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La storia di John Martin, trombettiere da Garibaldi a Custer

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Il trombettiere Giovanni Martino (John Martin)

Giovanni Martino non partecipò all’impresa dei Mille. Era troppo piccolo. Ma nel 1866 lo troviamo tamburino nel Corpo volontari italiani di Garibaldi e poi ancora nella battaglia di Mentana. Era quindi comunque un garibaldino. Paolo Rumiz nelle sue storie garibaldine pubblicate su «La Repubblica» nel 2010 lo immagina comunque incontrare Garibaldi in marcia verso Napoli.

La sua emigrazione dalla Campania nel 1873, a ventun anni, si inserisce in un processo migratorio che diventerà sempre più forte negli anni seguenti e che portò milioni di italiani a trasferirsi definitivamente in altri continenti. Il suo arruolamento appena arrivato era un fatto comune: gli Stati Uniti stavano avanzando verso l’ovest e avevano bisogno di soldati per controllare un territorio sempre più vasto e sottrarlo alle popolazioni indigene.

 


 

E ora Napoli, a passo di carica. Con Garibaldi che accelera, precede le truppe, entra in città da solo in carrozza tra la folla in delirio. E, poiché siamo sulla strada, è tempo che vi dica la storia di John Martin, alias Giovanni Martino di Sala Consilina, paese tra Basilicata e Salerno. Il trombettiere John Martin, camicia rossa e poi soldato blu. […] Giovan Crisostomo Martino – ecco l’anagrafe di questo figlio dell’Italia grecanica – ha otto anni quando nella piazza di Sala arriva l’arcangelo biondo in marcia su Napoli. Lo vede e urla come un’aquila che gli vuole parlare. Garibaldi lo sente e dice: «che cosa vuoi da me, ragazzo?». Giovan chiede di partire con lui ma il generale dice: «sei troppo piccolo, non puoi sparare ancora». Risposta: ma no, io voglio solo suonare la tromba. Allora l’uomo col poncho promette: «quando sarai più grande verrai con me». E difatti accade. Nel 1866, Martino quattordicenne suona la carica di Bezzecca, unica vittoria italiana della Terza guerra d’indipendenza. Ma ora viene il bello. Con l’unificazione, al Sud la miseria aumenta e Giovan, come altri sei milioni di meridionali, emigra. In quegli anni non c’è paese che non abbia l’ufficio di una qualche compagnia di navigazione, pronta a vendere biglietti. Il biglietto di Martino da Sala Consilina è per l’America, dove Dio vuole che ci sia un’altra epopea in corso, la conquista del West. L’italiano ci si butta da garibaldino, diventa John Martin e riesce a farsi prendere, sempre come trombettiere, dai mitici cavalleggeri del generale Custer. Ma a Little Big Horn accade che gli indiani circondino i soldati; la situazione è così disperata che Custer ordina a Martin attraversare le linee nemiche e chiamare rinforzi. John riesce nell’impresa, ma quando torna con truppe fresche, Custer e i suoi sono già tutti morti e l’ex ragazzino trombettiere di Garibaldi, Giovan vincitore di Bezzecca, diventa l’unico superstite del Settimo Cavalleggeri in quella storica battaglia. «John Martin, John Martin / sei diventato americano / ma un po’ del cuore / l’hai lasciato ancora qui / a Sala Consilina, Italy» fa una canzone, testo e musica del generale Riccieri. L’ex camicia rossa diventerà sergente maggiore, sposerà un’americana, avrà cinque figli e un esercito di nipoti. Chiuderà pacificamente la sua carriera facendo il bigliettaio sui tram di New York, dimenticato dalla storia.

 


Da Rumiz P., Il trombettiere di Custer, «La Repubblica», 26 agosto 2010.

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