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Le condizioni di lavoro

Fino agli ultimi anni dell’Ottocento la produzione industriale rimase molto scarsa in tutta la penisola italiana. Solo le miniere, qualche fabbrica tessile o di lavorazione del tabacco, gli arsenali e gli impianti siderurgici, come quello di Pietrarsa vicino a Napoli, occupavano un numero di operai considerevole. Per lo più, invece, la produzione nel settore secondario era realizzata in piccole fabbriche, in botteghe artigiane, con solo qualche lavorante, o a domicilio.
La vita degli operai era ovunque molto dura: lavoravano per non meno di dodici ore al giorno compreso il sabato, e i salari erano così bassi che non bastavano a mantenere la famiglia. Per questo motivo tutti, anche i più piccoli, dovevano andare a lavorare. In molti casi, anzi, i padroni preferivano utilizzare donne e bambini, perché potevano pagarli di meno e potevano controllarli più facilmente. Di conseguenza i bambini non potevano andare a scuola, neppure quel tanto da imparare a leggere e scrivere.

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Max Liebermann, Flachsscheuer in Laren, (La fabbrica di lino a Laren), 1887, Alte Nationalgalerie, Berlino

L’ambiente di lavoro era molto malsano e non c’erano norme a difesa del lavoratore: se un operaio si ammalava o aveva un incidente in fabbrica, veniva licenziato e rimaneva senza nessuna possibilità di mantenersi, se non andando a chiedere l’elemosina. Lo stesso succedeva alle donne se rimanevano incinte: per loro la scelta era continuare a lavorare o accudire il neonato, e per questo era sempre molto alto il numero di bambini abbandonati nelle ruote dei conventi, perché molte famiglie non potevano permettersi un salario in meno e una bocca in più.

Attività

Tra i volontari che partirono con Garibaldi molti erano lavoratori urbani. Scorri l’elenco dei Mille che appare su Wikipedia e, tra le professioni che vengono attribuite a ciascuno di loro, individua:

  • alcuni mestieri di tipo artigianale;

  • alcuni lavori manuali del settore terziario;

  • alcuni mestieri che oggi non esistono più.

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