglieri con le baionette in canna: gli operai stessi che erano tutti inermi aprirono il cancello, ed i soldati
con impeto inqualificabile si slanciarono su di essi sparando i fucili e tirando colpi di baionetta alla cieca, trattandoli da
briganti e non da cittadini italiani, qual erano quegli infelici! Il capitano che dirigeva i lavori, e del quale abbiamo
accennato più sopra, si fece innanzi con kepi in mano, e gridando a nome del Re fece cessare l’ira della soldatesca.
Tralasciamo i commenti su questo orribile fatto. Fu una scena di sangue, che amareggerà l’anima di ogni italiano, che
farà meravigliare gli stranieri e gioire i nemici interni. Cinque operai rimasero morti sul terreno, per quanto si asserisce:
altri che gettaronsi a mare, cercando di salvarsi a nuoto, ebbero delle fucilate nell’acqua, e due restarono cadaveri. I
feriti sono in tutto circa venti: sette feriti gravemente furono trasportati all’Ospedale de’ Pellegrini, altri andarono nelle proprie case.
Guida alla Lettura
1) Quali decisioni prese Bozza e per quali ragioni?
2) Quali furono le motivazioni che fecero esplodere la rabbia degli operai e li spinsero a entrare in sciopero? Perché credi che Bozza si sia comportato così?
3) Che cosa pensi che il capitano piemontese, addetto a dirigere i lavori dell’opificio, si aspettasse dall’arrivo delle autorità di Pubblica Sicurezza? Che cosa fecero invece i bersaglieri? Secondo te perché?
4) Di quale tendenza politica ti sembra che sia stato il giornale su cui apparve l’articolo? Pensi che questa notizia sarà stata riportata dai quotidiani del Nord Italia e specialmente in questa forma?