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Fonti consultate
L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
Fare l'Italia, fare gli italiani
Il processo di unificazione nazionale
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Abitare, mangiare, curarsi
Le abitazioni
Gli operai delle città vivevano in quartieri poveri e molto degradati. Le abitazioni erano in affitto, e in genere consistevano in una piccola cucina che si affacciava su un cortile e una camera da letto dove tutta la famiglia dormiva insieme. Un’unica latrina serviva per molte famiglie ed era anch’essa a pagamento, per cui molto spesso la gente faceva i suoi bisogni nelle strade. L’acqua veniva fornita da un piccola fontanella dove si formavano sempre file lunghissime. Ma numerosi comuni non disponevano di acquedotti, fognature o nettezza urbana, e quindi solo una minoranza della popolazione poteva contare su acqua di buona qualità e servizi igienici in casa.
Gli operai che non avevano una famiglia andavano quasi sempre nei dormitori, grandi stanzoni nei quali dormivano molte persone; i lavoranti presso gli artigiani spesso dormivano nello stesso laboratorio.
Date queste condizioni di lavoro e di vita è facile capire perché molti operai si rifugiassero nell'alcol, spendendo così i pochi soldi che guadagnavano.
Incisione di Gustave Doré che rappresenta la lettura della Bibbia in un ricovero notturno per poveri
L’alimentazione
Come nelle campagne, anche nelle città i lavoratori poveri mangiavano specialmente cereali e legumi e il pericolo della fame era sempre in agguato. Per questa ragione qualunque aumento dei prezzi del pane rischiava di provocare rivolte popolari: era quello l’unico modo in cui i poveri potevano far sentire la loro voce. Infatti, gli operai non avevano il diritto di protestare per ottenere migliori condizioni di lavoro, lo sciopero era proibito.
Ma intorno alla metà del secolo cominciarono a formarsi società operaie di mutuo soccorso, associazioni a cui i lavoratori si iscrivevano pagando una piccola somma e in cambio ricevevano aiuto in caso di malattie, incidenti sul lavoro o licenziamenti.
Le malattie
Con il crescere della popolazione urbana nel corso del secolo, i quartieri operai divennero sempre più affollati, e gli affitti delle case si fecero sempre più cari. Le condizioni igieniche nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro continuarono a peggiorare e favorivano il diffondersi di malattie mortali come la tubercolosi, il colera o il vaiolo. Molto frequenti erano anche le malattie gastrointestinali, come il tifo e il paratifo, che dilagavano perché l’acqua era spesso inquinata, i cibi venivano mal conservati e le autorità non si preoccupavano di fare controlli sanitari sui macelli e nei mercati. In qualche città le autorità fecero lo sforzo di migliorare la pavimentazione delle strade, di creare acquedotti e fognature, e ordinarono ai proprietari delle case di ristrutturare le abitazioni più vecchie. Ma quasi sempre i quartieri poveri delle città erano un insieme di catapecchie cadenti, dove la gente si ammassava e spesso lavorava in condizioni di grande miseria. La medicina dell’epoca non aveva molti strumenti per curare queste malattie, per cui era importante non contrarle. Ma per i poveri non era facile, dato che le loro condizioni di vita erano tali da favorire il diffondersi di vere e proprie epidemie.
Il quartiere Avignone a Messina in una foto di fine Ottocento
Attività
Rispondi alle seguenti domande:
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Delle condizioni di vita di operai e artigiani che vengono descritte in questo testo, quali ti hanno colpito maggiormente?
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Per quali ragioni?