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L’impianto manualistico serve poco
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Bersaglieri e corazzieri
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Il processo di unificazione nazionale
Sei in: Fare l'Italia, fare gli italiani - L'impresa dei Mille - 2 SPAZI, TEMPI, EVENTI - 2.11 Volturno - La battaglia del Volturno vista da un soldato garibaldino (G. Ferrari)
La battaglia del Volturno vista da un soldato garibaldino
(G. Ferrari)
Gaetano Ferrari, nato a Lodi nel 1843, a diciassette anni partì volontario con i garibaldini e arrivò a Palermo nel luglio 1860 con la seconda spedizione Medici. Partecipò a tutte le avventure della conquista del Regno delle Due Sicilie dalla battaglia di Milazzo a quella del Volturno. Ritornato a Lodi, finì il liceo che aveva interrotto e successivamente, come soldato di professione nel corpo dei bersaglieri, partecipò alla Terza guerra d’indipendenza, alla repressione del brigantaggio e a quella dell’insurrezione di Palermo del 1866. Su questa sua esperienza scrisse un libricino di memorie che è stato pubblicato solo nel 2011 a cura di Carlo Bonfantini, trisnipote di Gaetano. Al contrario di altre memorie di ex garibaldini, queste non sono affatto retoriche e descrivono bene anche gli aspetti materiali della vita militare.
Alla fine di Settembre venne l’ordine di partenza per S. Angelo e per l’offensiva; non ci pareva vero di poterci vendicarci di Cajazzo, tutti allegri facemmo appuntare le bajonette, rifornendoci di vino, pane e caciocavallo presentandoci alla ritirata per partire. Infatti alle 11 di notte partì la mia Brigata Simonetta, attraversando vigneti e campi rigogliosi, percorrendo anche sentieri difficili, riuscendo dopo una lunga salita a toccare trafelati S. Angelo, paese centrale della nostra linea, posizione forte per natura, che ci assicurò notevole vantaggio in quella gran battaglia.
Appena fatto giorno i contadini abbandonarono il paese, portandosi sulle spalle il loro prezioso fardello, dando qualche risposta alle domande degli Ufficiali. Un po’ per il sonno ed un po’ per l’incertezza di quanto doveva accadere, regnava tra le file un profondo silenzio, e quantunque stanchi non era possibile prendere sonno, poiché si subodorava vicino un terribile incontro per l’affannarsi di Ufficiali che andavano e venivano per consultare le carte, per un accorrere di Guide a portare avvisi e per la presenza di alcuni più coraggiosi contadini che gesticolavano vivamente e che certo fornivano notizie interessanti dei Regi (Borbonici) e delle distanze ed occupazioni loro. Riprendemmo un po’ di vivacità quando rientrati gli Ufficiali alle loro Compagnie, ci resero informati dei rinforzi giunti e delle Divisioni Milbitz e Thùr con Eber con più di 10mila garibaldini sulla nostra sinistra, Sacchi alla destra con altri 3mila e Bixio occupante Maddaloni. La 2a nostra Brigata con quella di Avezzana stavano in riserva.
Gli avamposti Regi gettano l’allarme per essersi scontrati con le nostre pattuglie. Gli Ufficiali si affrettano a dar ordini per l’avanzata ed a distenderci approfittando dei filari delle viti, cominciando a rispondere con delle scariche sull’immensa onda di truppa che manovrava nella pianura di Capua. Il sole che aveva riscaldato un po’ le nostre membra, ci mise di buonumore. Un Ufficiale a cavallo che ritornava a gran carriera dal campo nemico, aveva ordinato la riunione del Battaglione; coi Capitani alla testa delle rispettive Compagnie, precipitammo serrati a bilanc’arm, giù da una collina assalendo le truppe che scortavano le batterie regie, e tale urto fu così audace e subitaneo, e l’impeto così violento come di un sol uomo, che accolti da una potente scarica, avemmo la soddisfazione di vederli subito battere in ritirata lasciando 2 pezzi sul posto e con pochi morti e feriti dei nostri.
Arrestati in un disordine completo e trafelati ci riunimmo aprendo il fuoco in avanti, fuoco che venne a mutar fronte stante un imponente Corpo di Bavaresi che marciava sulla nostra sinistra. Altri grossi Corpi di Regi abbracciavano la destra, in modo che tutte le comunicazioni sono intercettate dai Regi ed occupano la strada maestra per S. Angelo. Fu allora che si sentì dire dagli Ufficiali, essere incerto il contegno a tenersi.
Il Generale Medici riunisce la Brigata per proteggere S. Angelo insieme con Thùr. Mentre eravamo in marcia uniti ed un po’ sbigottiti pel tuonare del cannone e per la vista di quel formicolaio di soldati che si avanzavano, come fossero in piazza d’armi; il panico però sparì, quando scorgemmo da lontano un onda rossa, rappresentata dalle Divisioni Sacchi e Milbitz che aprono un nutrito fuoco sui Regi. Sanguinosa si faceva la lotta a schioppettate ed in tale attacco non cedemmo l’altura, perché ormai il combattimento si limitava alle falde del monte, che più volte vedemmo i nostri attaccare il nemico e ritornare respinti, soprafatti da masse imponenti e decise, e dalle granate che seminavano morti.
Dopo il mezzodì cominciavamo a difettare di cartucce, eravamo un po’ demoralizzati di vederci pericolare senza poter decidere della vittoria.
Dai poggi ov’erano collocate le artiglierie ci venivano cannonate senza tregua, segnale che il conflitto ferveva accanito dai Regi, ed era un flusso e riflusso di attacchi. Uno squillo di tromba ci fece serrare e discendere, altri squilli da ogni parte si udirono senza darci norma sul da farsi. Era un momento incomprensibile. A noi si unisce Bixio con la riserva che aveva già fugato una colonna di Regi, e con una marcia ardita in massa, sempre agli ordini di Garibaldi, che dirigeva il grande movimento veniamo alla pianura, dove già s’era riunita una forte massa di garibaldini e con due Compagnie di Bersaglieri regolari di Cialdini appena arrivati, e coll’urto di tutte queste forze, si misero in ritirata i Regi, i quali scorati si ritirarono fin sotto Capua, sbandandosi alcuni senz’armi, disertando.
In un baleno si sparse la notizia della riportata vittoria che coronò la leggendaria impresa da Marsala al Volturno.
Da Caserta veniva incontro una vera selva di gente a festeggiarci al grido di «Viva Garibaldi, il nostro liberatore».
Da Ferrari G., Memorie di guerra e di brigantaggio. Diario inedito di un garibaldino (1860-1872), Interlinea Edizioni Novara, Novara 2011, pp. 35-38.
Guida alla Lettura
1) Dopo aver letto i due brani, compila la seguente tabella mettendo a confronto le percezioni e le emozioni dei due combattenti. Quali commenti puoi fare?
2) Nel testo di Gaetano Ferrari si fa riferimento a due compagnie di bersaglieri regolari di Cialdini. Chi sono e quanta parte nella vittoria hanno avuto?
3) Nel brano di Alianello che cosa gridano le due parti in campo? Quali sono quindi gli ideali per i quali ciascuno combatte?
4) Nella lettera di Carlo Cattaneo a Alberto Mario del giugno 1866, si legge «Per le tante favole d’allora la battaglia del 1° e del 2° ottobre è sempre un indovinello». Che cosa significa? Perché Cattaneo rimprovera a Mario di non aver scritto un capitolo in più sulla battaglia del Volturno? Fai le tue ipotesi.