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La Marina Militare

Pochi mesi dopo la proclamazione del Regno d’Italia fu fondata l’Armata navale unificando le flotte della Marina sarda, toscana e pontificia e della Marina borbonica.

La Marina sarda era stata sviluppata da Cavour fin dal 1850, ma la maggior parte delle navi e gli equipaggi più preparati provenivano, dopo la caduta di Gaeta, dalla Marina borbonica che era, nell’Ottocento, una delle più sviluppate del Mediterraneo.

All’atto dell’unità, la Regia Marina disponeva di ottanta navi, di cui cinquantotto erano a propulsione mista vela/vapore e ventidue a vapore. Si trattava di navi molto eterogenee, manovrate da equipaggi con una preparazione altrettanto eterogenea.

Gli ufficiali poi erano gelosi e in concorrenza tra loro per onori e promozioni. Molti di questi problemi furono alla base della grave sconfitta di Lissa nel 1866.

Negli anni successivi furono acquisite nuove navi, anche per compensare le perdite di Lissa, ma le nuove imbarcazioni non portarono un complessivo miglioramento della Marina.

I cantieri italiani non erano ancora in grado di costruire e varare navi di tonnellaggio adeguato e si dovette ricorrere a cantieri esteri, con conseguenti problemi di preparazione e addestramento degli equipaggi. D’altra parte le tattiche navali e gli armamenti erano in fase di rapido cambiamento nella seconda metà dell’Ottocento.

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